In questo nefasto periodo pandemico, mi sono imbattuta qualche giorno fa nella scoperta di un sito internet (ovviamente internet, tutti gli altri siti, tra cui quelli archeologici sono chiusi ormai) per accedere alla visione di alcuni spettacoli teatrali. Digitando quindi il link www.ontheatre.tv l’appassionato represso di teatro rinchiuso a casa e senza possibilità di sedersi in una platea può permettersi il lusso di portare il palcoscenico nel proprio televisore. Certo, si sa, il teatro in tv non è il massimo, anzi… ma non c’è altra possibilità. Per questo ritengo che sia essenziale usufruire di determinati servizi (ci sono tante altre piattaforme attraverso le quali è possibile portare il teatro nelle proprie abitazioni) perché è l’unico segnale per dire a se stessi e agli altri “il teatro non è morto!”
È un segnale di ribellione verso la politica che considera la cultura l’ultima ruota di scorta, neanche quella che ci portiamo nel bagagliaio, ma proprio quella abbandonata in garage. Si parla quotidianamente di aiuti ai ristoranti, giustissimi certamente, ma il teatro? Il cinema? Le fondazioni e associazioni che si occupano di produrre arte con la “A” maiuscola, a quelle chi ci pensa? Sembriamo un paese che sta fisso a mangiare ed abbuffarsi nei locali, ma in realtà l’uomo ha bisogno anche di un altro tipo di pane quotidiano. E allora sta a noi non dimenticare l’arte, a noi cittadini. Per questo consiglio a chi è del mio parere di usufruire di OnTheatre; si tratta di una piattaforma che propone spettacoli on-demand. È a disposizione di ogni attore che può caricare il proprio lavoro acquistabile dallo spettatore a poco più di 3 euro. Interessante il fatto che l’acquirente non è costretto a vedere lo spettacolo nel momento del pagamento, ma avrà a disposizione alcune settimane per digitare play.
Ho deciso di vedere Sottopelle di e con Giulia Vannozzi. Lo spettacolo è stato vincitore del bando Arci in scena e di Actors and Poetry Festival 2018. Si tratta di un monologo in cui la Vannozzi interpreta Isa Benelli, una donna come tante, dalla vita banale, un marito, due figli, tentativi più o meno fortunati di barcamenarsi con il lavoro, una panda. Non è felice, come tante, insoddisfatta e malinconica probabilmente verso un passato più spensierato, ormai l’età delle giovani follie è giunto al termine da tempo. Il sogno di vivere in una comune fricchettona, in campagna, è seppellito a metri sottoterra e lei sottopelle nasconde un segreto, inizialmente uno e poi diventano due, e i segreti possono venire smascherati nel momento che sopra la pelle, invece, le compaiono delle macchie. Isa tradisce il marito; per pura casualità ha incontrato un uomo, bello, bello come il sole, e stanca e sconsolata decide di abbandonarsi a quell’abbraccio, di tuffarsi in vecchie emozioni che pensava ormai impossibili per lei, madre, moglie, incasinata con la vita e questioni pratiche di ordine quotidiano. E non si sente neanche in colpa. Purtroppo non tutte le storie reali hanno il lieto fine e dopo essere stata abbandonata da questo amante dovrà fare i conti con quello che crede che lui le abbia lasciato. E così Isa comincia un calvario di mesi nei quali dovrà fare un percorso interiore nelle proprie angosce e paure per arrivare a prendere la decisione giusta, quella che poi è la più ovvia e banale.
Si tratta di uno spettacolo pensato in occasione della giornata mondiale per la lotta all’AIDS e per affrontare il tema Giulia Vannozzi lo fa attraverso un monologo graffiante, ironico e a tratti anche molto divertente. Non si abbandona a racconti pietosi e melodrammatici, ma lo fa con leggerezza, quella leggerezza però che riesce ad entrare dentro le tematiche in modo sottile e consapevole. Il suo personaggio è una donna profondamente angosciata, persa, ma allo stesso tempo capace di redenzione e di coraggio. È proprio questo il bello: è una donna come tante…come potremmo essere anche noi. Vale la pena vedere lo spettacolo anche solo per l’interpretazione della Vannozzi, è bravissima, riesce a reggere un monologo di un’ora e mezza come se fosse la cosa più semplice al mondo, con grande leggerezza e fluidità, senza mai far calare l’attenzione del pubblico verso quello che ci vuole confessare il suo personaggio. Il finale rimane aperto, ma ci lascia la speranza di poter finalmente dire “e vissero tutti felici e contenti” e se non proprio sempre, come nella vita vera, almeno ci si impegna ad esserlo spesso.
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Di e con Giulia Vannozzie con la cura e l’amore di Francesco Niccolini con il sostegno del Festival Montagne Racconta e di LILA TOSCANA Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS – sezione ToscanaRegia video Francesco SalvadoriFonico di messa in onda Marco Gorini