In questi casi si dice “per tutte le età”, e mai frase è più azzeccata. La mostra “Per Gioco. La collezione dei giocattoli antichi della Sovrintendenza Capitolina”, ospitata nelle sale settecentesche di Palazzo Braschi a Roma e visibile fino al 10 gennaio prossimo, riscuote l’uguale sincero entusiasmo di adulti e bambini. Bambole e automobiline, animaletti e congegni meccanici, costruzioni e cavalli a dondolo: oltre 700 esemplari di giocattoli antichi, riferibili agli anni compresi tra la metà dell’Ottocento e il 1930, animano 22 sale al primo piano del museo.
La raccolta, acquistata da Roma Capitale nel 2006, si deve alla passione dello svedese Peter Plunkty, che tra il 1070 e il 1999 raccolse oltre 10 mila oggetti da collezione: la metà degli articoli esposti è di fabbricazione tedesca, un quarto di provenienza svedese, il resto è di manifattura italiana, francese, inglese e statunitense.
Il primo impatto è meraviglioso: le case di bambole. In maggioranza di fabbricazione svedese, sono realizzate perlopiù all’interno di cappelliere, mobili, scaffali con divisori interni protetti da ante, generalmente in vetro. Le case in miniatura, circa una quindicina, sono provviste di tutti gli accessori, riproducendo perfettamente le stanze dell’epoca.
Una, in particolare, va segnalata: la “casa di Elsa”, alta quattro piani e costruita artigianalmente nel 1912 da John Carlsson per la sorella, dotata di un ascensore elettrico ancora funzionante, il cui meccanismo è composto di ingranaggi di scarto di un orologio, oltre che di una piccola macchina da scrivere e un piccolo telefono a muro.
Seguono le sale dedicate alle arche di Noè e ai suoi animali, dei veri e propri zoo lillipuziani realizzati in legno, insieme a fattorie, stalle, carrozze con postiglione. E poi castelli, case, ponti, edifici classici, botteghe, fari: tutti realizzati con blocchetti (di materiale vario) montabili a incastro, una specie di “antenati dei Lego” inventati dall’imprenditore tedesco Richter alla fine dell’Ottocento, con cui costruire qualsiasi cosa.
La visita prosegue ammirando aeroplani e velieri da guerra, giochi da strada (come trottole, corde, fionde, palle, tiro a segno, pattini a rotelle) e giochi ispirati alle varie attività economiche, come filande, telai, motori elettrici, cucine. E poi c’è il Meccano, brevettato nel 1901 dall’inglese Frank Hornby, con pezzi (come piastre e bulloni) di dimensioni standardizzate per sperimentare l’attitudine alla manualità.
È davvero impossibile dare conto di tutti i giocattoli presenti nella mostra. Passando di sala in sala la curiosità è catturata da automobili a pedali e trenini, lanterne magiche e carillon, slittini e attrazioni da luna park, aquiloni e automi legati al mondo del lavoro e del circo. Per poi arrivare a una sala interamente dedicata alle bambole (tra cui si segnalano due figure peruviane, del periodo precolombiano, realizzate con stoffa imbottita colorata con pigmenti naturali).
Da menzionare, infine, la biblioteca dei ragazzi con 84 libri della collezione, tra cui sono stati selezionati abbecedari, raccolte di fiabe e filastrocche, fumetti americani, libri “parlanti” (anticipatori di fine Ottocento dei moderni libri sonori) e volumetti a movimento meccanico, come pop-up e movable books.
Nell’ultima sala, un video di animazione di circa sette minuti (realizzato dall’artista Francesco Arcuri con le tecniche stop motion e animazione digitale 2D) presenta una storia ispirata agli oggetti della collezione: in un mondo in miniatura prendono vita i giocattoli colti in dettagli anche minimi, sullo sfondo della città immersa nelle sue attività quotidiane.
L’intero allestimento è corredato da pannelli esplicativi sul significato del gioco, sulla storia della collezione, con informazioni più dettagliate sui pezzi di maggior valore. In occasione della mostra tutti i giocattoli sono stati sottoposti ad accurati interventi di manutenzione e restauro, a opera della Sovrintendenza Capitolina con la collaborazione di Zètema Progetto Cultura e dello specialista Cataldino Saracino.