Rare le performance di Cecilia Bartoli in terra italiana, perché i principali teatri del mondo la reclamano, ma Rimini gode ogni anno della sua presenza grazie alle origini riminesi del noto mezzosoprano, che il 16 settembre 2020 ore 21.00 ha aperto la 71^ edizione della Sagra Malatestiana al Teatro Galli con un concerto di belcanto, accompagnata dall’ensemble barocco Les Musiciens du Prince.
Come è sua abitudine Cecilia Bartoli ha sfoggiato abiti sontuosi, scintillanti, bellissimi, uno rosa per Händel, uno celeste coi brillantini per Desdemona e un altro bianco da sposa e corona di strass in testa per Cenerentola di Rossini, e l’ultimo arcobaleno per la canzone classica napoletana. Mattatrice del palcoscenico e stella del belcanto, ha dato una forma teatrale alle sue esibizioni e, come al solito, ha coinvolto il pubblico sia sul versante visivo che su quello vocale.
Dopo il Prelude del Te Deum di Marc-Antoine Charpentier per sola orchestra, la Bartoli è entrata in modo quasi furtivo per offrirci arie da oratori e opere di Georg Friedrich Händel e di Gioachino Rossini.
Ha iniziato con un fil di voce “Augelletti che cantate” da Rinaldo di Haendel ed esibito morbidezza della linea di canto in “Lascia la spina” da Il trionfo del tempo e del disinganno, i tempi lenti, la delicatezza dei suoni sfiorati e impercettibili qual ali di farfalla hanno fatto uscire una versione triste dell’aria. In “Mi deride…Desterò dall’empia” da Amadigi di Gaula ha dialogato con due clarinetti antichi, facendo emergere il suo bel colore contraltile e il virtuosimo del canto di coloratura sostenuto da una magnifica musica trionfale.
Ha riservato suoni caldi e puliti, delicatezza dei filati alla Desdemona dell’Otello di Rossini nell’aria “Assisa a pié d’un salice”, canto sfiorato, estensione vocale, potenza degli acuti, flessibilità estrema alla fitta coloratura dell’aria “Nacqui all’affanno” da La Cenerentola, affrontata con tempi molto lenti.
È seguito un omaggio alla canzone napoletana e alla terra di Romagna, che io avrei sostituito con una o due arie di furore, fortemente sbalzate, suoi cavalli di battaglia, che la rendono unica ed inimitabile, oltre che estremamente simpatica.
Tutto Rossini per i brani orchestrali: Il Temporale e la Sinfonia da La Cenerentola, la Sinfonia da Il Signor Bruschino e la Danza, eseguite con leggerezza e tenui sonorità che si gonfiavano nei crescendo.
Les Musiciens du Prince sono un ensemble barocco sostenuto da Alberto II, Principe di Monaco e della Principessa di Hannover, che da qualche anno si esibisce con Cecilia Bartoli. Specializzato nel repertorio di Händel, Vivaldi e Rossini, brilla per morbidezza e ricchezza di colori.
Per il bis la Bartoli è entrata in uno dei suoi personaggi tipici, Rosina de Il Barbiere di Siviglia affiancata da Bruno Praticò nel ruolo di Figaro (duetto “Dunque io son”) e qui accanto alla flessibilità zampillante è uscito anche lo spessore della voce.
E per chiudere con la “maraviglia del barocco” un esilarante virtuosistico dialogo con la tromba, “A facile vittoria” di Steffani, che ha messo in luce l’estrema lunghezza del fiato e la capacità di giocare con le note in modo spericolato e divertentissimo.
Fuori dal teatro un maxischermo in piazza Cavour ha dato la possibilità a quattrocento persone di assistere allo spettacolo.