Al 15esimo Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia, che si svolgerà dal 23 luglio al 1 agosto, Germaine Acogny presenterà in Prima Italiana il suo ultimo Assolo “Somewhere at the beginning”, un viaggio che tocca temi sensibili, intrecciando attimi di vita privata e collettiva, mentre Oona Doherty propone in Prima per l’Italia “Hard to Be Soft – A Belfast Prayer, sua seconda celebratissima opera.
La proposta lungimirante del nuovo Direttore del settore Danza della Biennale di Venezia, Wayne McGregor, successore di Marie Chouinarde, coreografa canadese, con l’approvazione del Consiglio di Amministrazione, delibera l’attribuzione del Premio del Leone d’Oro alla Carriera, alla coreografa franco-senegalese, Germaine Acogny e alla irlandese Oona Doherty, il Premio Leone d’Argento, sulla scia d’importanti autori che hanno scritto pagine coreografiche indelebili raccontando la storia, la società, il costume, di un’umanità contemporanea, varia e spesso avariata, con le proprie virtù, vizi, stereotipi e archetipi.
In passato, per citarne alcuni, il Leone d’Oro era stato assegnato a Merce Cunningham (1995), Carolyn Carlson (2006), Pina Bausch (2006), Jiri Kylian (2008), William Forsythe (2010), Sylvie Guillem (2012), Steve Paxton (2014), Anne Teresa De Keersmacker (2015), Maguy Marin (2016), Lucinda Childs (2017), Meg Stuart (2018), Alessandro Sciarroni (2019), La Ribot (2020). Mentre il premio Leone d’Argento, attribuito a promesse della danza o istituzioni capaci di fare crescere e sostenere nuovi talenti, come al Performing Arts Research and Training Studios di Anne Teresa De Keersmaker (2010), Michele Di Stefano (2014), Dana Michel (2017), Marlene Monteiro Freiras (2018), Steven Michel e Theo Mercier (2019), Claudia Castellucci (2020).
Le parole estratte dalla motivazione che premia Germaine Acogny, riconosciuta come la madre della danza contemporanea africana, pone la sua consapevolezza nelle profonde radici della terra, dove tutto ha avuto inizio per l’intera umanità.
Così recita… “è un’artista di altissima qualità e massima integrità. Il suo contributo alla formazione nella danza e nella coreografia dei giovani dell’Africa occidentale e l’ampia diffusione del suo lavoro nel Paese d’origine e nel mondo, hanno fatto di lei una delle voci autonome, che più hanno inciso sullo sviluppo dell’Arte della Danza. La Acogny crede nel potere della danza di cambiare la vita delle persone e si è sempre impiegata a condividere la sua passione come atto di trasformazione e rigenerazione”.
Un impegno da demiurgo che trova il potere nell’autoguarigione, con consapevolezza e studi approfonditi anche in Occidente, e al fianco di figure e mentori, capaci di integrare trasversalmente non solo tecnica, ma esperienza emotiva di culture altre. Un esempio prestigioso è la scuola Mudra Afrique, fondata da Béjart, e da lei diretta dal 1977 al 1982, voluta dall’allora Presidente-poeta del Senegal, Lèopold Sèdar Sénghor, sviluppando una tecnica originale di fusione e inclusione.
Con il marito Helmut Vogt, la Acogny crea l’Ecole de Sables, un Centro Internazionale di Danze Tradizionali Africane e Contemporanee, situato a Toubab Dialow in Senegal e inaugurato nel 2004, costituendo la sua Compagnia JANT-BI con produzioni e tournée internazionali, e collaborazioni prestigiose: Béjart, Susanne Linke, Olivier Dubois.
Altrettante sono le onorificenze a lei assegnate: dalla Repubblica Francese, Chevalier de l’Ordre du Merite, Officier et Commandeur de l’ordre des Arts et Lettres, così pure a Lion. Due volte premiata con il Bessie Award per la migliore interpretazione dell’Assolo Mon e lue noire-sacre #2. A Germaine Acogny è dedicata una delle puntate del format Dance, perché balliamo, su SKy Arte nel 2019.
Al suo opposto la giovane trentaquattrenne Oona Doherty, nord-irlandese di Belstaf, premiata con il Leone d’Argento, si propone, impone, nel panorama della danza contemporanea, rompendo gli schemi, attraversando in linea retta le correnti gravitazionali, di una geometria appresa dagli studi e le forti basi tecniche conseguite presso St Louise’s Comprehensive College di Belstaf, al London Contemporary Dance School, l’University of Ulster e LABAN, lavorando in Compagnie internazionali, quali: T.r.a.s.h. dance/performance group (Paesi Bassi), Abattoir Fermé (Belgio), Veronika Riz (Italia), Emma Martin/United Fall, Enda Walsh e Landmark Productions (Irlanda). Ha conseguito già numerosi premi per le sue coreografie in cui spesso include anche non-danzatori delle comunità locali. Intuitiva e istintiva, affronta senza tanti fronzoli, temi di identità, genere e religione, tenuti sempre soffocati dai tabù di un pensiero collettivo di una umanità ancor oggi schiava di preconcetti, di cui oggi attraverso il linguaggio della danza si cerca di sdoganare e liberare dai pregiudizi.
…“l’Arte è dentro di noi, e verrà fuori sempre”…