Il ritorno del balletto dopo l’emergenza Covid in Opera al Circo Massimo, stagione estiva 2020 del Teatro dell’Opera di Roma, passa attraverso Le quattro stagioni su musiche di Antonio Vivaldi e Domenico Scarlatti (la Sonata in fa minore K. 466) grazie all’inventiva di Giuliano Peparini, coreografo e regista romano cui il teatro capitolino affida (alla terza collaborazione) l’ardua impresa di ripensare la danza tenendo conto del famigerato distanziamento imposto in scena.
Ma come far danzare il Corpo di Ballo e le coppie di ballerini senza avvicinarsi per raccontare le stagioni dell’amore, dall’innamoramento al gelo della rottura?
Peparini, anche in questa occasione non solo coreografo, ma anche regista, pensa in grande, a un vero e proprio spettacolo, un balletto in un atto unico, distribuito sul grande palco romano e realizza un grande evento che si compone di danza, luci, scene, costumi, e proiezioni ricche di colori. Non manca neppure la voce (registrata) di Alessandro Preziosi cui viene affidata la lettura di riflessioni e aforismi sull’amore ad animare l’intermezzo tra una stagione e l’altra.
E a colmare il distanziamento imposto dalle misure anti Covid ci pensa proprio la ricchezza dello spettacolo che resta tutto nelle corde di Peparini.
Al minimalismo delle scene firmate da Andrea Miglio, si mescola la bellezza dei costumi lineari di Anna Biagiotti, un tripudio di colori che richiamano ciascuna stagione dell’amore, dal rosso al verde, al blu al bianco.
La stessa lettura cromatica che si offre agevolmente allo spettatore è quella che caratterizza l’intero balletto e che coinvolge ogni senso della platea, travolgendola subito nelle proiezioni (di Edmondo Angelelli e Giuliano Peparini) della primavera in una palpitante carrellata di alberi in fiore che scorrono sullo schermo, poi trasportandola nella passione attraverso il rosso degli alberi, la pioggia battente dell’autunno con i suoi rami secchi, la neve e il vento invernale in un bianco raggelante. Se le proiezioni e le luci catalizzano l’attenzione adattandosi a ogni stagione, al centro del palco troneggia un divano dove danza ogni leggiadra e bravissima coppia, Rebecca Bianchi e Claudio Cocino, simbolo dell’innamoramento della Primavera, Marianna Suriano e Giacomo Castellana presi dalla passione nell’Estate, Susanna Salvi e Michele Satriano che rifuggono loro stessi nell’Autunno, Sara Loro e Alessio Rezza condannati al gelo dell’Inverno.
Il distanziamento c’è, ora di più, ora di meno, e quando c’è viene filtrato attraverso diversi escamotage, guanti, veli e addirittura mascherine, con i corpi che si avviluppano, rifuggono in passi a due o danzano con il Corpo di Ballo distribuito in coppie o articolato nella guida dell’uomo e della donna.
Se ciascuna stagione dell’amore si articola seguendo lo stesso schema declinando diversamente le immagini, i colori e le luci, il risultato è indubbiamente suggestivo per lo spettatore.
Aggirando la difficoltà, non facile, del distanziamento, in un balletto tutto dedicato all’amore e ai sentimenti, Peparini risolve attraverso il riempimento emotivo e visivo del palco, attraverso la ricchezza di particolari, portando sul grande palco romano gli spazi e gli escamotage televisivi che sembrano bene adattarsi all’occasione dettata dall’emergenza sanitaria, regalando il vero senso dello spettacolo al publico romano che ha affollato le cinque serata (dal 25 luglio al 3 agosto).
Prima speciale de Le quattro stagioni all’insegna del social che si è animata grazie al racconto versione 2.0, della Community Igers di Matteo Molle e Giulio Pugliese che ha riproposto il balletto sui propri canali social rendendo partecipe il pubblico grazie agli scatti degli instagrammer.