Questa poesia di Emanuele Martinuzzi parla del rapporto dell’uomo di fronte al mare. L’incontro di due esseri così diversi, uno finito e fragile, l’altro simbolicamente infinito e maestoso, che si compenetrano l’un l’altro attraverso l’emozione e il mistero.
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Questo mare
Questo mare non tace, nonostante le sue frasi di scogli sepolti,
né si denuda, nell’andirivieni continuo di lembi fuggiti all’abisso.
Questo mare, tramortito e schivo di pace, sgranchisce le sue rovine
nell’oro di un cielo che, diroccandosi, costringe onde in cicatrici.
Non sembra che un cimitero infedele alle sue fatue maree, questo
battesimo di corpi in fuga, rapito da amanti in adorazione di sé.
Forse è proprio là, dove la nausea del ricordo s’infrange nella scia
dei miei pallidi sorrisi, che la solitudine scroscia, si serra smarrita.