Base / Progetti per l’arte presenta il nuovo progetto del noto artista canadese Michael Snow, che compirà 92 anni il prossimo 10 dicembre, ideato appositamente per lo spazio fiorentino sia nella sua forma fisica che virtuale.
Il titolo del progetto Suoni di Snow mette al centro l’importanza che da sempre ricopre l’esperienza sonora nella ricerca dell’artista, noto fin dalla fine degli anni Cinquanta per la sperimentazione di differenti media come la scultura, la pittura, il film e la video installazione. La mostra fiorentina è pensata come un’esperienza totalizzante in cui le singole opere visivo-sonore, per mezzo di un programma di temporalizzazione, fanno “risuonare” lo spazio e gli elementi in esso contenuti. Tale approccio apre la questione su cosa si possa intendere per “esperienza dal vivo” in un orizzonte globale caratterizzato dalle piattaforme digitali e, oggi, anche da una pandemia mondiale che conduce l’Europa in un secondo inevitabile lockdown. L’artista descrive, a tal proposito, la sua mostra/evento di Firenze in forma di partitura musicale: “La sequenza deve essere ripetuta per due volte: prima l’opera video (proiettata nella sala grande): Snow In Vienna – 34 minuti, seguita dall’opera audio (diffusa nella seconda stanza con una cassa amplificata): Room – 6 minuti (3 minuti, ma ripetuto per due volte). L’esperienza continua con l’opera video (proiettata nella sala grande): Cityscape – 9 minuti, seguita a sua volta dall’opera sonora (diffusa nella seconda stanza con una cassa amplificata): Room – 9 minuti (3 minuti, ma ripetuti per 3 volte).”
La speciale diretta streaming di due ore non solo propone un dialogo inedito tra le opere sonore e quelle video che Michael Snow ha pensato per la mostra di Firenze, punta inoltre a creare un’esperienza unica ed originale, trasmessa online e per un pubblico virtuale.
Le opere presenti a Base a Firenze sono: Il video Snow In Vienna, della durata di 34 minuti, della regista Laurie Kwasnik che documenta un raro concerto per pianoforte che l’artista ha tenuto alla Wiener Konzerthaus nel 2012 e di cui lui è particolarmente orgoglioso. Cityscape è il video, della durata di 8,28 minuti e realizzato nel 2019, con cui Snow si è concentrato sull’orizzonte della sua città (Toronto) amplificando, per mezzo delle nuove tecnologie, i movimenti di camera –panoramica e rotazione a velocità diverse – già usati nel suo film La Région Centrale del 1971. Lo scopo è quello di attivare una percezione inedita dello skyline – permesso anche dalla colonna sonora che enfatizza e dona ritmo ai movimenti di camera – e rimanda all’energia potente che emana la città moderna. Room è l’installazione sonora di 2,16 minuti costituita da una composizione eseguita da Snow nel 2017 al pianoforte e poi diffusa, per la prima volta, in un vecchio fienile per il Festival di Leve in Spagna. Infine, per la mostra a Base l’artista propone uno speciale manifesto/edizione realizzato assemblando le immagini del suo concerto a Vienna, conferendo così alla documentazione una nuova presenza capace di far riflettere sull’importanza della condivisione del gesto del fare musica e del fare arte come se fosse sempre la prima volta.
Dal 3 dicembre la mostra sarà visibile, nel rispetto dei provvedimenti restrittivi dell’ultimo DPCM e salvo nuovi aggiornamenti, in maniera contingentata e su prenotazione in linea con la normativa vigente in termini di sicurezza.
Michael Snow (Toronto, Canada, 1928; vive e lavora a Toronto) nella sua lunga carriera ha indagato differenti media per realizzare una riflessione radicale sulla natura degli strumenti adottati, ma anche per stimolare le potenzialità percettive e interpretative del fruitore. Ha lasciato un segno indelebile nel linguaggio del cinema sperimentate già dall’opera New York Eye and Ear Control del 1964 in cui fa dialogare cinema d’animazione e immagini reali, oltre ad introdurre il suono della musica jazz come chiave di svolta narrativa. Il suo film Wavelength, che nel 1967 viene presentato a vari festival di cinema sperimentale, è considerato da subito un capolavoro. Snow nel corso degli anni Settanta (con opere fotografiche come Authorization del 1969 e Sink del 1970) indaga in direzioni differenti l’istante in cui l’oggetto della realtà viene tradotto in un’immagine. Indagine che porta avanti anche con il film Breakfast (Table Top Dolly) del 1976 – in cui la macchina da presa si avvicina al tavolo imbandito fino a spingersi oltre e comprimere tutto contro la parete – o con il quadro The Squerr (Ch’art) del 1978, in cui una griglia di linee rosse è dipinta sulla tela con distorsioni come se fosse deformata in quanto osservata da una lente. Dagli anni Ottanta, con sculture e grandi installazioni nello spazio pubblico, di cui un buon esempio è The Audience (1988/89) al Rogers Centre di Toronto, realizza al contempo un omaggio ironico e una critica antropologica al pubblico dei grandi eventi. Mentre l’evoluzione delle tecniche di intrattenimento digitali che si sviluppano dagli anni Novanta inducono Snow – con opere sonore come il vinile dal titolo The last LP del 1987 e film come See You Later, Au Revoir del 1990 dal titolo o The Solar Breath del 2002 – a proporre un suo personale concetto di spettacolarizzazione di un evento minimo e che normalmente passerebbe inosservato, oltre al far analizzare la tensione che il soggetto vive tra il “qui” e “lì” per mezzo delle piattaforme social e dalle informazioni globalizzate. Tra le molte mostre personali a cui ha partecipato l’artista recentemente ricordiamo: Closed Circuit, Guggenheim Museum Bilbao, Bilbao, Spain, 2018; Photo-Centric, Philadelphia Museum of Art, 2014; Recent Works, Vienna Secession, Vienna, Austria, 2012; Recent Snow, The Power Plant, Toronto, 2010. Mentre tra le mostre collettive sono da citare: 3D: Double Vision, Art of the Americas Building, LACMA, Los Angeles, California, 2019; Biennale de l’Image Possible, Les Chiroux, Centre culturelde Liege, Liege, Belgium, 2016; Pliure, Foundation Calouste Gulbenkian, Paris, France, 2015; Michael Snow: The Legacy of Wavelength, MoMa, New York, 2014; Builders: Canadian Biennial 2012, National Gallery of Canada, Ottawa, 2012; Essential Cinema, Toronto International Film Festival (TIFF) Light Box, Toronto, 2010.
Base / Progetti per l’arte è un’idea di artisti per altri artisti. BASE è un luogo unico per la pratica dell’arte in Italia, la cui attività iniziata nel 1998, viene curata da un collettivo di artisti che vivono e operano in Toscana e che si fanno promotori di presentare a Firenze alcuni aspetti, tra i più interessanti dell’arte del duemila. BASE è un dialogo sulla contemporaneità aperto ad un confronto internazionale. Attualmente fanno parte del collettivo di BASE / Progetti per l’arte: Mario Airò, Marco Bagnoli, Massimo Bartolini, Vittorio Cavallini, Yuki Ichihashi, Paolo Masi, Massimo Nannucci, Maurizio Nannucci, Paolo Parisi, Remo Salvadori, Enrico Vezzi. Fino adesso si sono tenute a BASE mostre di Sol Lewitt, Marco Bagnoli, Alfredo Pirri, Cesare Pietroiusti, Jan Vercruysse, Niele Toroni, Michael Galasso, Luca Pancrazzi, John Nixon & Marco Fusinato, Heimo Zobernig, Ingo Springenschmid, Paolo Masi & Pier Luigi Tazzi, Antonio Muntadas, Robert Barry, Luca Vitone, Gino De Dominicis, Liliana Moro, Claude Closky, Remo Salvadori, Pietro Sanguineti, Liam Gillick, Massimo Bartolini, Mario Airò, Eva Marisaldi, Rainer Ganahl, François Morellet, Bernhard Rüdiger, Nedko Solakov e Slava Nakovska, Olaf Nicolai, Giuliano Scabia, Kinkaleri, Steve Piccolo & Gak Sato, Rirkrit Tiravanija, Matt Mullican, Michel Verjux, Elisabetta Benassi, Pedro Cabrita Reis, Pietro Riparbelli, Simone Berti, Jeppe Hein, Gerwald Rockenschaub, Jonathan Monk, Peter Kogler, Carsten Nicolai, Surasi Kusulwong, Franz West, Tino Sehgal, Nico Dockx, Grazia Toderi, Armin Linke, Davide Bertocchi, Pierre Bismuth, Olivier Mosset, Stefano Arienti, Erwin Wurm, Thomas Bayrle, Hans Schabus, Maurizio Mochetti, Lawrence Weiner, Basetalks(!) (Gum Studio, Brown Project Space, 26cc, Sottobosco, Trastevere 259), Amedeo Martegani, Gianni Caravaggio, Piero Golia, David Tremlett, Franco Vaccari, Radicaltools (Ufo, Gianni Pettena, Archizoom, Zziggurat, Remo Buti, 9999, Superstudio), Koo Jeong-A, Christian Jankowski, Giuseppe Gabellone, Martin Creed, Ken Lum, BaseOpen (Margherita Moscardini, Francesco Fonassi, Giuseppe Stampone, Giulio Delvé, Gaia Geraci, Marcello Spada, Jacopo Miliani, Riccardo Giacconi, Jaya Cozzani/Marco Andrea Magni/Agostino Osio), Jiří Kovanda, Nicole Miller, Luca Trevisani, Richard Long, Roman Ondak, Ryan Gander, Gerhard Merz, Ian Kiaer, vedovamazzei, Karin Sander, Francesco Arena che hanno presentato progetti inediti pensati per lo spazio di BASE. Prossime mostre: Cesare Viel, Deimantas Narkevicius, Jose Davila, Simon Fujiwara, Pierre Huyghe, Rosa Barba, Adrian Paci, ….
3 dicembre / 17 dicembre 2020
gio-sab 18-20 | come vetrina
Base / Progetti per l’arte
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