Movin’ è l’ultimo progetto discografico di Urban Fabula, ensemble nato nel 2010 e formato dai musicisti siciliani Alberto Fidone (contrabbasso), Peppe Tringali (batteria) e Seby Burgio (pianoforte). Pubblicato a fine 2020 su piattaforme digitali e in formato fisico, il disco è stato prodotto da Riccardo Samperi e pubblicato da TRP Music. Gli otto brani di Movin’ sono tutte composizioni originali dei tre musicisti ad eccezione di Englishman in New York, tributo al musicista britannico Sting.
Il disco si colloca in quella corrente musicale che affianca a un’anima jazz elementi stilistici tipici della musica contemporanea e popolare, in particolare in Movin’ è facile percepire assonanze e influenze derivanti dalla musica latina e mediterranea. Il disco è stilisticamente variegato e tutti i brani risultano piacevoli e alternano strutture complesse ad altre più classiche, i disegni ritmici e melodici non sono intricati e si prestano sia ad un ascolto attento che ad uno più disimpegnato. Già ad un primo ascolto, emerge una buona alchimia tra i tre musicisti di Urban Fabula e una grande attenzione alla struttura dei brani e alla qualità del suono.
Il disco si apre con Value of Duty, una piccola suite dalla quale traspare immediatamente la cifra stilistica dell’album. Questo brano strutturalmente complesso alterna momenti tematici solari a melodie cupe e sezioni di tensione e grande complessità ritmica ad altre più elementari.
Il secondo brano, Circle, è invece un crescendo di elementi che si intrecciano gli uni sugli altri. Un pianoforte malinconico apre il brano, poi affiancato dal contrabbasso e da una timida batteria, infine il tutto esplode in una grinta misurata e quasi matematica.
Yoro è forse il brano più complesso da digerire di Movin’: in questo brano l’esposizione tematica incalzante e lo sviluppo del materiale musicale è inframezzato da un monologo in lingua mandinka (un dialetto africano) di Yoro Ndao, ospite per questo pezzo.
Opportunity the Rover è un pezzo meditativo che stilisticamente ricorda molto il cool jazz, qui il pianoforte duetta con un contrabbasso suonato con l’arco che accompagna e interviene anche nell’esposizione del tema.
Il quinto brano, Jet Lag, è il più carico del disco, quasi schizofrenico se comparato al resto del materiale. Complice di questo carattere groove e funk è anche l’utilizzo del piano Rhodes usato da Seby Burgio.
Manu assieme a Cubanito sono i brani dove è più chiara l’influenza latino-americana. Questi sono brani solari dove il pianoforte e la sezione ritmica si intrecciano in un dialogo vivace e ballabile. In Manu è ospite anche il coro di voci bianche del C.E.S.M. (Centro Etneo Studi Musicali) di Aurora Leonardi. Caratteristica di Cubanito è invece una rielaborazione delle clave, pattern ritmico di sette pulsazioni tipico della musica cubana.
Englishman in New York chiude il disco e, come anticipato, è una riedizione sognante e ad ampio respiro della celebre canzone del cantautore britannico Sting.
Nel suo complesso il disco è piacevole, soprattutto grazie ad alcune chicche come Value of Duty, Manu e Cubanito, pezzi che invitano ad essere riascoltati più e più volte. Altri brani invece, anche dopo un ascolto attento e ripetuto risultano dimenticabili: forse una maggiore uniformità stilistico-strutturale dei pezzi avrebbe giovato al disco nel suo complesso.
———
Musicisti:
Alberto Fidone – Contrabbasso
Peppe Tringali – Batteria e Voce
Seby Burgio – Pianoforte e Fender Rhodes
Collaborazioni:
Yoro Ndao – Voce (Yoro)
Coro di voci bianche del Centro Etneo Studi Musicali – Voci (Manu)
Brani:
1. Value of Duty
2. Circle
3. Yoro
4. Opportunity the Rover
5. Jet lag
6. Manu
7. Cubanito
8. Englishman in New York