Una stagione di parole che si fanno pubbliche azioni da condividere, qui ed ora.
“Se non possiamo aprire al pubblico, possiamo rendere pubbliche le nostre azioni”, una convinzione dei tre direttori artistici del teatro, l’attrice Federica Fracassi, l’autrice Francesca Garolla e il regista Renzo Martinelli, che dal 2004 gestiscono la sala di via Gaudenzio Ferrari a Milano. Un cartellone per continuare a dare il proprio contributo, gettando semi di pensiero: quando si chiudono le porte della pòlis, agire è più necessario che mai.
Focus sulla drammaturgia contemporanea, quindi, com’è nel DNA di Teatro i, per scoprire e dare spazio ad autori emergenti.
In cantiere una call pubblica rivolta a drammaturghi e la costituzione di un Comitato di Lettura, su modello dei Bureaux des lecteurs francesi e nello spirito dei Dramaturg nordeuropei, composto da diverse figure del panorama teatrale contemporaneo che saranno chiamate a individuare una rosa di testi, una biblioteca consultabile anche online. Il lavoro sui testi si articolerà, inoltre, in letture disponibili in podcast, realizzate con il coinvolgimento di attrici e attori.
Parallelamente Teatro i dialogherà con artisti della scena contemporanea e chiederà ad alcuni drammaturghi professionisti di riflettere sul tema della stagione costruendo un testo collettivo che verrà realizzato a puntate.
Le iniziative e le figure coinvolte saranno annunciate in modo specifico a partire da dicembre. Segue il manifesto poetico della stagione.
MANIFESTO POETICO
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Non c’è niente come un mondo a porte chiuse per fare del mondo un luogo in ordine. Se le strade sono vuote non c’è alcun fracasso. Non entra niente da finestre sigillate. Nessuno corre il rischio di cadere, né affronta il pericolo dell’incontro. Il disordine è interiore, la lingua ammutolita, degli abbracci e dei litigi nessuna traccia. Pare che, se si potesse fotografare dall’alto, un mondo serrato con doppio giro di chiave apparirebbe sì privo di esseri umani, ma molto rigoglioso. La natura si mangia uomini, case e città, a lungo andare. E potrebbe non essere male. Spostando il punto di vista, con la nostra ritirata dalla superfice terrestre, forse, lasceremmo spazio a ciò che effettivamente deve fiorire. Persino quando si è terrorizzati da una pandemia o della perdita di libertà, cambia tutto se si cambia prospettiva. E pare che il 2020 stia chiedendo a gran voce di essere guardato da un’altra angolazione e di leggere per bene il presente, dato che il futuro potrebbe finire per appartenere solo agli alberi.
Bene, ci siamo, ci sembra proprio il momento giusto per aprire il sipario.
Più sarà necessario abbassare le serrande, più scaveremo buchi nel muro. Vie di fuga al pensiero e feritoie abbastanza grandi da fare passare parole. Perché le parole sono azioni, per noi. Tutti gli anni, da quando Teatro i esiste, abbiamo scritto un manifesto che individuasse i temi e gli spunti della nostra stagione, una traccia da seguire anche al buio, anche quando il lavoro si faceva particolarmente difficile, anche quando ci sembrava di essere rami fragili in un bosco particolarmente intricato e spaventoso.
Così, ci siamo detti, perché non farlo oggi? Siamo chiusi, impauriti, forse invisibili, arrabbiati. Ma ci siamo. E se non possiamo aprire al pubblico, quello che possiamo sicuramente fare è rendere pubbliche le nostre azioni. Quindi, benvenuti nella stagione 2020/2021 di Teatro i. La realtà sta bussando forte alla nostra porta. E abbiamo deciso di aprirla. A noi, no, non piace un mondo tutto in ordine. Tanto la natura vincerà comunque, prima o poi. E il nostro tempo è questo.