Vincenzo Gualano, classe 1990, nato a Ludwigsburg, nei pressi di Stoccarda, da genitori originari della Puglia che si erano trasferiti in Germania per motivi di lavoro, e che sono poi tornati ad abitare in Italia pochi mesi dopo la nascita del figlio, a San Nicandro Garganico in provincia di Foggia prima e a Firenze poi, dove si è infine stabilito, è un artista eclettico, provocatorio e multiforme, una forza artistica primigenia e contemporanea. Innamorato dell’arte e affascinato dal personaggio di Salvador Dalì, Vincenzo Gualano si è diplomato all’Istituto d’Arte di Porta Romana e successivamente ha conseguito la laurea all’Accademia di Belle Arti di via Ricasoli. Ha praticato e pratica tuttora l’atletica leggera nelle discipline dei 400 e degli 800 metri piani in pista, nelle quali si è affermato per ben due volte come campione regionale ed ha inoltre collezionato tre partecipazioni ad altrettanti campionati nazionali. Un velocista nello sport e sulla tela. Numerose le collaborazioni con gallerie d’arte, come le mostre personali e collettive in Italia e non solo. Ha fondato vari movimenti artistici tra cui l’Urban Garbage Art, l’Equazionismo Astromistico per citarne solo alcune. Conosciuto poi per le sue provocatorie o illuminanti installazioni nelle strade di Firenze. “Ho agito di notte, nell’enigma e nel mistero. Faccio arte per divertimento”. Si presenta così a Lady Radio Vincenzo Gualano, autore della nave di cartone installata con un blitz in via Pistoiese a Firenze. Si potrebbero aggiungere molte altre avventure. Ma lasciamo che siano le sue parole a raccontarci qualcosa in più.
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Ci vuoi raccontare di cosa parla questo tuo ultimo lavoro artistico?
Ciò che mi ha portato ad esprimere concettualmente, tramite le mie opere recenti, è semplicemente la consapevolezza di aver colto questo nostro mondo che è cambiato e che non siamo più nel Rinascimento. Ho preso di mira la società del nostro tempo criticandola e prendendola in giro in maniera feroce però con un’estetica piacevole, ironica e colorata.
Come si inserisce all’interno del tuo percorso di ricerca nell’arte?
È nato tutto dalla quarantena per Coronavirus. Non avevo più tele e colori a disposizione e non potevo permettermi di uscire e comprarli, quindi mi sono accontentato di ciò che mi circondava in casa prendendo oggetti di uso comune dandone un valore di opera d’arte. Quindi sono passato dalla rappresentazione alla presentazione.
Qualche riconoscimento o performance artistica di cui vai fiero?
Mi sono divertito un sacco ai tempi dei live painting nei locali di Firenze perché sperimentai la pittura con ruota di bicicletta e agli organizzatori e alla gente, soprattutto straniera, piacque molto e di questo ne vado fiero perché continuavano a chiamarmi per fare un po’ di show.
Quale peso o responsabilità credi che abbia la cultura nella società di oggi?
Credo che la cultura oggigiorno abbia un bisogno disperato di essere considerata come un tempo perché, purtroppo, siamo in un momento veramente tragico perché, soprattutto dietro le mie ultime opere, si cela la tragedia di un paese, di una società che ha perso completamente determinati valori.
Quale rapporto hai con la città nella quale vivi, anche come fonte di ispirazione?
Il mio rapporto con Firenze è stato ottimo per quanto riguarda l’apprendere dai grandi Maestri del passato. È grazie a loro che sono diventato quello che sono cercando di evolvermi e comprendere di più come cercare di essere innovativi e all’avanguardia. Ma adesso ho una visione molto più contemporanea nella quale Firenze non riesce a dare spazio. Una mente futuristica deve andare in città più moderne soprattutto a livello mentale e concettuale.
In questo senso ci vuoi raccontare qualcosa in più delle “libere” installazioni che hai creato nelle strade di Firenze, lo spirito che le ha animate etc.?
La mia più grande soddisfazione è stata la nave di cartone che installai su via pistoiese, tra l’altro la zona in cui vivo. È nato tutto per gioco e divertimento nel tentare di decorare le periferie della città che, a mio avviso, sono grigie e inquinate. Ma ho notato che non è la città adatta per questo tipo di arte perché non credevo che mi portassero ad avere a che fare con la giustizia. Nonostante tutto c’è qualcosa che mi porta a continuare per far si che un giorno, in futuro, diventi normale adottare questo tipo di operazione artistica senza rischiare o avere a che fare con la giustizia o essere sanzionato per abbellimento urbano.
Parlando dei tuoi lavori ce n’è uno a cui sei particolarmente legato e perché?
Sì, ci sono dei lavori che non venderei mai soprattutto quelli dedicati alla mia ragazza Griselda che venne a mancare qualche anno fa, ma in fondo le mie opere sono tutte mie figlie e sono legato ad ognuna di essa.
Chi sono i tuoi riferimenti artistici in generale, oltre ovviamente Salvador Dalì?
Amo quasi tutta l’arte contemporanea, più vicina ai miei tempi, partendo da Dalì, Rothko, Manzoni, Duchamp, Warhol, Fontana e anche artisti viventi come Damien Hirst, Jeff Koons, Ai Weiwei ecc.
Sicuramente i lettori di Teatrionline vorranno sapere: qual è il tuo rapporto con il teatro?
Il mio rapporto è del tutto naturale come se la vita, per me, fosse teatrale assumendo io stesso degli atteggiamenti teatrali quasi istrionici riportando ciò che la gente dice su di me. Molte persone dicono che sarei portato per il teatro non solo per l’abbigliamento eccentrico che indosso la sera quando esco, ma anche nei modi di fare e da espressioni facciali. Sarà vero? Provare per credere.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Mi affido completamente al Signore perché i progetti li fa Lui. Il destino è segnato ad ognuno di noi. Ma comunque spero di espatriare e che un giorno qualcosa di mio possa raggiungere la soglia dei grandi musei del mondo.
Vincenzo Gualano è un artista eclettico, provocatorio e multiforme, una forza artistica primigenia e contemporanea.