Il Teatro Quirino scuote il panorama teatrale romano proponendo, col coraggio dell’ottimismo e il dovere che gli deriva dalla sua storia, la nuova stagione che prenderà il via il 22 dicembre, con la speranza che Covid 19 sia il lontano ricordo di un annus horribilis.
L’amministratore delegato di Quirino srl Rosario Coppolino ha evidenziato la solitudine che il comparto dello spettacolo vive da cinque mesi e la mancanza di previsioni certe. Pur tuttavia, lo storico teatro guarda avanti con fiducia nel solco della tradizione che dal 1871 ha visto calcare le sue tavole da interpreti prestigiosi, sperando nella rinascita di un settore che ha subito ingenti danni economici e perdita di numerosi posti di lavoro, e tuttora langue nell’incertezza di tempi e modalità di ripresa che le Istituzioni non danno segno di voler concordare con gli addetti ai lavori.
Il restyling estetico e funzionale del bistrot, della tappezzeria del foyer e del rivestimento in velluto amaranto delle poltrone che recano le targhette coi nomi dei benefattori, è un nuovo “invito a teatro” per il pubblico affezionato, che i responsabili artistici e amministrativi non hanno voluto disattendere.
Questa nobiltà di lignaggio e una corretta gestione, ricorda il direttore artistico Geppy Gleijeses, hanno fatto sì che il Quirino diventasse il primo teatro privato della capitale per affluenza e il secondo d’Italia (dopo il Diana di Napoli) e festeggerà i centocinquant’anni nel 2021 con indomita passione realizzando un volume, una mostra e una festa. Intanto si augura che le misure possano essere allentate e che le Istituzioni diano un segnale sull’utilizzo dei fondi. A tal proposito ricorda che l’ATIP (Associazione Teatri Privati Italiani) di recente costituzione, è nata con l’intento di coinvolgere queste imprese dello spettacolo dal vivo nelle decisioni a livello istituzionale, rappresentando un milione e 500 mila biglietti di teatri che si sono sostenuti con la propria forza imprenditoriale. Tanti lavoratori dello spettacoli sono disoccupati e solo la sinergia solidale potrà fornire una prospettiva. Gleijeses infine, non perde l’occasione per una stoccata alle vicende del Teatro Eliseo, i cui finanziamenti ottenuti minacciandone ripetutamente la chiusura sono al vaglio della magistratura. Esprime solidarietà alle maestranze che perdono il lavoro ma invita a vigilare affinché non si foraggi la mala gestione con una disparità di trattamento inammissibile in una contingenza economica quale l’attuale.
Il cartellone presentato da Gleijeses e dal regista Guglielmo Ferro prevede i recuperi degli spettacoli non andati in scena per il lockdown oltre ai nuovi allestimenti di autori classici e contemporanei.
Dal 22 dicembre Guglielmo Ferro firma la regia de Il malato immaginario di Molière con Emilio Solfrizzi sperando sia un titolo benaugurante, cui seguirà il recupero di Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams con Mariangela D’Abbraccio in un rilevante ruolo femminile dopo Filumena Marturano, e la regia del veterano Pier Luigi Pizzi. Con Uno, nessuno e centomila andrà in scena la summa del pensiero pirandelliano per la regia di Antonello Capodici. Ancora Molière con Il Tartufo nella traduzione illustre di Cesare Garboli e l’adattamento e regia di Roberto Valerio, che propone la tematica sempre contemporanea dell’ipocrisia e della doppiezza umana. Ormai assiduo su questo palcoscenico è Enrico Guarneri che, ne L’aria del continente propone i luoghi comuni e l’ironia sul senso di inadeguatezza dei siciliani verso i continentali secondo la penna di Nino Martoglio. Debutterà a febbraio La pazza di Chaillot del geniale e illuminista commediografo francese Jean Giraudoux, metafora del potere e della sua dissoluzione attraverso un gruppo di affaristi che vuol far saltare Parigi sotto cui è stato scoperto il petrolio, contrastati dai pazzi ambientalisti capeggiati da Manuela Mandracchia con la regia di Franco Però. Il destino dell’essere umano, il lutto e il compianto, che suscitano una riflessione sui nostri tempi essendo i sentimenti umani universali, sono i temi di Troiane di Euripide con Elisabetta Pozzi.
Guglielmo Ferro celebra i 100 anni dalla nascita del padre Turi dirigendo Geppy Gleijeses in Servo di scena di Ronald Harwood come nell’edizione in cui aveva diretto lo stesso Turi Ferro, in un inno al teatro sotto le bombe tedesche con l’illusione che la civiltà possa sconfiggere la guerra. “La vita delle persone all’interno del teatro mentre il mondo veniva disintegrato era un dovere primario, come lo è oggi” afferma il regista.
Torna ancora a farci ridere il grande successo di Pietro Garinei Se devi dire una bugia dilla grossa di Ray Cooney nella versione italiana di Iaia Fiastri con Antonio Catania, Gianluca Ramazzotti e la riconferma di Paola Quattrini a oltre 30 anni dalla prima rappresentazione e il debutto di Paola Barale. Recuperato dalla passata stagione, nel ricordo del 40° anniversario della scomparsa di Diego Fabbri viene proposto Processo a Gesù, riflessione interattiva tra pubblico e personaggi, con la regia di Gleijeses e gli allievi dell’ultimo anno di corso delle migliori scuole di teatro italiane che si interrogano sulla fede e sulla giustizia. Marco Paolini porta in scena Nel tempo degli dei- il calzolaio di Ulisse narrando le peregrinazioni di Ulisse che si sottrae ai capricci degli dei sotto le spoglie di un calzolaio. Da una ricerca condotta da Tecné con 2000 interviste a giovani fra i 16 e i 19 anni prende spunto la scrittura drammaturgica de La classe di Vincenzo Manna sul tema dell’accoglienza in una comunità disgregata. Leo Muscato dirige Alessandro Haber e Alvia Reale nel fallimento del sogno americano di Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller. Ultimo recupero di stagione è Bartleby lo scrivano in cui Francesco Niccolini si ispira al racconto di Herman Melville per tracciare il profilo dello scialbo e dignitoso scrivano interpretato da Leo Gullotta. Dal romanzo di Jean Teulé Gabriele Lavia ha tratto l’atto unico Le leggi della gravità sulla confessione ritardata di dieci anni di un omicidio archiviato come suicidio, metafora della caduta libera degli esseri umani. Chiude la stagione Musicanti, commedia con le canzoni di Pino Daniele scritta da Urbano Lione e Alessandra Della Guardia con la partecipazione e la regia di Maurizio Casagrande.
Infine, il progetto “Quirino emotivo” intende sostenere l’inclusione mediante un bando pubblico di persone con disabilità cognitiva, cui consentire esperienze lavorative e formative. L’esame dei curricula sarà seguito da un colloquio di lavoro e un periodo di formazione affinché le persone con disabilità intellettiva possano scoprire nuove attitudini e capacità in un ambiente protetto col supporto di un facilitatore. Un giorno a settimana il pubblico potrà scegliere tra due esperienze che gli verranno proposte, una tradizionale e l’altra emotiva.
Ad aprile verrà presentato il libro commemorativo della gloriosa storia del Teatro Quirino, di cui è autrice Elisabetta Centore.