produzione (S)Blocco5
regia: Ivonne Capece
performer: Elisa Petrolini
costumi e concept visivo: Micol Vighi
———-
“Inside|Me” è una performance portata in scena da una delle registe più promettenti del panorama bolognese: Ivonne Capece. Una performance frutto di un momento difficile nel quale si è trovato il mondo intero. Una performance generata dalla riflessione sulla nostra attuale condizione di paura di fronte a qualcosa che non conosciamo, di fronte alla natura così mutevole, cangiante e spietata, proprio come l’uomo è con essa. Una performance nata dal desiderio di cercare un dialogo con il nostro essere più istintuale e triviale ma giunta alla consapevolezza di quanto il dialogo tra uomo e natura possa essere fallimentare a causa della potenza di queste forze generatrici, in egual misura, di violenza.
Siamo in un giardino della periferia di Bologna allestito, per l’occasione, con pochissimi oggetti e luci messe per evidenziare l’armonia della natura ma anche la forza vitale e distruttrice in essa celate. Al centro del giardino ci accoglie la bravissima performer Elisa Petrolini, vestita tutta di nero con un’ampia gonna stile ottocentesco e un violino in mano è posizionata dietro una impalcatura in ferro. Il tappeto sonoro è stato fornito agli spettatori qualche giorno prima in un file audio di cui ognuno, individualmente dovrà usufruire con le proprie cuffie e cellulare, ed è protagonista indiscutibile dello spettacolo insieme all’attrice. La performance gioca sul rapporto sonoro tra interno ed esterno, tra noi e il mondo: tra l’audio che passa nelle cuffie e gli input che provengono dall’impianto audio del parco. Gli spettatori ascolteranno l’audio nelle cuffie, che si sovrapporrà alla performance dell’attrice, producendo un confronto tra piani di ascolto, e tra ascolto privato e visione collettiva.
“Esiste una sola sostanza comune a tutti i corpi, a tutte le anime. La sostanza da cui proviene ogni corpo si chiama materia. La sostanza da cui proviene ogni anima si chiama ragione o mente. Inside me o l’origine del mondo” sono le parole che una voce ci dice in cuffia mentre la performer inizia il suo viaggio alla ricerca di un contatto con la natura. Un viaggio che la porterà a spogliarsi di quei vestiti austeri per andare sempre più al centro del proprio essere, alla riscoperta della sua trivialità, in un tentativo disperato di riuscire a ricordarsi cosa vuol dire Vivere e non sopravvivere.
Tutte le funzioni corporee fondamentali, piacere, dolore, respirazione, mangiare, bere, dormire, l’impulso di accoppiarsi e procreare e naturalmente la nascita e la morte sono funzioni naturali, che accomunano l’uomo a qualsiasi altro animale. E lo descrive bene Elisa Petrolini quando si toglie gli abiti ottocenteschi e castranti che indossa per inscenare un essere bestiale, triviale, accompagnato dal suono in cuffia di alcuni versi di animali. Ma il corpo animale sembra essere per l’uomo fastidioso, va nascosto, punito, castrato. Adamo ed Eva videro che erano nudi ed ebbero paura.
E la negazione inconsapevole della natura animale giunge immediatamente, con la consapevolezza. Vergogna e tabù hanno così preso il sopravvento rispetto a certe parti del corpo e quando la performer si abbassa il body lasciando scoperto il seno che diventa mammella come quella di un qualsiasi mammifero, rompe queste barriere che l’uomo ha creato rendendo il dialogo con la natura sordo. Eppure è proprio dentro i gesti più istintivi che si nasconde il divino. E così l’uomo incapace di comunicare con la natura inizia a dissociarsi anche da ciò che più si avvicina ad essa: il corpo. Infatti si è sempre di più diffusa l’idea di avere un corpo e non di essere un corpo.
La performance itinerante all’interno del parco porta lo spettatore a immergersi nel grande dilemma: È possibile un dialogo tra natura e uomo? Una domanda alla quale non c’è risposta poiché la natura non distingue l’uomo da tutto il resto e può schiacciarlo, dimostrandogli che è essa stessa non disponibile ad un dialogo, poiché è essa stessa macchina perfetta che cammina avanti, prima che scopo.