Beethoven e alta moda, chi l’avrebbe detto?
È questo l’inaspettato connubio che viene celebrato ne Le Creature di Prometeo / Le creature di Capucci, concerto in forma scenica, una nuova coproduzione realizzata dalla Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova e il Festival dei Due Mondi. L’anteprima si è tenutasi il 1° agosto al Festival Internazionale della Musica e del Balletto di Nervi e ora si avvicina la prima mondiale al Festival dei Due Mondi di Spoleto il 28 agosto 2020 (Piazza del Duomo, ore 20:30).
In un’estate in cui i grandi festival all’aperto italiani hanno dato il la alla ripresa teatrale europea in modalità di distanziamento sociale, e quindi principalmente con lavori improntati ad una stilizzata essenzialità, questo spettacolo a cura di Daniele Cipriani si distingue per il suo sfarzo. Non poteva essere altrimenti trattandosi di un’eccitante combinazione tra l’estro di due geni: la partitura di Ludwig van Beethoven, nell’anno in cui ricorre il 250° anniversario della nascita del titano della musica sinfonica, e le sculture viventi del titano dell’alta moda Roberto Capucci, creature animate da vita propria. “Movimenti coreografici” di Simona Bucci per la Compagnia Daniele Cipriani accompagneranno la rara esecuzione integrale, da parte dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova diretta da Andrea Battistoni, dell’unico balletto del compositore tedesco.
Il Sovrintendente del Teatro Carlo Felice di Genova, Claudio Orazi, spiega che “l’idea di una nuova produzione Le creature di Prometeo – Le creature di Capucci nasce dalla volontà di proporre nuovi formati artistici capaci di favorire l’interazione tra musica e creatività contemporanea. Il genio italico del grande coreografo Viganò, un musicista come Beethoven, emblema della cultura europea ed un artista e creatore come Roberto Capucci che ha contribuito ad affermare lo stile italiano nel mondo, si fondono in una serata originale ed emozionante. Un concerto in forma scenica”, continua Orazi, “concepito per essere presentato nei luoghi di interesse storico-artistico ed ambientale in Italia e nel mondo, ad iniziare dai meravigliosi Parchi di Nervi fino all’iconica Piazza del Duomo di Spoleto.”
Composta da Beethoven nel 1801 per le coreografie dell’italiano Salvatore Viganò, Die Geschöpfe des Prometheus, Op. 43 era popolata da Dei dell’Olimpo e Muse del Parnaso con un libretto ispirato chiaramente al mito di Prometeo, il titano che ruba il fuoco agli Dei per darlo alle sue “creature”, gli uomini della terra. Ed è proprio il fuoco il filo che conduce dalle “Creature di Prometeo” alle “Creature di Capucci”; perché se vogliamo considerare il fuoco non solo come elemento generatore di calore, bensì come simbolo di intelligenza e ingegno, e se vogliamo considerare Prometeo come un (buon) portatore di luce affinché, grazie alla scintilla dell’Io, gli esseri umani si svincolino dalla tirannia degli Dei, ecco che da questo medesimo fuoco emerge il genio di Capucci la cui illimitata fantasia si esprime in assoluta libertà.
E mentre le creature del Prometeo beethoveniano sono uomini e donne in carne e ossa, una luminosa e apollinea umanità in costruzione, destinata alla civiltà e al progresso attraverso i doni divini dell’amore, della bellezza e, soprattutto, della libertà, quelle di Capucci sono esseri onirici, dionisiaci, dagli artigli di bizzarri rapaci e sinuose spire serpentine (“immagini di follia”, li definisce lo stesso Capucci). Si tratta dell’eccezionale realizzazione sartoriale, seguita personalmente dal maestro, di 15 costumi da bozzetti originali. Di questi, 3 erano stati esposti nel 2018 a Palazzo Pitti di Firenze (“Capucci Dionisiaco”) e a Palazzo Scarpetta di Napoli (“Spettacolo onirico. Disegni per il teatro”); gli altri 12 invece sono assolutamente inediti.
Solo di recente, quando Daniele Cipriani chiese al Maestro di creare due costumi in occasione del gala Les Étoiles (gennaio 2020), Capucci si è avvicinato alla danza, arte che tuttavia lo aveva sempre affascinato. La felice esperienza, salutata da grande successo di critica e di pubblico, ha portato a questa nuova collaborazione e a costumi che ricordano la spettacolarità delle feste rinascimentali a corte.
Con processi artistici assolutamente distanti, musica e moda si uniscono in un duplice e originale omaggio al genio creativo e alla potenza immaginativa dell’arte. A loro si accosta Simona Bucci che ha concepito, per corpi atletici e flessuosi di un disinibito cast interamente al maschile, movimenti coreografici grazie ai quali i personaggi metamorfici di Capucci si presentano come un corteo di creature “altre”; come effluvi, essi appaiono da tutte le parti (anche dall’alto) della piazza, visioni che scompaiono per poi riunirsi in palcoscenico solo nel finale. Qui la “distanza sociale” è assicurata da sbuffi, girandole, nastri, piume, maschere e carapaci degli immaginifici costumi.
In parallelo alla potenza musicale ispirata a personaggi mitologici, e in corrispondenza con quanto espresso dalle sue sonorità, con una leggerezza di tratto e una lineare eleganza di movimento che vanno ad intrecciarsi con l’esuberanza dei costumi e la magnificenza della musica,la coreografa Bucci trasforma i personaggi di Beethoven/Viganò in rappresentazione degli archetipi che plasmano la psiche umana.
Ai danzatori della Compagnia Daniele Cipriani si uniscono anche artisti di varia provenienza, tra cui il danzatore Damiano Ottavio Bigi del Tanztheater Wupperthal, Riccardo Battaglia della compagnia di Alvin Ailey e alcuni danzatori della Compagnia Simona Bucci, nonché Hal Yamanouchi, mimo attore dalla enigmatica presenza, misterioso maestro di cerimonie di questa fantasmagorica sfilata. Le Creature di Prometeo / Le creature di Capucci si avvale di video proiezioni firmate da Maxim Derevianko e di un disegno luci di Luciano Novelli.
Concerto in forma scenica, è ovvio che la colonna portante de Le Creature di Prometeo / Le creature di Capucci sarà l’Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova, sotto l’ispirata direzione del M° Battistoni. La storia di questa prestigiosa orchestra è legata alla nascita del massimo teatro genovese, inaugurato nel 1828, e in tempi più recenti, ha visto avvicendarsi sul proprio podio i maggiori direttori del mondo.