Alberto Lovisi, classe ’71, natali a Casaletto Spartano a Salerno, vive e opera a Catena San Miniato di Pisa, è un artista appassionato, trasportato dal talento e dall’entusiasmo genuino per ciò che fa, in cui crede e che crea, è un musicista a colori. Ama la natura, la sente e la dipinge con emozione tra il sogno e la realtà, a volte densa di colore, a volte rarefatta. Tra le numerose mostre e riconoscimenti ricordiamo: 1995 mostra personale (SA), 1997 Premiato al concorso nazionale di pittura “G. Gronchi” (Pontedera), 1998 Mostra personale galleria EXPOARTEPISA, 2001 collettiva galleria “La Tavolozza”, 2004 mostra personale San Romano (PI), 2005 esposizione San Miniato (PI), 2006 pubblicazioni di alcune opere sulla rivista “bohémien” Acireale (CT), collettiva galleria “La Tavolozza” Pontedera (PI). Ha anche esposto in contemporanea con grandi nome dell’arte come Warhol, Faccincani, Haring, Possenti, Alinari e altri. Oltre all’inclinazione paesaggistica e l’idillio naturalistico dei grandi maestri, da chitarrista e cantante viscerale qual è subisce il potente impatto con i mostri sacri del jazz, rock e blues riproducendone fedelmente lo spiritus loci, spezzando le antiche regole e ricorrendo al bianco e nero, con un lieve tocco di rosso shocking, ritraendo grandi artisti come Jimi Hendrix, Jim Morrison, Elvis Presley e Bob Marley, B. B. King, Luciano Pavarotti e tanti altri. Si potrebbe aggiungere molto altro. Ma lasciamo che siano le sue parole a raccontarci qualcosa in più.
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Ci vuoi raccontare di cosa parla il tuo ultimo lavoro pittorico?
Una delle mie ultime opere è Psiche addormentata che trova un rifugio vicino al Ponte Vecchio. Aspetta il suo amato e forse ha pianto perché Eros l’ha abbandonata. È affranta, ma pronta al risveglio per andare a scovarlo, tra poco se ne andrà ancora alla ricerca. Sono partito come pittore figurativo surreale, anche se nel mio percorso artistico ho cambiato diverse volte genere, e con queste ultime opere mi avvicino al genere metafisico, dove ritrovo nel colore che avevo quasi abbandonato la mia forza e l’energia.
C’è un tuo dipinto a cui sei particolarmente legato? E perché?
Per me è difficile, sono un po’ affezionato a tutte le mie opere, ma forse provo una certa simpatia per il dipinto L’attesa, che rappresenta una donna da sola che attende il suo amore. Di fronte a lei oltre, la grande finestra; osserva il Ponte Vecchio nella sua incantevole bellezza, il riflesso delle sue luci e il cielo stellato nel fiume rendono il tutto misterioso e carico di suspence. Una curiosità: è stato molto apprezzato dal pubblico femminile. L’opera è un dipinto a olio che misura 80×120 cm. (coll. privata)
Qualche riconoscimento, anche personale, di cui vai fiero?
Numerosi sono stati i riconoscimenti e i premi che mi hanno conferito, ma quello di cui sono più orgoglioso è essere stato selezionato tra i migliori pittori italiani da Vittorio Sgarbi, e aver partecipato poi alla mostra, nel padiglione Italia, che faceva parte della 54° Biennale di Venezia tenutasi a Torino nel 2011.
Quale peso o responsabilità credi che abbia la cultura nella società di oggi?
Oggi vedo che la cultura è importante e potrebbe essere alla portata di tutti ma non vedo un grande interesse perché la gente è talmente bombardata da immagini e video che fa fatica anche a capire quale sia l’opera d’arte più interessante o meno, e purtroppo vede il bello dove non c’è.
Quale rapporto hai con la città nella quale vivi, anche come fonte di ispirazione?
In questo momento collaboro con l’Hotel San Miniato, location d’élite frequentata da turisti stranieri e italiani; si trova nel centro storico, dove attualmente potete trovare esposte le mie opere in permanenza sia del passato che nuove. Ultimamente la città è anche protagonista dei miei quadri.
Da musicista dipingere grandi artisti della musica che cosa significa per te?
Ho sempre amato la musica fino da piccolo, e ha influito molto nella mia pittura, ritraendo i grandi del jazz e del rock. Ho avuto anche il piacere di esporli a Milano e a Parigi, dove tutt’ora si trovano alcune opere molto apprezzate.
Parlando delle canzoni che canti ricordi un passo a memoria? Come mai proprio questo?
‘La mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro…’ da Rimmel di Francesco De Gregori. Mi ricorda un po’ i miei primi amori adolescenziali, che passavano velocemente.
Chi sono i tuoi riferimenti artistici in generale?
Sicuramente Van Gogh, Dalì, Monet, Renoir, De Chirico… molti direi, tra cui anche artisti contemporanei. Ora mi ispirano i marmi di Canova, scultore, tanto che li ho riportati in pittura.
Sicuramente i lettori di Teatrionline vorranno sapere: qual è il tuo rapporto con il teatro?
Alcune mie opere sono state usate per fare parte di scenografie a teatro, e, chissà se in futuro, oltre alle mie esposizioni, potrò dipingere vere e proprie grandi scenografie, perché amo lavorare su supporti o tele di grandi dimensioni.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho collaborato in passato con gallerie d’arte e case d’aste. Ho visto però che è un mondo un po’ chiuso a poche persone, collezionisti e intenditori, galleristi che amavano più il profitto che traevano dall’opera. Allora ho scelto di esporre la mia arte non solo nelle gallerie, per mettere le mie opere a disposizione di tutti, quasi come in una ‘piazza’, cioè luoghi di ritrovo al chiuso. Attualmente ho venti esposizioni permanenti in varie località, ma vorrei estendere ancora le mie personali costruendo una rete più grande, in tutta Italia. Il mio progetto è quello di portare le mie opere in giro nei locali pubblici, hotel, studi di registrazione, studi medici, ristoranti e palestre, come ho fatto già a Firenze e nei dintorni di San Miniato. Le opere d’arte per me non sono solo per collezionisti ma il mio intento è quello di ampliare e liberare, in un certo senso, l’arte contemporanea, in modo che tutti possano fruire della loro originalità e bellezza.
Alberto Lovisi è un artista appassionato, trasportato dal talento e dall’entusiasmo genuino per ciò che fa, in cui crede e che crea, è un musicista a colori.