Era nell’aria. E adesso il Quinto libello di Giovanni Sollima c’è, al di sopra di ogni chiusura dei tempi, distanziamento sociale e clausura degli animi, pronto a offrirsi al confronto e al dialogo con la percezione sensibile del lettore. È come se le cose e i fenomeni si presentassero con un loro linguaggio dei sensi e una lingua estetica, di cui il poeta è cercatore partecipe nel solco evolutivo di un’ancestrale naturalezza e risonanza espressiva. Un dialogo interno sulla linea dei significati aggancia il tempo e ne prende coscienza, dando continuità, ricercate forme e diversificate traiettorie agli spazi dell’essere e dell’esserci.
Dal 14 novembre è in libreria e negli store digitali il “Quinto libello di pezzi tesotici” per Controluna – Edizioni di poesia. A proposito della nuova raccolta di poesie, l’autore spiega: «L’elemento scatenante è stato il movimento di ripresa con il progetto editoriale “tesotico”, che prende corpo dalla mia fonte lirica, rappresentata dalla raccolta cronologica madre del mio agire poetico, che è “Tesos”. Questo è un mio termine originale, di classica risonanza, concepito dall’unione delle abbreviazioni di servizio “tes. os.”, tessuto osseo, che è immagine suggestiva e denominativa solidale con vissuti di studi biomedici, nonché evocativa di rimandi letterari. La durezza viva della realtà, passata al vaglio interpretativo e rappresentativo del poeta, è continuità significativa del proprio spazio percepito, sintonia di coscienza e sinfonia del tempo. L’ultima mia raccolta di poesie pubblicata, il “Quarto libello di pezzi tesotici” è del 2011. Il “Primo libello” è del 1994. Elementi determinanti del mia azione poetica, insiti nella multifocalità tematica naturale di una raccolta personale di liriche, di “pezzi tesotici” quantomeno e per l’appunto, sono il tempo, gli affetti, i sentimenti, gli stati d’animo, l’introspezione, il pensiero su tutto».
L’idea della copertina del libro richiama il pensiero, che ha e deve avere vita rispetto al simulacro delle fattezze umane, il quale pur rimane come più alto e imprescindibile simbolo percettivo, come formale e classico orizzonte.
L’autore: Giovanni Sollima è nato a Catania. Di formazione classica, è medico chirurgo, specializzato in Psichiatria. Ha conseguito il Master universitario in Psicodiagnostica Clinica e perfezionamenti in Criminologia, in Storia della Medicina e in Igiene Mentale dell’Adolescenza. È giudice onorario minorile.
Poeta, ha pubblicato nel 1994 il suo Primo libello di pezzi tesotici, raccolta di liriche tratta dall’unico corpus cronologico inedito Tesos. Nel 1996 ha pubblicato il suo Secondo libello di pezzi tesotici. Nel 1997 ha dato alle stampe il poemetto Esgialnuptiae, dove la modalità poetica d’espressione trova confronto con temi d’ordine antropologico e demopsicologico. Nel 2002 ha dato alle stampe il suo Terzo libello di pezzi tesotici. Nel 2005, pubblicato da C.U.E.C.M., Catania (Ristampa 2010), vede la luce il dialogo filosofico L’albero di Farafi o della sofferenza, scritto col filosofo, pittore e scrittore Salvatore Massimo Fazio. Nel 2007 pubblica la raccolta di tre saggi Sulle ali della paideia (C.U.E.C.M., Catania); e nel 2008 pubblica, assieme a Pasquale Musarra, la raccolta poetica di lirica corale Unisonanza. Nel 2011 esce, con il sottotitolo di Telos, il Quarto libello di pezzi tesotici (Ed. Helicon, Arezzo), premiato nel 2012 alla XXXVII edizione del Premio Letterario Casentino. È autore dei racconti brevi de La taverna di Alfa Ninnino, pubblicati nel 2011 da C.U.E.C.M., Catania. Nel 2020 esce il Quinto libello di pezzi tesotici per Controluna – Edizioni di poesia (Roma).