Tra gli anni ’80 e ’90 i prototipi femminili di una bambina e di un’adolescente oscillavano tra figure stereotipate, noiose e antiche e l’arrivo di una nuova immagine di donna, indipendente e padrona di sé. Si cresceva plasmate dall’immagine di principesse dalle chiome fluenti che attendevano l’arrivo di un elegante principe che le salvasse dalla narcolessia o da una vita di stenti e dalle pubblicità che ci vedevano delle supermammine o delle regine della cucina da svezzare a suon di padelle fin dalla più tenera età.
La mia indole cozzava con le attenzioni che richiedeva una lamentosa Bebi mia e con i vestitini rosa e svolazzanti, anche se ero costretta ad andare a scuola con una deliziosa cartella con il faccione sorridente di Barbie in bella vista.
A salvarmi c’erano i film di kung-fu e donne come Wonder Woman, La donna bionica e quelle tre sorelle furbissime di Occhi di gatto. Donne coraggiose, dotate di superpoteri o semplice destrezza, antesignane di quello che oggi chiamiamo girl power. Figure forti, che avevano abbandonato il mocio e lo swifferone per salvare il mondo o, comunque, per sentirsi libere.
Tra questi due poli, tra l’angelo del focolare e la donna che non deve chiedere mai, in realtà, mi sono sempre sentita più vicina alla terza via. Quella dei personaggi secondari, delle donne politicamente scorrette, solitarie e indipendenti, avvolte da una certa aurea di imperfezione, fisica o morale.
Tra queste ci sono 5 personaggi delle sitcom per cui nutro profondo affetto e che sono dei modelli così pieni di difetti che non si può non amare:
– Phoebe Buffay (interpretata da Lisa Kudrow, “Friends”)
Svampita, naif, dal look vagamente hippie e dalle uscite inopportune.
Phoebe vive nel proprio colorato e stravagante mondo con leggerezza e un pizzico di immaturità.
Alcuni delle sue affermazioni del tipo “Phoebe, ci potresti dire una mano?” “Potrei ma non ne ho voglia”, sono dei mantra a cui, spesso, faccio affidamento e alcune delle sue canzoni sono delle hit che, ogni tanto, mi diverto a fischiettare.
Tra queste, ovviamente, il suo pezzo più famoso: Gatto Rognoso (Smelly cat).
– Karen Walker (interpretata da Megan Mullally, “Will & Grace“)
Politicamente scorretta, cinica, egoista con la vocina stridula e con una certa passione per l’alcool. Ma ha anche dei difetti.
Karen riesce sempre a dire qualcosa di spiazzante ogni volta che apre bocca, tipo:
“Oh, ciao cara. Scusa il ritardo. Ho girato tutta la città ma ti giuro che è stato per lavoro”.
“Hai fatto shopping. Che cosa c’entra il lavoro?”
“Cara… era per evitare il lavoro”.
– Robin Scherbatsky (interpretata da Cobie Smulders, “How I met your mother“)
A prima vista potrebbe sembrare il prototipo della ragazza della porta accanto ma dietro a quel viso carino, Robin Scherbatsky nasconde un carattere forte e refrattario ai sentimenti.
Pragmatica, allergica al romanticismo e concentrata sulla carriera, ha passato un’infanzia circondata da sigari, mazze da hockey e da un padre che l’ha cresciuta come un maschio. Una donna che nasconde un oscuro passato da popstar di successo in Canada e che ha un’estrema difficoltà a pronunciare le parole “Ti amo”, sostituendole così con un “Falafel” detto a caso.
– Samantha Jones (interpretata da Kim Cattrall, “Sex and the city”)
Mentre Carrie si fidanzava, si lasciava, si rifidanzava e si rilasciava con Mister Big, interrogandosi sulle dinamiche delle relazioni amorose, Samantha Jones passava da un uomo all’altro interrogandosi sulle pratiche del kamasutra.
Sex and the city senza Samantha Jones probabilmente si sarebbe intitolato “Seghe mentali and the city”.
La bionda donna in carriera è sfrontata, libera, sicura di sé e indipendente.
Non ha bisogno di avere accanto un uomo per sentirsi completa, non cerca il principe azzurro e, anche quando prova dei sentimenti per un essere umano di sesso maschile, mette subito in chiaro che nutre già in intenso amore per qualcun’altro: sé stessa.
– Daria Morgendorffer (“Daria”)
Negli anni ‘90, su Mtv, in mezzo ai corridoi scolastici attraversati da super pin-up preoccupate per la messa in piega e giocatori di football muscolosi e diversamente intelligenti, si aggirava un essere misterioso, provvisto di grossi occhiali tondi, giacca verde e misantropia: Daria Morgendorffer.
Questa eroina del cinismo anni ’90 ha dispensato massime importanti con il suo tono monocorde e annoiato.
Disillusa ma non nichilista, Daria usa il suo disprezzo per proteggersi dal “triste mondo malato” che la circonda ma, cela, sotto alla sua impassibilità, buoni sentimenti e grande saggezza.
Come rivela anche il suo discorso per il diploma.
“Nonostante il fatto inalterabile che le superiori facciano schifo, vorrei dire che se si è abbastanza fortunati da avere un buon amico e una famiglia a cui importa qualcosa, non fanno poi così schifo.
E poi il mio consiglio è: rimanete fedeli a ciò in cui credete, finché logica ed esperienza non vi contraddicono; ricordate che quando il re sembra nudo vuol dire che lo è, e che verità e menzogna non sono quasi la stessa cosa.
Infine non c’è aspetto, risvolto o momento della vita che non possa essere migliorato con della pizza“.