Quando si parla d’opera, spesso e in primo luogo saltano all’orecchio i nomi di Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini: grandissimi artisti che hanno segnato la storia della musica del XIX e XX secolo. Ma il genere operistico ha radici ben più profonde, in un momento in cui il madrigale – composizione sia musicale sia lirica – stava gradualmente perdendo la propria egemonia nel panorama culturale del XVII secolo; per cederla al nuovo stile di canto, tanto promosso dalla Camerata fiorentina de’ Bardi: il recitar cantando. Il termine fu introdotto per la prima volta nell’avvertenza “A’ lettori” della “Rappresentazione di anima, et di corpo” (1600) di Emilio de’ Cavalieri e con esso si intendeva proporre la rinascita della tragedia greca; a tal proposito, verso la fine del Cinquecento, si credeva di fatto che le stesse tragedie greche venissero interamente cantate sia dai personaggi sia dal coro.
La nostra storia dell’opera instaura così un legame con questa componente di “grecità” grazie alla doppia messa in musica del testo L’Euridice di Ottavio Rinuccini, rappresentata nella prima versione di Jacopo Peri il giorno successivo alle nozze tra Maria de’ Medici e Enrico IV di Francia (6 ottobre 1600); e nella seconda versione di Giulio Caccini presso Palazzo Pitti il 5 dicembre 1602.
L’apparente distanza di due anni tra una composizione e l’altra ha però puro riferimento scenico poiché, dopo aver contribuito alla scrittura di alcune arie dell’opera del rivale, Caccini iniziò la propria nello stesso anno.
Il lungo e complesso testo di Rinuccini, dopo l’intonazione del prologo da parte della personificazione della Tragedia, si apre su un contesto rurale e sulla celebrazione delle nozze tra Orfeo ed Euridice. Non passa molto tempo prima che l’atmosfera di festa venga sostituita dal triste lamento del primo (“Non piango, non sospiro”), nel momento in cui i pastori Tirsi e Dafne gli riferiscono della scomparsa dell’amata a causa del morso di un serpente. Non dandosi pace, Orfeo si presenta davanti alle porte dell’Averno con l’intento di suscitare compassione negli abitanti degli Inferi; per riavere la sua Euridice intona “Funeste piagge”, arioso con il quale riesce a commuovere Proserpina e a far sì che questa intervenga in suo favore con Plutone. Un coro di ombre chiude così il dramma e con esso le porte dell’Ade alle spalle di Orfeo, cui è stata restituita la sposa.
Mentre possiamo definire le suddette Euridice come il primo, vero esempio di opera in musica, non possiamo definire il testo del Rinuccini come il primo libretto d’opera, considerato che questi ne aveva già scritto uno – sempre per il Peri – cinque anni prima: per la Dafne, rappresentata poi in forma privata il 26 dicembre 1598 presso Palazzo Tornabuoni.
Ma di questo, e di tanto altro, potremmo parlare la prossima volta! Per oggi concludo riportandovi i testi delle due arie di Orfeo, sopra citati, e i nomi degli interpreti della prima rappresentazione del 6 ottobre 1600.
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Non piango, non sospiro
Non piango, e non sospiro
o mia cara Euridice
che sospirar, che lagrimar
non posso, cadavero infelice,
o mio core, o mia speme, o pace, o vita,
ohimè chi mi t’ha tolto
chi mi t’ha tolto, ohimè dove se’ gita?
Tosto vedrai, ch’invano
non chiamasti morendo il tuo consorte,
non son, non son lontano
io vengo, o cara vita, o cara morte.
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Funeste piagge
Funeste piagge ombrosi orridi campi,
che di stelle, o di sole
non vedeste giammai scintill’e lampi,
rimbombate dolenti
al suon dell’angosciose mie parole,
mentre con mesti accenti
il perduto mio ben con voi sospiro,
e voi deh per pietà del mio martiro,
che nel misero cor dimora eterno,
lagrimate al mio pianto ombre d’inferno.
Ohimè che su l’aurora
giunse all’occaso il sol de gl’occhi miei
misero e su quell’ora
che scaldarmi a bei raggi mi credei
morte spense il bel lume, e freddo, e solo
restai fra pianto, e duolo
com’angue suole in fredda piaggia il verno lagrimate al mio pianto ombre d’inferno.
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Ruoli della prima rappresentazione del 6 ottobre 1600
Ruolo | Voce | Interprete della prima |
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La Tragedia | Soprano castrato (in travesti) | Giovannino Boccherini |
Euridice | soprano | Vittoria Archilei |
Orfeo | tenore | Jacopo Peri |
Arcetro, un pastore | contralto castrato | Antonio Brandi |
Tirsi, un pastore | tenore | |
Aminta, un pastore | tenore | Francesco Rasi |
Dafne, una messaggera | soprano (voce bianca) | Jacopo Giusti |
Venere | soprano castrato (in travesti) | Fabio, “castrato del Signor Emilio” |
Plutone | basso | Melchior Palantrotti |
Proserpina | soprano castrato (in travesti) | Fabio, “castrato del Signor Emilio” |
Radamanto | tenore | Piero Mon |