Debutta in prima nazionale al Napoli Teatro Festival Italia 2020 diretto da Ruggero Cappuccio (26 e 27 luglio ore 21.00, Capodimonte-Fagianeria) Il dolore di prima di Jo Lattari per la regia di Mario Scandale con Betti Pedrazzi, Arturo Cirillo, Valentina Picello, Paola Fresa. Il testo è stato pubblicato da Castelvecchi Editore con prefazione di Franco Cordelli. Lo spettacolo è prodotto da Cranpi, Marche Teatro, Fondazione Sipario Toscana-Centro di Produzione teatrale, Sardegna Teatro.
Il dolore di prima racconta la storia di una famiglia, simile a molte altre della provincia italiana, composta da una madre, un padre e tre figli. Figlia, la terzogenita, è l’unica ad aver abbandonato il nucleo famigliare e ad aver cambiato città. Dopo otto anni d’assenza è costretta a tornare nella casa dell’infanzia. I personaggi di Lattari sono instancabili parlatori, logorroici e analitici, ma nonostante questo non riescono a comunicare. Si guardano, si studiano, raramente si toccano e sempre parlano senza dirsi mai nulla che li possa aiutare.
“Nel pensare alla regia – spiega Mario Scandale – ho deciso di partire da questa frase pronunciata dalla protagonista: ‘Ho passato intere giornate sul divano, col cappotto e la borsa a tracolla. In ipnosi davanti alla tv.’ Immagino che il ritorno di Figlia, possa essere anche un ritorno non reale. È ferma perché ‘il dolore di prima’ per lei non può essere di prima. Il dolore rimane, al massimo con il tempo si affievolisce. Per lei, che ha il ‘vizio’ del ricordo, la rimozione non può esistere.
Mi sono più volte chiesto perché nel testo gli oggetti avessero forme non tradizionali. Sempre troppo grandi o troppo piccoli. Poi ho ripensato allo spazio che intercorreva tra il mio letto e quello di mia sorella nella cameretta di quando eravamo bambini. Allora mi sembrava uno spazio sterminato. Ora, rivedendolo da adulto, mi rendo conto che vivevamo grandi avventure in un corridoio di quaranta centimetri. Il ricordo e la deformazione della memoria sono centrali in questo testo. Il ritorno a casa di Figlia, infatti, innesca un percorso interiore dove passato e presente, realtà e desiderio, si confondono. I luoghi e i personaggi sono generati dal suo sguardo, come se fosse lei a chiamarli. Agiscono secondo il ricordo che lei conserva di loro, eppure fin da subito prendono il sopravvento. La sovrastano, la costringono in quelle dinamiche che l’hanno portata ad allontanarsi. Ma è solo tornando nel luogo da cui è fuggita e facendo i conti con chi ha lasciato e con chi l’ha lasciata che Figlia può finalmente capire dove si trovano gli altri e, di conseguenza, dove si trova lei.”
Aggiunge l’autrice Jo Lattari: “Il primo titolo che avevo concepito per il testo era A un’infanzia infelice non c’è rimedio. Volevo poter dire senza filtri ciò che sento profondamente vero: quando un dolore ti ruba l’infanzia nessuno e niente rimedierà al maltolto. L’età dell’innocenza diventa allora una sorta di luogo interiore del delitto. Tornarci anche da adulti per far quadrare i conti può rivelarsi un’avventura rischiosa. La famiglia è il primo nucleo che ci ‘contiene’ e in questo contenere è insito un limite, una soglia di confine. Varcarla equivale a crescere, assumersi responsabilità, agire da adulti. Ogni intoppo sul limitar della soglia si fa groviglio, sbilancia il centro, ci rende zoppi. Qualunque sia la velocità o il modo in cui si esce dall’età dell’innocenza, ciò che sana il ‘prima’ è il nostro sguardo. Voltarsi e guardare da dove veniamo, per non elemosinare a vita l’amore e l’attenzione che nel nido primigenio ci sono mancati. Allora la famiglia si fa non più zavorra, alibi, capro espiatorio, ma punto di vista da cui guardarsi le spalle. E, in un modo talvolta miracoloso, quanto più le nostre radici ci hanno dato tormento, tanto più nel riconoscerle le guarderemo amorevolmente.”
Crediti
Il dolore di prima
di Jo Lattari
regia Mario Scandale
con Betti Pedrazzi, Arturo Cirillo, Valentina Picello, Paola Fresa
scene Francesco Fassone
luci Camilla Piccioni
costumi Nika Campisi
video Leo Merati
collaborazione scenotecnica Flavio Doglione
fonico Jaopo Ruben Dell’Abate
assistente alla regia Diego Pleuteri
foto di scena e grafica Manuela Giusto
Il testo è edito da Castelvecchi Editore
produzione. Cranpi, Marche Teatro, Fondazione Sipario Toscana-Centro di Produzione teatrale, Sardegna Teatro
con il sostegno di Teatro Biblioteca Quarticciolo