Con Die tote Stadt (La città morta), uno psychothriller musicale sulla difficoltà di lasciarsi andare e la necessità di farlo, il regista canadese Robert Carsen ha debuttato nel 2018 alla Komische Oper Berlin insieme al Generalmusikdirektor Ainārs Rubiķis. I ruoli principali erano consegnati a Sara Jakubiak, il New York Times ha tessuto le lodi della sua “voce incredibilmente morbida e vellutata”, e Aleš Briscein, recentemente festeggiato alla stessa Komische Oper come Lenskij in Evgenij Onegin.
La Komische Oper ripropone adesso questa importante produzione, disponibile in streaming fino al 28 Marzo.
Dopo la morte della moglie Marie, Paul si è completamente ritirato dalla vita e ha mutato una stanza della sua casa di Bruges nel “tempio di ciò che è stato“. Isolato dal mondo esterno vive unicamente nella memoria della cara estinta, quando un giorno appare la ballerina Marietta, che assomiglia in maniera straordinaria alla defunta Marie. Paul se ne innamora, anche se in fondo desidera soltanto riportare in vita la moglie scomparsa. Si immerge sempre più a fondo in questo suo amore ossessivo fino alla catastrofe finale. O forse era tutto un sogno? Un’illusione dell’inconscio? Quale segreto si nasconde dietro la morte della donna amata?
Questo capolavoro tardo-romantico del ventenne Korngold ci conduce nelle profondità dei meandri insondabili dell’inconscio. L’opera è basata sul romanzo Bruges-la-Morte (1892) dello scrittore belga Georges Rodenbach, la cui morbosità e ambiguità simbolica rimandano lo spirito decadente fin de siècle. Con Die tote Stadt Korngold fece nel 1920 un debutto fulminante nel mondo dell’opera e divenne insieme a Richard Strauss uno dei compositori più rappresentati sui palcoscenici di lingua tedesca, prima che i nazionalsocialisti mettessero bruscamente fine alla sua carriera. Negli ultimi decenni l’opera di Korngold ha finalmente vissuto la rinascita che meritava.
https://www.komische-oper-berlin.de/programm/a-z/die-tote-stadt/