Quando Giuseppe Verdi decise di comporre l’“Otello” era in un momento della sua vita in cui aveva ottenuto tutto: denaro, successo e fama. Nel pieno di questa realizzazione, dopo la rappresentazione della magnifica “Aida” (1872), il compositore sentì di fatto la necessità di lasciare spazio alle nuove correnti musicali che si stavano distaccando dal suo modus operandi. Ma era ancora troppo presto: l’incontro con Arrigo Boito risvegliò in Verdi l’ispirazione per un nuovo modo di intendere il melodramma, più scorrevole e libero dai numeri chiusi; in cui la musica si costituisce di un proprio spessore drammaturgico conferendo ancor più significato al testo e ai personaggi originali, creati da William Shakespeare. Così l’“Otello” venne portato in scena nel 1884.
Nella serata del 30 novembre Rai 5 ha trasmesso questa magnifica opera dall’influenza wagneriana consentendo al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino di non rinunciare alla presentazione del nuovo allestimento, che ci sarebbe dovuta essere la sera stessa. Con il supporto scenografico di Guido Fiorato, Valerio Binasco avvolge il suo “Otello” in un manto di oscurità che si insinua in ogni angolo del palcoscenico e che diviene vettore di un presagio, sempre più papabile dal momento in cui Jago gli dà il volto della gelosia («È un’idra fosca, livida, cieca, col suo veleno sé stessa attosca, vivida piaga…»). Le scene si tramutano dunque nel riflesso dell’animo del protagonista: una sua piccola componente è rischiarata e protetta dalle mura di un’abitazione – nello specifico si allude ai suoi contorni poiché, durante i concertati, è visibile solo una parete –; mentre la parte restante è gradualmente inghiottita e logorata dal dubbio, dal sospetto finendo per assumere le connotazioni di un cimitero. Il «Moro di Venezia» – o forse sarebbe meglio dire il «Non Moro» – è interpretato da Fabio Sartori: artista dal timbro solido, chiaro ed elastico, che si predispone con naturalezza alle non poche parti “ostiche” dell’opera. Il tenore trevigiano dimostra una notevole incisività vocale, che però non trova una sua corrispondenza sul piano scenico: il suo Otello tende di fatto a non essere sopraffatto violentemente dalla sua gelosia, ma piuttosto ad arrendervisi con rassegnazione. Al suo fianco Marina Rebeka conferma le sue doti vocali e interpretative regalandoci una Desdemona ricca di pathos, pienamente coinvolgente – soprattutto nell’atto finale –, che trasforma le sfumature della sua voce consistente in filtri del cuore drammaturgico del dramma. Lo Jago di Luca Salsi si eleva significativamente a protagonista dell’opera possedendo fin dalla prima scena il palcoscenico per capacità vocale e scenica: la robustezza del timbro del baritono comprova la sua indubbia appartenenza e pertinenza al repertorio verdiano; allo stesso modo, l’identificazione di Salsi nel personaggio appare veritiera a tal punto da risultare onnipresente – sotto la forma del seme della discordia –, anche quando effettivamente non è in scena.
Riccardo della Sciucca ci regala un Cassio convincente, preciso e ben misurato nell’emissione come nell’interpretazione: la limpidezza della voce si asserva a una restituzione del ruolo, oserei dire, innocente; che ben ne rispecchia il carattere da “manipolato”. Altrettanto degni di nota si sono dimostrati il Roderigo di Francesco Pittari e il Lodovico di Alessio Cacciamani, la cui incisività tecnica ha fatto sì che ben si amalgamassero e, allo stesso tempo, si distinguessero al fianco dei protagonisti. Decisamente valido è il Montano di Francesco Milanese, mentre l’Emilia di Caterina Piva, per quanto comunicativa da un punto di vista interpretativo, non risulta sempre sicura vocalmente nel registro più basso. Infine, completa il cast come Araldo Francesco Samuele Venuti.
Zubin Mehta asserva alle sue capacità direttive la musica verdiana regalando al pubblico da casa un “Otello” ugualmente descrittivo ed evocativo. Mi è piaciuto dunque pensare che, insieme agli archetti sbattuti dai musicisti dell’orchestra sui leggii, ci fosse anche lo scroscio di approvazione degli applausi del pubblico; così un po’ di tristezza se ne va.
Per chi si fosse perso la prima visione di ieri, su RaiPlay potete ritrovare la rappresentazione:
https://www.raiplay.it/programmi/otellomaggiomusicalefiorentino
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Artisti
Maestro concertatore e direttore
Zubin Mehta
Regia
Valerio Binasco
Scene
Guido Fiorato
Costumi
Gianluca Falaschi
Luci
Pasquale Mari
Otello
Fabio Sartori
Desdemona
Marina Rebeka
Jago
Luca Salsi
Cassio
Riccardo Della Sciucca
Roderigo
Francesco Pittari
Lodovico
Alessio Cacciamani
Montano
Francesco Milanese
Un araldo
Francesco Samuele Venuti
Emilia
Caterina Piva
Coro, Coro delle voci bianche e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro e del Coro delle voci bianche Lorenzo Fratini