Il cappello a tricorno indossato da Johnny Depp nel Pirata dei Caraibi, l’avveniristica (e sexy) maglia a rete della commedia fantascientifica Barbarella, le ricche uniformi da ussari dei Duellanti di Ridley Scott. E poi ancora tanti film: dal Satyricon di Fellini all’Ultimo imperatore di Bertolucci, da Cleopatra a C’era una volta il West, ai più recenti Alice in wonderland, Youth e Miss Marx. È davvero una mostra da non perdere quella ospitata fino al 29 novembre prossimo a Roma, presso il gioiello architettonico e storico del Museo dell’Ara Pacis: “Romaison 2020”, che espone lo straordinario patrimonio di abiti di scena delle sartorie di costume della Capitale.
L’esposizione, organizzata da Zètema Progetto Cultura (col contributo tecnico di Rinascente), è promossa da Roma Capitale e curata dalla storica e critica di moda Clara Tosi Pamphili. “Romaison 2020 racconta una città unica, dove moda e cinema generano da sempre un sistema creativo apprezzato in tutto il mondo”, spiega la sindaca Virginia Raggi, sottolineando che “grandi registi e produzioni internazionali scelgono Roma per i loro capolavori” e che anche in questo momento storico la città rappresenta “uno scenario perfetto per realizzare opere cinematografiche, un laboratorio dove poter fare ricerca continua e realizzare costumi. Il cinema ispira la moda e la moda ispira il cinema, in un continuum temporale unico”.
Il percorso si apre con una mappa che permette di visualizzare la presenza delle sartorie di costume sul territorio, disegnando un ipotetico museo d’impresa in itinere. Il visitatore si trova immerso nell’ambiente di un grande atelier, ricreato per l’occasione, dove vengono esaltate le dimensioni del lavoro, della tecnica, dell’artigianalità e dell’ispirazione. Tavoli, strutture metalliche a muro e pedane tracciano le direttrici per i continui rimandi tra la produzione e le raccolte di pezzi storici originali delle collezioni: un corpus alimentato con cura e passione, in quasi un secolo di attività.
L’esposizione, come si diceva, riunisce le più importanti sartorie di costume romane. C’è la sartoria Annamode, fondata nel 1946 dalla toscana Anna Allegri (raggiunta poi a Roma dalla sorella più piccola, Teresa), che ha diviso la propria attività tra gli abiti eleganti per le signore dell’alta società e i costumi di scena sempre più richiesti da Cinecittà. C’è il laboratorio Pieroni: la più importante azienda italiana nella produzione di cappelli fu fondata nel 1937, inizialmente specializzata nella fabbricazione di copricapi e “buffetterie” (ossia tutti gli oggetti in dotazione ai soldati), negli diventerà punto di riferimento per l’artigianato cinematografico.
C’è la sartoria teatrale Farani, nata all’inizio degli anni Sessanta a viale Mazzini (storica sede della Rai), che si avvalse della collaborazione di Danilo Donati, tra i più geniali costumisti italiani. C’è Maria Monaci Gallenga, la cui fama è legata a una particolare tecnica di stampa sui tessuti, basata sull’uso di matrici di legno, che faceva sembrare il tessuto dipinto e non stampato. E ci sono, ancora, i Costumi d’arte Peruzzi, la sartoria Tirelli, lo storico produttore di manichini Mensura. Arricchiscono la mostra la presenza di bozzetti dall’archivio personale del costumista Gabriele Mayer, gli spazi monografici dedicati all’attrice italo-brasiliana Florinda Bolkan (che indossa un vero abito di Gallenga come costume nel film “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”), all’indimenticata Silvana Mangano e alle sue parure Bulgari, a Donyale Luna, la prima modella afroamericana a comparire sulla copertina di Vogue.
Con l’obiettivo di evidenziare una continuità tra il passato e il futuro di questo genius loci, “Romaison” dedica una sezione alle scuole e accademie di moda che, attraverso una didattica che unisce lo studio della tradizione alla sperimentazione, formano i nuovi talenti. Con cadenza settimanale, a rotazione, saranno esposti i migliori progetti realizzati dagli studenti dell’Accademia di alta moda Koefia, dell’Accademia di belle arti di Roma, dell’Accademia di costume e moda, dell’Istituto europeo di design e della Nuova accademia di belle arti.