In questi giorni di quasi reclusione siamo più o meno tutti alla ricerca di qualcosa che ci faccia passare il tempo tra le quattro mura di casa senza perdere il bene dell’intelletto. Penso che guardare questa serie, in questo periodo storico, sia una mossa geniale da tentare. Netflix ha puntato su un cavallo vincente: la miniserie “La Regina degli Scacchi”, ideata da Scott Frank e Allan Scott.
Sì, lo so! Sono solo sette episodi, che solitamente bastano appena per imbastire il sostrato di una storia, ma vi posso assicurare che sono stati più che sufficienti per dipingere la straordinaria vita di Elizabeth “Beth” Harmon.
Ora vi chiedo: cosa vi aspettereste da una donna, o peggio ancora, da un’orfana vissuta a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60 nel cuore degli Stati Uniti? Io direi che, se tutto va bene, vedo nel suo futuro lezioni di buone maniere, economia domestica, tanta cucina, una macchina da cucire, figli, pannolini e soprattutto un uomo a cui immagino si dedicherebbe con tutta sé stessa in cambio di affetto e protezione. Niente di più sbagliato!
La nostra Beth, tra le tante sfortune, scopre subito il suo punto di forza ovvero il fatto di essere un prodigio degli scacchi sin dalla più tenera età. Da subito questo gioco diventa la sua grande ossessione. Nonostante si stia parlando di un personaggio letterario, nato dalla penna di Walter Tevis, ho apprezzato molto il concetto di forza che l’autore vuole trasmettere attraverso questa donna. Non vorrei che pensaste che al mondo manchino scacchiste professioniste, di certo ne esistono e potrebbero sfidare chiunque, ma in questo caso lo scrittore ha semplicemente preferito ideare la sua Gran Maestra e la sua storia.
Beth non ha bisogno di urlare per farsi ascoltare, non ha neanche bisogno di provocare in alcun modo per farsi valere. In un mondo quasi completamente al maschile la sua strategia, per essere considerata sullo stesso piano dei suoi sfidanti, sta nell’essere capace di riconoscere la forza del proprio talento e, soprattutto, di saper stare da sola. La solitudine è la sua più grande alleata. Beth non si piega al bisogno di piacere agli altri, non accetta di cercare conforto tra le braccia di un uomo quando si trova in difficoltà ed è in grado di affrontare la vita da sola. Sono gli uomini ad essere travolti dalla sua sicurezza, a non sapere come reagire di fronte alla sua straordinaria persona inchiodati dalla sua indipendenza emotiva. Beth è la colonna di sé stessa. Certo, non è perfetta. Spesso affronta i propri demoni cercando sollievo nell’alcool o nelle pillole, ma altre volte riesce a trovare il modo di reagire da sola o grazie all’aiuto di qualche buon amico.
L’amicizia, infatti, gioca un ruolo fondamentale, soppiantando il tema dell’amore, che spesso è accostato alla figura di una protagonista femminile.
Guardando questa serie mi sono tornati alla mente tanti ricordi! Quando ero piccola, all’incirca alla stessa età della nostra Beth, scoprii la scacchiera e il suo funzionamento grazie alla grande pazienza di mio padre. Al tempo la tecnologia non era sviluppata come oggi, così un giorno il poveraccio, non sapendo più come intrattenermi, pensò bene di insegnarmi qualcosa di nuovo e mi mise davanti una bellissima scacchiera. Ero ammaliata dalla forma dei pezzi. Mi insegnò a giocare, a controllare il terreno di gioco, ma ahimè non sono mai stata capace come Beth. Ogni volta che mio padre toccava il cavallo di donna, sapevo di non avere scampo. Non ho mai intravisto più di due o tre mosse oltre a quella che stavo giocando. Tuttavia non importa diventare un Grande Maestro per capire che alcuni meccanismi della vita sono molto simili ad una partita a scacchi. Alcune vicissitudini possono essere paragonate ad eventi che si verificano in funzione di mosse e contromosse. Ovviamente non funziona per tutto e spesso i fatti umani contengono molte più variabili di quelle che si vengono a creare con i 32 pezzi della scacchiera, ma a volte questa modalità di pensiero permette di evitare problemi nonché di prevedere alcuni eventi. Avete presente il famoso “Te l’avevo detto”? Secondo me chi lo dice spesso potrebbe essere un buon giocatore di scacchi. Certo non si diventa mai degli indovini, ma saper valutare gli eventi garantisce senz’altro un vantaggio.
Quindi mi permetto di darvi un consiglio: non fermatevi a gustarvi questa serie squisita, ma prendete una scacchiera e iniziate a giocare. Ingannerete il tempo che passerà in un lampo. Imparate cosa rappresentano quei 16 pezzi, come si muovono e ad essere sicuri di quel che fate, vada come vada. Spero che proverete una grande soddisfazione e un po’ di gioia in questo periodo triste in cui siamo inciampati.
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Credits:
Ideatore Scott Frank, Allan Scott
Regia Scott Frank
Soggetto Walter Tevis (romanzo La regina degli scacchi)
Sceneggiatura Scott Frank
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Interpreti e personaggi
Anya Taylor-Joy: Beth Harmon
Bill Camp: William Shaibel
Moses Ingram: Jolene
Christiane Seidel: Helen Deardorff
Rebecca Root: Miss Lonsdale
Chloe Pirrie: Alice Harmon
Akemnji Ndifornyen: Mr. Fergusson
Marielle Heller: Alma Wheatley
Harry Melling: Harry Beltik
Patrick Kennedy: Allston Wheatley
Jacob Fortune-Lloyd: Townes
Thomas Brodie-Sangster: Benny Watts
Marcin Dorociński: Vasily Borgov
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Doppiatori e personaggi
Veronica Benassi: Beth Harmon
Stefano Alessandroni: William Shaibel
Giulia Franceschetti: Jolene
Chiara Colizzi: Helen Deardorff
Barbara Castracane: Miss Lonsdale
Eva Padoan: Alice Harmon
Valeria Vidali: Alma Wheatley
Flavio Aquilone: Harry Beltik
Sergio Lucchetti: Allston Wheatley
Daniele Giuliani: Townes
Stefano Broccoletti: Benny Watts
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Fotografia Steven Meizler
Montaggio Michelle Tesoro
Musiche Carlos Rafael Rivera
Produttore Marcus Loges, Mick Aniceto
Produttore esecutivo William Horberg, Allan Scott, Scott Frank
Casa di produzione Flitcraft Ltd, Wonderful Films