Torna Public, la stagione teatrale realizzata da Spazio Kor in collaborazione con Città di Asti, Fondazione Piemonte dal Vivo, Teatro degli Acerbi, Parole d’Artista, Mon Circo e Concentrica, e con il sostegno della Fondazione CRT, con maggiore sostenitore la Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del Progetto PATRIC.
Con questa rassegna Spazio Kor è entrato a far parte di PERFORMING+, un progetto per il triennio 2018-2020 lanciato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione Piemonte dal Vivo con la collaborazione dell’Osservatorio Culturale del Piemonte, che ha l’obiettivo di rafforzare le competenze della comunità di soggetti non profit operanti nello spettacolo dal vivo in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
Da novembre 2020 ad aprile 2021 un ricco calendario dal titolo “Oltre” che spazia dalla drammaturgia contemporanea alla danza, passando per il circo contemporaneo. A esso si affiancano una serie di eventi collaterali che confermano lo Spazio Kor come punto di incontro di nuove energie creative in ambito nazionale e internazionale.
Spiega il direttore artistico Emiliano Bronzino: “Questa nuova stagione dello Spazio Kor vive di diversi significati che si intrecciano. Il primo passaggio importante è il desiderio di tornare a costruire assieme al pubblico il nostro senso di partecipazione e di comunità. Allo stesso tempo è importante riuscire a continuare ad animare questo luogo teatrale con spettacoli che rispondano al nostro desiderio di mischiare discipline diverse e che siano innovativi sull’uso dei linguaggi della messa in scena. Infine sulle tematiche che pervadono la stagione non si può non affrontare una riflessione sulla situazione che stiamo vivendo. Quest’ultimo punto è la chiave della nuova stagione: con questa nuova edizione di Public la nostra speranza è di riuscire a guardare “oltre” lo spazio e le limitazioni in cui possiamo agire, le differenze che ci separano, e le difficoltà che dobbiamo affrontare ogni giorno. La stagione presenta spettacoli di danza, di circo e di prosa insieme ad alcuni progetti profondamente innovativi nell’uso di linguaggi della messa in scena, per un progetto che continua a volere al centro il nostro pubblico, che confidiamo vorrà continuare a guardare insieme a noi verso nuove prospettive”.
“Lo Spazio Kor continua ad intercettare nuovi pubblici – aggiungono il sindaco Maurizio Rasero e l’assessore alla cultura Gianfranco Imerito – e a metterli in contatto con quello già fidelizzato. La precedente stagione aveva come immagine un alveare, perfetta per descrivere l’operosità e la dedizione con la quale questo luogo produce miele per gli amanti della cultura e in particolare della drammaturgia contemporanea, in un’ottica collaborativa di rete, dimostrata anche durante l’ultima fortunata edizione di AstiTeatro. Quello che l’Associazione Craft porta avanti con Spazio Kor è un progetto sempre più apprezzato anche oltre i confini cittadini, grazie a collaborazioni con affermati protagonisti del panorama teatrale nazionale e internazionale. Questo dimostra che dalla passione e dalla voglia di mettersi in gioco possono nascere professionalità che danno lustro alla nostra città, portando a ritorni occupazionali e di immagine importanti”.
Per Matteo Negrin, direttore della Fondazione Piemonte dal Vivo e della Lavanderia a Vapore – Centro di Residenza per la Danza: “Ancora una volta lo Spazio Kor conferma le sue qualità di Nuovo Centro Culturale secondo il modello europeo, intercettando bisogni e urgenze del contemporaneo e mettendo a disposizione del proprio territorio professionalità e competenze quanto mai intersettoriali. La Fondazione è felice di essere tra i partner di un progetto che è insieme spazio di creazione, luogo di incontro e di crescita per comunità spesso distanti tra loro, con le quali intraprendere – insieme – il difficile percorso che ci porterà oltre questa emergenza sanitaria”.
Conclude Gianluigi Porro, dirigente del settore Cultura del Comune di Asti: “Spazio Kor è una realtà ormai consolidata e sicuramente strategica per la politica culturale della nostra città. La nuova stagione conferma la sua vocazione a indagare e proporre spettacoli che, come precisa il direttore artistico, mischiano discipline diverse e sono innovativi sull’uso dei linguaggi e della messa in scena.
Il cammino iniziato una decina di anni fa con la costruzione dello spazio nell’ex chiesa di San Giuseppe e la collaborazione con l’Associazione Craft, che continuerà anche per il prossimo triennio, ha trovato una solida conferma nel Progetto Patric definendo chiaramente la strada per i prossimi anni; strada di cui Oltre è uno dei passaggi fondamentali”.
La stagione dello Spazio Kor fa parte di PATRIC – Polo Astigiano per il Teatro di Ricerca e di Innovazione Contemporaneo – sostenuto dalla Fondazione Compagina di San Paolo.
Attraverso PATRIC si è voluto mettere in rete quella parte di sistema teatrale attivo nella ricerca di dinamiche innovative e di coinvolgimento di nuovi pubblici, riunendo il Comune di Asti (Festival AstiTeatro), Associazione CRAFT (Spazio Kor), Teatro degli Acerbi, Teatro di Dioniso (Parole d’Artista) e Mon Circo.
Giunto al terzo anno di attività PATRIC vuole crescere e creare un rapporto più intimo con i suoi spettatori, ascoltandoli e approfondendo una relazione di fiducia e di scambio.
Per quest’edizione i linguaggi teatrali di PATRIC saranno molteplici ma più chiari e distinti tra le varie componenti. Ci sarà spazio per nuove proposte eccellenti e innovative in spazi inconsueti grazie a Parole d’Artista, Spazio Kor sarà la casa degli spettacoli più visionari e creativi, e Astiteatro ha nel suo 42esimo anno confermato il suo ruolo di grande vetrina nazionale, in cui la città si rivolge all’esterno e attrae tanti pubblici diversi.
La stagione si apre il 14 novembre (con replica il 15) dalle 19 alle 21 con la performance installativa “Grand Mother”. Concetto, concezione e scultura Vincenzo Schino. Progettazione drammaturgica e spaziale Marta Bichisao, Ivan Schiavone . Sound design Federico Ortica. Field recordings Marta Bichisao, Vincenzo Schino
Una spirale d’acciaio di dodici metri di lunghezza sospesa nel vuoto. Attraverso eccitazioni acustiche, l’acciaio risuona nello spazio. Gli spettatori possono entrare e camminare attraverso la sua forma, toccarla, ascoltare suoni e sentire vibrazioni, attaccare l’orecchio e capire le parole. Un guscio, un serpente, un’antenna che cattura e risuona.
Grand Mother è un’opera d’arte sonora e plastica, un ambiente multi-percettivo in cui il movimento circolare del pubblico completa l’intenzione coreografica. Il contenuto sonoro è una composizione elettronica di suoni e voci che è il risultato di una ricerca sul campo. Abbiamo incontrato e registrato a lungo persone anziane, alla ricerca di un rapporto speciale, di un ricordo lontano: qualcuno che racconta e qualcuno che ascolta. L’intimità e la profondità che si crea nel condividere una favola. Anche tra persone che non si conoscono, si passa immediatamente attraverso le formalità e si precipita in un luogo misterioso e profondo. Infanzia, linguaggio di origine, memoria, sogni e immagini. Nell’uso dell’installazione, l’ascolto delle parole senza vedere la persona che parla crea un allontanamento. La dimensione fantasmatica della voce emerge nell’assenza del corpo.
La performance, che accoglie un numero limitato di spettatori, verrà replicato più volte nella stessa sera. La prenotazione è obbligatoria.
L’evento sarà anticipato dall’11 al 13 novembre da una serie di incontri per costruire un’integrazione del contenuto sonoro della performance, con frammenti di registrazioni di persone anziane del territorio astigiano. Le interviste avranno come oggetto la memoria orale, le fiabe e la relazione con l’invisibile.
Il 21 novembre alle 21 va in scena lo spettacolo “Mio eroe”, di e con Giuliana Musso, con la complicità di Alberto Rizzi, produzione La Corte Ospitale, vincitore del Premio Cassino Off 2017 e Premio Hystrio alla Drammaturgia 2017.
Il tema è la guerra contemporanea, il soggetto è ispirato alla biografia di alcuni dei 53 militari italiani caduti in Afghanistan durante la missione ISAF (2001- 2014), la voce è quella delle loro madri, che testimoniano con devozione la vita dei figli che non ci sono più, ne ridisegnano il carattere, il comportamento, gli ideali. Costruiscono un altare di memorie personali che trabocca di un naturale amore per la vita. Cercano parole e gesti per dare un senso al loro inconsolabile lutto ma anche all’esperienza della morte in guerra, in tempo di pace. Nell’alveo di questi racconti intimi, a tratti lievi a tratti drammatici, prende però forza e si fa spazio un discorso etico e politico. In Mio Eroe, la voce stigmatizzata della madre dolorosa, da sempre sequestrata nello spazio dei sentimenti, si apre un varco, esce dagli stereotipi, e si pone interrogativi puntuali sulla logica della guerra, sull’origine della violenza come sistema di soluzione dei conflitti, sul mito dell’eroe e sulla sacralità della vita umana. In queste testimonianze femminili il tema della pace e il tema della maternità risuonano per quello che ancora sono: pubblicamente venerati e segretamente dileggiati. Solo alla fine del monologo sarà forse visibile, come una filigrana in controluce, che la voce delle madri piangenti è la voce della razionalità umana.
11, 12 e 13 dicembre si terrà l’attesa anteprima di “You can have sex in the kitchen – Architettura della disobbedienza”, prevista dalla scorsa stagione, creata da Emiliano Bronzino e Francesco Fassone, drammaturgia di Roberto Sinisi, con la consulenza scientifica del Dipartimento di Design del Politecnico di Milano. Cast in via di definizione.
“You can have sex in the kitchen” è una performance immersiva ed interattiva, che prende vita all’interno di un dispositivo scenico, concepito come metafora di una città.
Gli spettatori, guidati da una performer, prenderanno parte ad un atto di creazione collettiva, che ha l’obiettivo di costruire il nuovo immaginario di una città ideale.
La performance indaga il concetto di mito urbano, interrogandosi sulle discrepanze che vengono a crearsi tra l’immagine istituzionale e mediatica della città contemporanea e la percezione soggettiva che ne hanno gli abitanti. Il lavoro è la tappa conclusiva del progetto di ricerca Tango Down Athena del Dipartimento di Design del Politecnico di Milano in partnership con l’Associazione CRAFT, vincitore del Bando Ora! di Compagnia di San Paolo. Lo spettacolo, che accoglie un numero limitato di spettatori, ha la durata di circa 25 minuti e verrà replicata più volte nella stessa sera.
Il 2021 si apre il 17 gennaio alle 21 con “Kotekino Riff- Esercizi di rianimazione reloaded”, di e con Andrea Cosentino, produzione Aldes / Akroama (2018) in collaborazione con CapoTrave/Kilowatt 2017, Premio Speciale Ubu 2018, che riconferma anche quest’anno la collaborazione con la rassegna Concentrica.
Spiega il protagonista: “Sempre più penso al mio sviluppo artistico non come ad una serie di spettacoli più o meno riusciti, ma come alla costruzione della mia identità, attoriale e autoriale assieme. Un po’ comico dell’arte, che si porta dietro le sue maschere e i suoi lazzi migliori, un po’ jazzista che lavora a trovare il suo suono e il suo stile. Questo spettacolo vuole essere il mio gioco a togliere di mezzo l’opera. Quel che resta è da un lato l’attore, come macchina ludica di significazione, dall’altro il teatro come esercitazione allo stare comunitario. Un insieme caotico di sketch interrotti, una roulette russa di gag sull’idiozia, un fluire sincopato di danze scomposte, monologhi surreali e musica. È una esercitazione comica sulla praticabilità della scena, sulla fattibilità dei gesti, sull’abitabilità dei corpi, sulla dicibilità delle storie. Creare aspettative e negarle, fino a mettere in crisi il ruolo di attore e spettatore. Una clownerie gioiosa e nichilista senza altro senso che lo stare al gioco. Il migliore spettacolo teatrale non è che il programma di una festa”.
Il 30 gennaio alle 21 spazio alla danza con “Una giornata qualunque del danzatore Gregor Samsa, con Lorenzo Gleijeses, che cura anche regia e drammaturgia Eugenio Barba e Julia Varley, prodotto da Fondazione TPE, NordiskTeaterLaboratorium, Gitiesse Artisti Riuniti, con il sostegno di Centro Coreografico Körper.
In scena assistiamo alla vicenda di un immaginario danzatore omonimo del protagonista de La Metamorfosi di Franz Kafka: Gregorio Samsa. Lo osserviamo svolgere la sua routine quotidiana mentre interagisce con una tecnologia pervasiva. Lo scopriamo dibattersi nella sua creatività, i cui risultati memorizza in vista di un imminente debutto.
Gregorio è convinto che attraverso la ripetizione sia possibile arrivare a un alto livello di qualità interpretativa. Il suo perfezionismo lo catapulta in un limbo in cui si erodono i confini tra reale e immaginario, lavoro e spazio intimo, tra teatro e vita quotidiana. Si scontrano, allora, le esigenze del mondo esterno e le sue profonde necessità personali.
I movimenti che Gregorio prova senza posa sono frutto di un impegno professionale e di un lavoro di concezione minuzioso tale da acquisire una ponderatezza e un equilibrio che le azioni della sua vita reale non possiedono. Gregorio si lascia inglobare in una macro-coreografia che riproduce permanentemente, come un ragno che non può evitare di tessere la propria tela. La sua ricerca artistica che mira alla libertà doppia la sua stessa vita, acquisisce una ricchezza labirintica che sarà squarciata dalla volontà di inseguire sé stesso.
Il 6 febbraio è di scena “Lo Psicopompo” scritto e diretto da Dario De Luca, con Milvia Marigliano e Dario De Luca, una produzione Scena Verticale. Testo vincitore del Premio Sipario Centro Attori 2018, Premio UBU 2019 “Miglior progetto sonoro” a Hubert Westkemper, nomination a Milvia Marigliano come “Migliore attrice”.
Un uomo e una donna, chiusi in casa, si confrontano sulla morte, sul desiderio di morte. Sia in maniera teorica che come fatto concreto. I due non sono estranei ma una coppia, un certo tipo di coppia, unita da un rapporto importante, intimo. Lui è un infermiere che, in maniera clandestina, aiuta malati terminali nel suicidio assistito e lei è una professoressa in pensione. Il dialogo si dipana in una dialettica serrata ma placida, come una nevicata, anche intorno a riflessioni sulla musica classica, presenza costante nelle loro vite. I due, con i loro rapporti interpersonali complicati, già minati da una sciagura del passato che fa da sfondo alle loro vite, si troveranno ad essere testimoni del mistero della morte e a contemplare l’abisso.
Dal 15 al 21 febbraio dalle 18 alle 22 si terrà il laboratorio “Street Canary: aria per circensi o circensi per aria”, in collaborazione con Magda Clan – Mon Circo
Mon Circo ha da sempre la vocazione di connettersi e d’interagire con le realtà locali e crede fermamente nello scambio tra saperi e tra mondi diversi come genesi di inaspettate novità. Street Canary è l’incontro tra 6 acrobati professionisti del MagdaClan circo e un coro formato da persone che non sono mai salite su un palco, ma con il savoir faire del canto. Il coro sarà selezionato tra le realtà presenti sul territorio astigiano e darà vita ad una creazione estemporanea sul tema, appunto, dell’effimero.
La scintilla che si crea incrociando lo sguardo con uno sconosciuto, le chiacchiere divertite con il commerciante di una città lontana, la scoperta di una piccola porzione di vita altrui che svanisce così come è apparsa. A volte l’incontro con chi non conosciamo è di una potenza inversamente proporzionale alla durata dell’evento: un piccolo momento può lasciare una grande traccia. Su questa scintilla si baserà l’incontro tra acrobati traboccanti energia fisica e cantanti colmi di arie e sonorità. Iscrizioni da gennaio 2021 scrivendo alla mail info@spaziokor.
Lo spettacolo-restituzione del laboratorio si terrà il 22 febbraio alle 19, con ingresso libero, prenotazione obbligatoria.
Un altro evento frutto della collaborazione con Mon Circo e pensato per i più piccoli si terrà il 7 marzo alle 21: allo Spazio Kor arriva “Respire”, di Cie Circoncentrique con Alessandro Maida e Maxime Pythoud, musiche dal vivo di Lee Petra.
Come l’inspirazione lascia posto all’espirazione, due uomini agiscono in cerchio dentro stupefacenti rotazioni. Esplosività del corpo, prodezza tecnica, sonorità inedite e incessanti sorprese, ecco dove nasce l’universo di questi artisti. Respire è un’avventura circolare, un inno alla gioia di vivere e di essere, in tutta semplicità.
La semplicità e l’arte dell’arrangiarsi sono le parole d’ordine di questa creazione: realizzata senza sovvenzioni, i due acrobati investono su una scena nuda con una serie di lampade mobili come sola scenografia. La regia tecnica e la manipolazione di lampade, che strutturano lo spazio, si fanno e si disfano interamente in scena, permettendo un’indipendenza e una totale trasparenza. Dopo un centinaio di repliche con musica registrata, l’incontro con la pianista Lea Petra marca l’inizio di una nuova collaborazione e di un nuovo inizio per lo spettacolo. La presenza sulla scena dalla pianista e della musica live, portano lo spettacolo a una inaspettata dimensione. Le composizioni originali di Lea offrono un degno accompagnamento sonoro alle esplorazioni acrobatiche e poetiche della compagnia, in costante evoluzione.
Il 13 marzo alle 21 tornano allo Spazio Kor Roberto Scappin e Paola Vannoni con “Tabù – Ho fatto colazione con il latte alle ginocchia”, coproduzione Teatro della Caduta – quotidiana.com in collaborazione con Armunia Residenze Artistiche – Centro Sociale Poggio Torriana. In collaborazione con Piemonte dal Vivo e Concentrica. PRIMA REGIONALE
Tabù. Ovvero contro il divieto di avere contatti con determinate persone, di frequentare certi luoghi, di cibarsi di alcuni alimenti, di pronunciare determinate parole, di mostrarsi indecisi, di fallire… E nessun pensiero non ammissibile alla coscienza. L’idea del progetto nasce dalla ricezione di una mail che rientra nella metodica nota di “estorsione sessuale”. Da qui l’idea di trattare il tema dei “divieti” partendo dalla sfera sessuale per attraversare e disvelare, attraverso una condivisione pubblica, le inibizioni a cui ci si sottomette nel privato e nel sociale, spesso preferendo differire o tacere. Tabù, strumento politico di controllo e oppressione? O salvavita dell’equilibrio sociale? Quanto i divieti hanno condizionato e condizionano la nostra esistenza? È il momento dei fatidici “bilanci”…
Il 27 marzo alle 21 spazio a “Il Colloquio”, diretto da Eduardo Di Pietro, con Renato Bisogni, Alessandro Errico e Marco Montecatino, produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini.
Lo spettacolo prende ispirazione dal sistema di ammissione ai colloqui periodici con i detenuti presso il carcere di Poggioreale, Napoli. Tre donne, tra tanti altri in coda, attendono stancamente l’inizio degli incontri con i detenuti. Portano oggetti da recapitare all’interno, una di loro è incinta: in maniera differente desiderano l’accesso al luogo che per ognuna custodisce un legame.
La vita quotidiana della città non si è ancora risvegliata e dalla sospensione onirica della situazione, dagli scontri e dagli avvicinamenti reciproci, emerge la visione brutale di una realtà ribaltata. La galera, un luogo alieno, in larga parte ignoto ed oscuro, si rivela un riferimento quasi naturale, oggetto intermittente di desiderio e, paradossalmente, sede di libertà surrogata. In qualche modo la reclusione viene condivisa all’esterno dai condannati e per le tre donne, che se ne fanno carico, coincide con la stessa esistenza: i ruoli maschili si sovrappongono alle vite di ciascuna, ripercuotendosi fisicamente sul corpo, sui comportamenti, sulle attività, sulla psiche. Nella loro realtà, la detenzione è una fatalità vicina – come la morte, – che deturpa l’animo di chi resta.
Il 9 aprile arriva uno spettacolo atteso già nella precedente stagione, ma proposto in una nuova forma: “Questo lavoro sull’arancia”, di e con Marco Chenevier, e con Alessia Pinto, produzione Aldes e Tida, creazione selezionata nell’ ambito del progetto Permutazioni Di Zerogrammi e Lavanderia a Vapore 3.0 / Piemonte Dal Vivo (2017). In collaborazione con Piemonte dal Vivo.
Cosa accade se uno spettacolo di danza, anziché come oggetto di linguaggio, viene costruita quale esperienza? Quante volte, nell’ assistere ad uno spettacolo di danza avremmo voluto poter intervenire? Quante volte la noia, spesso determinata dal la perdita di senso, ci spingerebbe ad abbandonare la sala, o almeno ad esprimere il nostro dissenso? E quante volte nel vedere movimento, avremmo voglia di danzare, per “sentire” ciò che viene proposto?
Attraverso dei piccoli meccanismi, delle “trappole” sornione, gli spettatori spinti dai due performer, per far procedere la drammaturgia, a intervenire, interrompendo o modificando lo svolgersi della scena.
L’estetica strizza l ‘occhio al film cult “Arancia meccanica”: l’arancia, il latte, il bianco, il rapporto sadomasochistico dell’artista con il sistema spettacolare e con gli spettatori, fanno da sottofondo allo svolgersi degli esperimenti.
Il 18 aprile chiusura con “Oleanna”, di David Mamet, con Elisa Menchicchi e Francesco Bolo Rossini, regia di Emiliano Bronzino.
In un’aula di ricevimento di un’università americana troviamo un giovane professore sul punto di ottenere la sospirata cattedra e un’allieva in difficoltà con lo studio. I due si affrontano e dalle loro parole, discorsi, accuse, difese emergono istinti primari di prevaricazione. La timida studentessa assurge al ruolo di accusatrice, il professore pieno di sé viene messo all’indice come molestatore. Dialoghi fatti di battute interrotte e sovrapposte, domande fraintese e risposte ambigue in un crescendo di tensione.
L’idea per una nuova messa in scena italiana nasce dall’incontro di Elisa Menchicchi, attrice romana, con Emiliano Bronzino. Il regista piemontese ha avviato da anni una serie di incontri di indagine sull’opera e la parola di Mamet: insieme condividono la volontà di proporre una visione profondamente ambigua e appassionante del testo. Il cast artistico si è completato incontrando in Umbria Francesco “Bolo” Rossini (primo attore della compagnia del TsU) e Samuele Chiovoloni, giovane autore e regista durante le riprese di un film con Rossini ed Elisa Menchicchi. La variegata produzione di Mamet ha come caratteristica un’attrazione verso il mistero e il conflitto tra verità e menzogna (la cosiddetta poetica del doppio fondo), arricchita (soprattutto nella produzione cinematografica) dalla straordinaria capacità di delineare i personaggi, in particolar modo quelli maschili, che spesso contrappone in violenti e ironici scontri verbali. I dialoghi di Mamet, la loro immediatezza e intelligente vivacità, la loro fedeltà al il gergo della strada, che costituiscono la vera cifra della sua espressione artistica, ciò con cui riesce a costruire e smontare le storie.
Dopo 4 anni, per la prossima stagione 2021/2022 Emiliano Bronzino passerà il testimone a una nuova direzione artistica di respiro internazionale, che vedrà protagonista Chiara Bersani, figura di spicco del teatro internazionale, che, affiancata da Giulia Traversi, inizierà per la prima volta un percorso da direttore artistico.
Spiega Chiara Bersani: “Quando, in piena quarantena, mi è arrivata l’inaspettata e sorprendente proposta di questa direzione artistica, la risposta istintiva è stata “sì, ma due occhi non possono bastare.” Viviamo un tempo estremamente complesso in cui tutto cambia vorticosamente, nella società come nelle buone pratiche artistiche, nelle identità individuali come in quelle collettive. Solamente se non si è sole si può provare a guardare in molteplici direzioni. Così abbiamo deciso di essere in due ad accompagnare le lavoratrici e i lavoratori di questo spazio, partendo dall’incredibile progetto che abbiamo il privilegio di ereditare e scoprendo insieme la direzione in cui farlo germogliare. Lavoriamo insieme ormai da anni, provando ad essere sempre antenne in recezione, in ascolto, sia nell’attesa che nell’azione. Insieme abbiamo deciso di guardare questo nuovo panorama. Ci siamo innamorate di Spazio Kor quando siamo state ospiti con la nostra compagnia. Ci ha sedotte il suo essere crocevia per diverse comunità, come se nei suoi spazi ci fosse il richiamo della piazza. È in questa sfumatura che desideriamo coltivare il nostro progetto, provando a sprofondare in vecchi rapporti e intrecciarne di nuovi, ricordando a noi prima di tutto, che la cura di uno spazio pubblico è responsabilità collettiva. Noi abbiamo il dovere di esserne custodi, ma Spazio Kor è della comunità e con la comunità desideriamo dialogare. Grazie alla disponibilità di Emiliano Bronzino quest’anno inizierà un nostro lento avvicinamento, un prologo che ci porterà a costruire insieme la stagione 2021/2022. Per questo chiediamo a tutte le comunità locali che desiderano aprire un dialogo con noi, di farsi avanti, scriverci, organizzare caffè. Abbiamo un anno intero per conoscerci e noi non stiamo più nella pelle”.
Concludono Aldo Buzio e Fabiana Sacco di Associazione Craft: “Nel lavoro di Spazio Kor di questi 4 anni abbiamo spostato l’attenzione dalla storia della chiesa barocca e il fascino delle performance ospitate alle persone che la vogliono abitare e le emozioni che vorranno sperimentare al suo interno. Tra queste persone ci siamo anche noi e tutti quelli che in questi anni si sono uniti al progetto in un modo o nell’altro. Emiliano, tra questi, ha avuto un ruolo importantissimo, non solo come direttore artistico, ma come amico con cui abbiamo condiviso preoccupazioni e prospettive per il futuro dello spazio. La sua nomina a direttore Direttore della Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani ci ha resi felici per lui, ma, allo stesso tempo, ci ha posti davanti a una difficile scelta: trovare un nuovo direttore artistico. Sapevamo che non si trattava semplicemente di “sostituire” un incarico, dovevamo trovare una persona che condividesse la nostra visione di rendere il teatro “un luogo sicuro”, dove sperimentare e incontrarsi, dove creare delle relazioni, dei momenti di condivisione e co-creazione, approfondire temi ed emozioni.
In occasione dello spettacolo Gentle Unicorn, avevamo avuto modo di condividere con Chiara e Giulia visioni simili e complementari di come ci immaginiamo il mondo del teatro nel nostro futuro, e nel momento di scelta, ci è venuto spontaneo pensare a loro. Quando le abbiamo contattate per chiedere loro di unirsi alla squadra è stata una vera sorpresa l’entusiasmo con il quale ci hanno detto subito sì, e siamo veramente emozionati di annunciare l’inizio di questo percorso con Chiara e Giulia, per disegnare un ecosistema da cui guardare con fiducia verso un OLTRE con tutti e PER tutti”.
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Informazioni di biglietteria: biglietti disponibili dal 2 novembre 2020 presso lo Spazio Kor. Il costo dei biglietti per i singoli spettacoli è di 10 euro (ridotto 8 euro per possessori Kor Card, abbonati alla stagione del Teatro Alfieri, tesserati Biblioteca Astense Giorgio Faletti, under 25 over 60, speciale ridotto 5 euro per gruppi di minimo 10 persone). Per lo spettacolo Respire ingresso unico a 5 euro.
Biglietti disponibili anche online su www.spaziokor.it
In questo anno pieno di cambiamenti Spazio Kor ha deciso di portare avanti la stagione a piccoli passi, ma con uno sguardo “oltre” il periodo che stiamo vivendo. Per questo non sarà possibile acquistare l’abbonamento a tutta la stagione, ma per periodi bimestrali, mantenendo gli stessi costi degli abbonamenti delle passate stagioni. Carnet 2 spettacoli 16 euro, carnet 3 spettacoli 15 euro.
I biglietti della stagione precedente (You can have sex in the kitchen e Questo lavoro sull’arancia) non ancora recuperati restano validi per le nuove date del 2020/2021. Questi biglietti possono valere all’interno dei carnet.
Per soli 2 euro è possibile richiedere la Kor Card, che dà diritto a biglietti ridotti a tutti gli spettacoli della stagione, sconti presso esercizi convenzionati e accesso ad eventi esclusivi. È disponibile anche la nuova Fidelity Kor, tessera che premia gli spettatori che parteciperanno a tutti gli spettacoli in programma. In omaggio due biglietti per gli eventi della stagione 2021/22.
Per informazioni e prenotazioni: 3491781140, info@spaziokor.it, www.spaziokor.it
Biglietteria Spazio Kor, piazza San Giuseppe, Asti, aperta martedì e giovedì dalle 15 alle 18.