Il prezioso libro Volo nell’arte (Guido Miano Editore, 2021) della poetessa Wanda Lombardi, capace subito di attrarre lo sguardo e l’attenzione grazie ai colori in copertina che ammiccano al lettore, racchiude in sé un duplice percorso: da un lato si procede incoraggiati dalle parole e dalla lettura, dall’altro si ha l’impressione di percorrere il corridoio di una galleria d’arte e si è indotti, qua e là, a soffermarsi, a osservare, a contemplare. Due linguaggi artistici, due viaggi si presentano come fossero la medesima evasione dal grigiore dei giorni, dalle incertezze del tempo. L’arte è terapia, in questo caso la dose benefica è raddoppiata e non prevede effetti collaterali spiacevoli.
Scorrere le righe è piacevole. Volendo approfondire, diventa un invito a ritornare alla conoscenza di pittori e correnti pittoriche. E’ una piacevole occasione di studio presentato nel linguaggio d’amore, ben più lieve e profondo di quello dei testi di scuola. Dalle rime emerge un’artista trasformista, che, mentre dedica il pensiero a grandi pittori, ne accoglie e diffonde la voce, come una singolare musa medium fra lemma e tratto. Atmosfere dense dal passato trasmettono la propria eco, provengono con tutta evidenza da studi assimilati, fatti propri e trattenuti con l’amore di chi ne riconosce il valore.
L’Autrice sa mostrare meglio di una guida: è possibile leggere un po’, poi chiudere gli occhi e guardare: immediatamente si è trasposti nel quadro, nella scena in questione. Chi ha paura dei viaggi nel tempo e nello spazio non dovrebbe accostarsi al libro. Per gli appassionati, invece, non c’è bisogno di preparazione alcuna. La guida è abile, fa compiere il tragitto senza strapazzare. E com’è bello addentrarsi nel palazzo degli zar (si legga la lirica Una scultura del Canova, p. 13), salirne le scale, vedere senza essere visti. Quale sublime e accessibile fuga di evasione in un mondo fatto come scrigno di sola bontà. Se si è in grado di silenziare i suoni dentro e fuor di sé, sarà possibile udire musica finalmente, quella degli strumenti più raffinati, mettendo al bando una buona volta quel rumore che imperversa con fare aggressivo nei nostri ambienti, come pure il brusio dell’ansia che spesso scandisce il ritmo del nostro animo recalcitrante alla distensione autentica.
Le rime sciolte sono in parte tridimensionali, perché sollecitano anche il tatto, permettono di toccare, come nessuno in un museo o in un palazzo reale oserebbe fare! Qui si può! Ci troviamo in gita al parco delle meraviglie per menti fini. Pagina dopo pagina si assume linfa vitale, nutrimento scelto così difficile da trovare nei nostri mercati più avvezzi ai cibi spazzatura.
Può capitare di sentirsi stretti fra le proprie quattro mura e di avvertire l’esigenza di lasciarsi rigenerare dalla bellezza. Non tutti dispongono di una villetta immersa nel verde e affidata alle cure di un giardiniere. La Nostra ci viene incontro, accogliendoci fra i gerani (Nella musica, p. 14) e insegnandoci a percepirne il profumo, mentre l’udito cede al genio della musica, di cui si odono in sottofondo le note, mentre danzano in movimenti familiari, ma mai di disturbo.
A tratti, scorrendo le pagine, ci si riscopre disponibili a lasciar andare tutto per tuffarsi un po’ nella natura, un po’ nella cultura. Mentre si naviga in questo mare e si è dolcemente cullati dalle sue onde, ci si rende conto senza alcun dispiacere di aver lasciato ogni peso sulla battigia.
Tutto arriva a chi legge con straordinaria delicatezza, non c’è violenza, non si riceve alcuna passione smodata, non aleggia alcuna rivendicazione: si respira serenità, mentre si ricorda, mentre si sperimenta, mentre si decide. Regna l’armonia, come se fosse l’unica costituzione in questa città retta dal consesso delle belle arti, tutte sedute in pieno accordo al parlamento. Chi è sottoposto al loro governo guadagna il piano superiore, quello che intuisce e mostra ciò che conta veramente. Il resto? Semplicemente non c’è, non può entrare, non ha le carte in regola.
Nell’era del neon torniamo ad apprezzare la luce fioca, che rende magiche le atmosfere, richiama alla memoria il valore dell’intimità: i sensi si aguzzano per cogliere ciò che normalmente sfugge. Non è opportuno alzare la voce, negli ambienti descritti si ode anche il sussurro, l’antico non passa di moda, ogni traccia è valorizzata per la sua qualità.
La poesia che sceglie di farsi commento alla pittura compie un’opera di umiltà, cede il passo, riconosce il primo piano all’immagine che ha ispirato qualcun altro e la segue, come una ricamatrice potrebbe fare intorno a un disegno già realizzato sulla stoffa. E’ un passo a due, in cui Wanda Lombardi accetta di lasciarsi condurre. E i lettore seguono, imparano i passi, li muovono, prima più lentamente, poi più speditamente possono apprenderne il criterio, e, magari, a loro volta, diventeranno più attenti scrutatori dei tanti quadri in cui s’imbatteranno, tele, affreschi, ma anche fotografie, oppure volti viventi.
Non vanno ignorati i temi spirituali che si scorgono in alcuni componimenti e che non indugiano nel passato, non si soffermano nel momento della prova, ma guardano più in là, al cambiamento prodotto in positivo, come slancio verso il futuro:
… guarda sempre oltre l’orizzonte,
oltre le scontate cose,
e scorgerai lontano un segno
a indicar tua crescita interiore.
Accetta; nulla v’è di migliore
(Colloquio con l’anima, p. 24).
In questo caso la voce proviene da un disegno destinato a rimanere cangiante e misterioso, ma presente in ciascuno. E’ ciò che chiamiamo anima.
La poetessa ci invita con leggiadria, in maniera indiretta ma evidente, ad ascoltare. Tutto parla, tutto ha una voce, l’importante è individuare la frequenza giusta, quella che permette di distinguere i suoni e di realizzare che ogni creatura è degna di parola, e, di conseguenza, anche di ascolto.
Vale la pena di soffermarsi su ogni singolo componimento raccolto nel libro, ma è bello pure non lasciarsi sfuggire l’occasione di contemplare le immagini, lasciarsene ispirare, stabilire una connessione che porti lontano, che ci riconduca alla vita di sempre con un arricchimento in più, con un respiro in più di vita. E’ una bella opportunità abbeverarsi di questa eleganza, di questi toni lievi, così restii a farsi trovare altrove. Lasciamoci scolpire il cuore da queste parole e dalle immagini di tanti, diversi, pregevoli pittori. La forma che potremo acquisire ci piacerà e ci farà piacere senz’altro più di quella che recavamo in precedenza, più amorfa, più appesantita, più stanca. C’è vita in queste pagine, ci sono luoghi con i loro nomi, ma si intravedono anche i nomi di quelli che saremo, di quelli che verranno, di chi rivela il proprio nome, ma, contemporaneamente, lo supera.
Di struggente e particolare attualità lo spazio dedicato alla speranza dell’emigrante (Inseguire la speranza, pp. 42-43) e all’indifferenza sociale che non si cura del dolore altrui (L’indifferenza, pp. 56-57). E’ salutare rivolgere lo sguardo e continuare a concentrarlo nei dipinti accanto alle poesie: sarà impossibile per ciascuno non riconoscersi al loro interno. E la meraviglia di ritrovarsi lì, proprio lì e non altrove, provoca dolore, una sofferenza che ci scuote e ci riconduce a sperare e a non preservare alcuna distanza, almeno nei sentimenti, onde non renderci prigionieri dell’illusione che non ci fa riconoscere come eterni migranti e, a nostro turno, vagabondi senza fissa dimora.
Ada Prisco