Aldo Claudio Medorini, classe ’54, Lipari (isole Eolie), è un autentico navigatore di universi astratti. Una lunga vita nell’arte la sua. Esordisce a soli 19 anni con la sua prima mostra personale nel marzo del 1974 a Perugia al Palazzo Comunale dei Priori. Poi partecipa alle prime rassegne artistiche internazionali a Città della Pieve sotto la direzione artistica del Maestro Antonino Marroni. Espone in importanti collettive con artisti umbri quali: Bacosi, Burri, Dottori, Orfei. Seguono diverse mostre personali in complessi museali umbri, numerose mostre collettive in svariate gallerie del centro-nord Italia e la partecipazione a fiere di settore e festival internazionali, raccogliendo sempre ampi consensi e interesse. Nel 2012 Medorini, dopo una lunga pausa di meditazione personale e artistica, dà vita al movimento artistico-culturale denominato “Nautismo”, presentato al Festival dei Due Mondi di Spoleto 2013. Nel 2014 la Provincia di Perugia dedica a Medorini la mostra antologica “Perugia 1974 – 2014” nella Loggia di Ponente del Palazzo della Provincia. Medorini espone in diverse mostre collettive e personali e partecipa a diverse fiere di settore a Padova, Genova, Milano New York. Si potrebbe aggiungere molto altro. Ma lasciamo che siano le sue parole a raccontarci qualcosa in più.
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Ci vuoi raccontare di cosa parla il tuo ultimo lavoro artistico?
Nel 2019 sono stato invitato a dipingere una scatola cubiforme. L’idea mi era piaciuta e ho pensato a un oggetto di design, quindi mi sono fatto tagliare delle piastre di onice e dopo averle montate a cubo ho inventato un supporto adeguato in legno pregiato e un sistema di illuminazione a basso consumo, quindi dei diodi led. Ho decorato le facce del cubo con i miei Nauti, ideando così ancora un mondo da esplorare, rilevato attraverso la luce, fatto di fibre, venature, e sfaccettature del marmo onice. Non appagato mi sono rivolto ad una azienda tedesca per farmi fornire degli strati di roccia incollati su supporto traslucido e in memoria dei graffiti ho inserito i miei nauti come segni moderni degli antichi graffiti che i primitivi facevano nelle caverne. Questo lo scritto del Prof. Marco Grilli, critico e storico dell’arte, che sintetizza in maniera eccellente il mio pensiero su questo lavoro: “…quel marmor alabastrum dei Latini dove a dominare è il contrasto tra la purezza del bianco e la ricchezza delle venature ‘terrose’. Così il Nostro sceglie di realizzare queste ‘lampade d’artista’, create con un materiale pregiato e naturale… i Nauti si trovano a solcare la durezza della pietra o la morbidezza del cuore, quasi etereo, dove le naturali venature della storia hanno tracciato un percorso tutto da scoprire. Ma ecco che la luce si accende, il cuore prende vita e il freddo onice si scalda dall’interno, regalando uno spettacolo cromatico senza eguali: i nauti osservano, indagano e percorrono il tempo, collegando quegli antichi segni lasciati nelle grotte di Lascaux 40mila anni fa con i segni del nostro contemporaneo. Dalla terra al cosmo il mondo è racchiuso nella sua globalità, segnando quasi quella ciclicità che porta il tempo ad appiattirsi e a incontrarsi ieri, oggi e domani. Aldo Claudio Medorini non si accontenta; continua a indagare le pietre naturali con i suoi nauti. È la volontà di tessere la propria vita e il proprio destino che porta Medorini verso la ‘patria perduta’, verso quella terra che lo porterà finalmente a ultimare il suo peregrinare per il mondo, conscio di aver raggiunto la sua patria avendolo indagato appieno dalla Terra al Cosmo.”
C’è un altro lavoro a cui sei particolarmente legato, anche non tuo? E perché?
Soltanto a delle opere del mio amico, Ambasciatore del Nautismo, Silvio Amato. Questi ha recuperato legni antichi, ferri, e modellato ceramiche per dare vita a opere che rappresentano figure stilizzate armoniose ed eleganti.
Qualche riconoscimento, anche personale, di cui vai fiero?
A giugno 2020 ho ricevuto il premio alla carriera conferitomi dal Direttore Artistico del MACO MUSEUM di Veroli, Dott. Costantini, con inoltre la opportunità di esporre presso il museo una mia opera. In particolare sono state apprezzate le mie lampade di compagnia.
Quale peso o responsabilità credi che abbia la cultura nella società di oggi?
La cultura ha da sempre auto un ruolo fondamentale. La dove c’è, e viene recepita, rende gli uomini più liberi e civili. Purtroppo non si può dire che in Germania per esempio, non ci sia stata cultura, però questo non ha evitato il fenomeno del nazismo. Quindi la cultura deve essere in qualche modo gestita per evitare gli errori del passato e guardare meglio al futuro.
Quale rapporto hai con la città nella quale vivi, anche come fonte di ispirazione?
Il mio è un rapporto contrastante. Sono giunto da Perugia a Foligno, dopo aver esposto a Gubbio e Città della Pieve, a cavallo fra il 1974 e il 1975 con una mostra personale presso la prestigiosa Sala della Quintana. Era l’anno dell’austerity, non sono riuscito a piazzare nessuna opera, malgrado i tanti consensi di pubblico e critica, ma in compenso ci ho preso moglie e lì mi sono fermato. Nel 2017 ho avviato il ciclo di un mio progetto espositivo molto importante, partendo dalla personale nel Museo cittadino, Palazzo Trinci.
Sei il fondatore di un movimento artistico e culturale chiamato Nautismo, ce ne vuoi parlare?
Il Nautismo è un linguaggio che si esprime con dei codici attraverso i Nauti. Frammenti razionali del pensiero umano disposti sulla tela a rappresentare figure epiche in uno sfondo, ambiente, astratto e informale. “Semi” di ratio che navigano su una materia cromatica ricca di emotività. Cosmos”. Il Nautismo è la contraddizione umana, raziocinio e emotività, pertanto non è figurativo anche se a volte ne include alcune di figure femminili, non è formale e neanche informale come non è astrattismo. Il Nautismo vuole illustrare storie antiche, epiche, con un linguaggio diverso ed usa la figura femminile come quel varco necessario fra la terra e il cielo.
A questo proposito cosa pensi della collaborazione e della condivisione tra artisti e scrittori?
Tutto il bene possibile se insieme facciamo parte di quell’emisfero che produce cultura, seppure con diverse sfaccettature.
Chi sono i tuoi riferimenti artistici in generale?
Da giovane Salvador Dalì in assoluto. Crescendo ho sempre cercato di non averne per avere la mente sgombra da ogni possibile influenza.
Sicuramente i lettori di Teatrionline vorranno sapere: qual è il tuo rapporto con il teatro?
Il teatro è stato la mia prima espressione artistica. Ho cominciato nei primi anni 70 con il circolo teatrale universitario diretto da Giampiero Frondini e Sergio Ragni. Con questi poi abbiamo fondato il Teatrino dei Raspanti in via della Cupa a Perugia. Abbiamo dapprima abbandonato le commediole in dialetto per affrontare il più impegnato e sensato teatro Brechtiano. Abbiamo percorso l’Umbria recitando testi contro la guerra in Vietnam con degli spot sugli scritti di Oriana Fallaci. Abbiamo portato delle opere interamente scritte e sceneggiate da noi anche al rinomato teatro Morlacchi. Eravamo una realtà importante e ospitavamo compagnie di semiprofessionisti con copioni di rilievo. Ho partecipato anche, come comparsa ovviamente, all’esibizione di Dario Fò in Mistero Buffo al teatro Turreno a Perugia. Il mio trasferimento a Foligno alla fine del 1975 ha decretato anche la perdita dei contatti con quel mondo per iniziare ad affrontare la vita e fare il padre di famiglia.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Portare le mie opere in spazi di più ampio respiro e comprensione.
Aldo Claudio Medorini è un autentico navigatore di universi astratti.