La compagnia teatrale Phoebe Zeitgeist con sede a Milano – formazione Giuseppe Isgrò (regista), Francesca Frigoli (attrice) e Francesca Marianna Consonni (dramaturg) – porta avanti un percorso di ricerca sul linguaggio, sulla parola, sul suono e sul pensiero immaginale partendo dalle “radici”, pensiamo a uno dei primi lavori di Phoebe, la performance del 2011 ispirata all’opera di Rainer Werner Fassbinder “Blut am Hals der Katze”, allestita alla Fondazione Mudima. In questi giorni la compagnia ha lanciato la Webzine Blut che dalla versione cartacea, oggi è un progetto online, risultato di un lavoro a più mani e che vede coinvolti il design tagliente di Martino di Tommaso e la consulenza grafica di Ale Zubruc. Il primo numero online di Blut dal titolo “Riserva Botanica” contiene citazioni poetiche tratte dagli “amici morti” Amelia Rosselli e Ingeborg Bachmann.
“Simili a uccellacci che rapiscono il vento che li porta” i membri della compagnia da marzo sino a oggi, hanno tirato fuori ciò che più hanno appreso da “poeti suicidi, inascoltati e grezzamente tagliati fuori dalla società” e hanno guardato dentro sé stessi per far rivivere il linguaggio della poesia attraverso una penna affilata e tagliente, che dai testi schizza fuori sulla pagina web per inciderla e lacerarla, per diventare tangibile, generando un corpo a corpo con chi legge. Il sound liquido e ostinato di Shari DeLorian si interpone in una partitura stratificata a struttura aperta in cui testo, poesia, immagin-azioni, attività di studio, di scavo, di ricerca contribuiscono a creare un percorso di pensiero che trascina fino a far sprofondare – come scendere giù per approfondire – giungere laddove è difficile arrivare.
Phoebe Zeitgeist si muove in direzione della ricerca della continuità-rinnovata di un rapporto con il pubblico che deve ripartire all’insegna della complessità e del turbamento. “La complessità è la sola cosa reale del mondo vivente, della natura che ci cresce intorno e della civiltà come la conosciamo , dell’atomo e del pensiero”.
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Intervista a Phoebe Zeitgeist
Blut apre una riflessione sulla situazione del Teatro in epoca di pandemia utilizzando gli strumenti dell’arte come mezzo per attraversare. Abbiamo chiesto al nucleo di Phoebe Zeitgeist di raccontarci di Blut:
Partiamo dal nome della Webzine, Blut parola di derivazione tedesca che tradotta in italiano vuol dire sangue, ma anche linfa vitale. Contestualizziamo questo termine nell’ottica del progetto sulla Webzine.
PZ: Blut è, sin dai suoi esordi cartacei, un dispositivo atto a mettere in circolo scambi, contagi, contenuti aperti che si compongono in mappe immaginali. Blut è “sangue sul collo del gatto”, il titolo del testo teatrale di Rainer Werner Fassbinder dove appare l’aliena di Linguaggio Phoebe Zeitgeist che dà il nome al nostro gruppo. Phoebe Zeitgeist è già citata e “rimessa in circolo” dallo stesso Fassbinder che la prendeva in prestito dal mitico fumetto freak The Adventure of Phoebe Zeitgeist (1968) di O’Donoghue e Spinger. Il sangue sul collo del gatto è quello che si produce nell’accoppiamento tra questi emblematici ed enigmatici felini: l’amore e l’eros producono sangue, feriscono. Blut è il tentativo di entrare nei solchi che si producono sulla superficie carnale del fare arte, del creare linguaggio.
Per ogni numero di Blut, pensiamo a un titolo che sia aperto e che possa innervare differenti percorsi immaginali che chiediamo in dono ad artisti e intellettuali comunicanti e sodali con la ricerca di Phoebe Zeitgeist.
“Riserva Botanica” sembra una dichiarazione esplicita di poetica, ma anche un palcoscenico virtuale in cui il linguaggio mette in scena gli attori: gli artisti, il pubblico, la critica. Possiamo parlare di Blut come di un performance text che pullula nello spazio virtuale per creare un dialogo?
PZ: Sì. Siamo molto d’accordo con la definizione che tu dai. L’idea di performance text ci corrisponde profondamente: ogni numero è una composizione desiderante, aperta ma conclusa. Il Teatro è per noi uno spazio-tempo dove diversi linguaggi confluiscono in una composizione “altra” e sempre nuova, pronta a scagliarsi contro un pubblico presente e sollecitato. Blut cerca di farsi testimone di quel flusso di pensieri e appunti che informano la ricerca teatrale precedente e compresente alle prove e alla messinscena, all’incontro/scontro tra l’opera e il mondo.
Consideriamo la frase: “Veniamo da quell’incanto culturale che non sappiamo rintracciare nell’oggi”. Come può reagire il Teatro a questa fase di “morte” della cultura e dell’arte? Che ruolo attivo e palpabile potrebbe avere il teatro in una società attenta all’arte? Phoebe Zeitgeist crede nella diffusione del teatro online in epoca di pandemia?
PZ: Il Teatro inteso come ambiente e ambito di linguaggio, in Italia, è a nostro avviso sempre meno reattivo, capace di rischiare, di mettersi in discussione e di cavalcare la crisi rendendola stimolo alla ricerca e alla costruzione di nuove strade. Eccetto qualche realtà illuminata e santamente disperata come il Teatro della Contraddizione che non a caso è stato spinto sull’orlo della chiusura, è il deserto, la segregazione in caste e lobby. La guerra dei bottoni. Si fatica ad alzare il livello dello scambio, si viene immediatamente additati come scomodi, esaltati, inadeguati al mercato (mercatino) teatrale. L’unica reazione che si può immaginare è quella di una resistenza armata di linguaggio e di desiderio – desiderio culturale appunto, desiderio di riconoscimento e di fusione.
Noi crediamo che si dovrebbe smettere di chiedere al Teatro di abbassare il suo specifico linguistico – ontologicamente il Teatro si verifica in presenza di corpi vivi e comunicanti all’interno di spazi sottratti al quotidiano. Si può comunicare il Teatro attraverso il web, si possono costruire dispositivi che rendano conto della ricerca che vi è sottesa (come per altro il nostro Blut si propone di fare), ma non si può sostituire alla pratica fisica e “in presenza” che il Teatro richiede, una sorta di diretta televisiva online. Si potrebbero realizzare delle opere filmiche che sono tratte dalla pratica teatrale ma per il loro stesso supporto si trasferiscono in un altro ambito linguistico, quello cinematografico appunto. Questo è un linguaggio ampiamente sperimentato, non di certo nuovo ma sempre curato e scelto (Carmelo Bene, Luca Ronconi, Societas Raffaello Sanzio) non di certo un’improvvisata causata dall’impedimento a fare il proprio lavoro.
Blut, Webzine Immaginale di Phoebe Zeitgeist:
Link alla webzine: https://www.blutzine.it