Harmonices Mundi (Le armonie del mondo) è un trattato in cinque capitoli del 1619 in cui Johannes Kepler discute alcune analogie fra l’armonia musicale, la congruenza nelle forme geometriche e i fenomeni fisici, dedicando i primi due capitoli alla geometria e all’architettura, gli ultimi due alla metafisica e all’astronomia (qui si trova l’enunciazione della sua terza legge sul moto dei pianeti) e il terzo, quello mediano, alla riflessione teorico-musicale assegnando a questo capitolo la funzione di raccordo tra la “speculazione astratta” della geometria e la concretizzazione degli archetipi geometrici nel mondo fisico. È in questo capitolo che la teoresi di Keplero assume la struttura di un vero e proprio trattato musicale sul modello di quelli rinascimentali, dove la “musica speculativa”, dedicata alla teoria delle consonanze e alla loro deduzione geometrica precede la “musica activa”, dedicata all’esecuzione nei suoi generi e modi. Così facendo, il pensatore tedesco elabora una sorta di cosmologia trasformando quest’universo di discipline in un cosmo (κόσμος, “ordine”) regolato matematicamente. Tramite il numero, infatti, è possibile misurarne ogni aspetto, anche apparentemente lontano, dai moti dell’animo umano ai moti degli oggetti celesti, dall’anatomia al ciclo delle stagioni, dalla biologia vegetale alle consonanze musicali.
Desumendo il titolo da questo complesso e affascinante trattato, Harmonices riapre la stagione espositiva di Spazio Cordis con una mostra personale di Jacopo Mazzonelli, che raccoglie una selezione di opere recenti e alcuni pezzi inediti.
Mazzonelli fonda la sua ricerca sull’interpretazione e sulla visualizzazione della dimensione sonora attraverso sculture, assemblaggi e installazioni che indagano l’ampia zona di confine tra arti visive e musica. L’artista si avvale di tecniche e metodologie mutuate da diverse discipline, che hanno sempre al centro una decostruzione (concettuale, linguistica o fisica) del complesso universo sonoro. Così, in lavori come A(bracadabra) l’artista scompone la tavola armonica di un pianoforte ri-assemblandola e riconducendola alla dimensione del quadro per stimolare la riflessione sulla spazialità dell’evento sonoro (laddove la tavola si palesa come paesaggio sonoro reale e immaginario) e contemporaneamente introducendo l’elemento verbale e l’osservazione della parola come segno e pura sonorità. La A, punzonata sulla superficie dell’opera, sta infatti per “Abracadabra”, vocabolo in uso nella magia mistica antica che nonostante le etimologie proposte è definito per se stesso inintelligibile e intraducibile: una parola che in un certo senso è suono puro, vibrazione arcana. In altri casi la funzione semiotica è affidata a espressioni matematiche: in opere come Sound waves o 0,00002 Pascal, l’artista attinge dal suo patrimonio di oggetti ed elegge una serie di desuete copertine di album fotografici in velluto colorato a supporto di corde di chitarra opportunamente tese e rimodellate perché assumano la forma dell’equazione delle onde di D’Alambert, nel primo caso, e del valore in Pascal assegnato alla soglia dell’udibile, nel secondo.
Oltre alla fisica del suono e alla relazione tra la sua dimensione intangibile e quella oggettuale, scultorea, al centro della ricerca di Mazzonelli stanno poi il “gesto musicale”, le indagini sulla percezione del ritmo e lo studio sul divenire del tempo. Queste istanze informano lavori come Étude, in cui l’artista allude al gesto di generazione del suono che scaturisce dalle mani del pianista, innanzitutto come intenzione intellettuale e poi come azione muscolare, cristallizzando tutte le potenzialità possibili del suono prima che esso esista e prenda forma, o come Pendulum music, installazione sonora in movimento costituita da una serie di parallelepipedi (scatole di cartone originariamente contenenti rulli per pianola meccanica) allungati e fissati a parete a uguale distanza per suggerire nella loro suggestiva serialità anomali orologi a pendolo che, attraverso aste di ottone e meccanismi di orologio applicati sul lato inferiore di ogni scatola, si muovono perpendicolarmente al muro producendo un suono delicato a scandire un ritmo cadenzato e ancestrale.
Jacopo Mazzonelli (Trento, 1983) realizza sculture, assemblaggi e installazioni che indagano l’ampia zona di confine tra arti visive e musica. La sua ricerca si avvale di tecniche e metodologie mutuate da diverse discipline. Lavorando sull’interpretazione e sulla visualizzazione della dimensione sonora, l’artista si confronta con strumenti che destruttura, trasforma e ricompone. Al centro del suo interesse è il “gesto musicale”, le indagini sulla percezione del ritmo e del divenire del tempo. Ha tenuto mostre personali in Italia e all’estero. Nel 2017 il Mart – Galleria Civica di Trento gli ha dedicato un’ampia mostra personale – To be played at maximum volume – corredata di una monografia a cura di Luigi Fassi e Margherita de Pilati. Suoi lavori sono già in importanti collezioni tra le quali: AGIVERONA; Caldic Collection, Rotterdam, Unicredit Art Collection; VAF-Stiftung Collection; MART Collection, Rovereto; Fondazione Francesco Fabbri, Treviso. Tra le principali esposizioni ricordiamo: Sonografia, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna (2018); To Be Played at Maximum Volume, Mart – Galleria Civica di Trento (2017); VI Vaf Prize-Posizioni Attuali dell’arte, Schauwerk, Sindelfingen (Stuttgart) e Stadtgalerie, Kiel (2014); La Correzione, con Silvia Giambrone, Paolo Maria Deanesi Gallery, Trento; Difference and Repetition, Galleria Giovanni Bonelli, Milano; Jce Biennal d’Art Contemporain, Le Beffroi, Montrouge, Museu de l’Empordà, Figueres, The Art Building, Vrå, Amadeo De Souza-Cardoso Museum, Amarante; Isorhythm, con Giulio Paolini e a cura di Bettina Della Casa, Galleria Studio G7, Bologna. In collaborazione con il compositore Matteo Franceschini, dal 2017 realizza una fitta serie di progetti performativi dei quali, insieme alla pianista Eleonora Wegher, è anche interprete diretto.
Spazio Cordis
Fondato a ottobre 2018, è uno spazio indipendente con base a Verona: non una galleria, né un semplice contenitore per mostre, ma un’area progettuale, uno strumento per proporre, valorizzare e supportare il lavoro di giovani artisti meritevoli in quello che per trentotto anni è stato il primo ambulatorio medico del Dott. Alberto Geremia, cardiologo e collezionista. Lo spazio rispecchia la sua doppia anima: la cardiologia e l’amore per l’arte contemporanea. Lo si nota negli ambienti, che conservano l’originale articolazione in sala d’attesa, studio medico e sale per le visite ambulatoriali; nel nome (Spazio Cordis riprende l’etimologia latina di cuore, cor – cordis, intendendolo sia dal punto di vista medico, sia come centro delle emozioni e delle passioni); nelle declinazioni progettuali. Il programma espositivo, con cadenza bimestrale, presenta mostre monografiche dedicate a giovani artisti italiani e internazionali costruite a 4 mani con gli artisti stessi, prevede un premio di acquisizione ed è accompagnato dall’edizione di un bollettino, uno strumento più agile rispetto a un catalogo, come le riviste che si sfogliano nelle sale d’attesa degli ambulatori. Oltre alle mostre, Spazio Cordis organizza e promuove progetti fuori sede. Li abbiamo chiamati “Ectopie”, altro termine mutuato dalla cardiologia, che indica quei battiti anticipati derivanti da uno stato di forte eccitazione. Si tratta, in concreto, di tutti quei progetti che organizziamo, promuoviamo e sosteniamo al di fuori delle mura dell’ambulatorio per aprire un dialogo con la città e il territorio.
Jacopo Mazzonelli. Harmonices
a cura di Jessica Bianchera
13 maggio – 30 settembre 2021
opening 13 maggio ore 18.30
Spazio Cordis
Via Andrea Doria 21A, 37138 Verona
orari di apertura (su appuntamento fino a quando non sarà consentita la riapertura degli spazi):
giovedì e venerdì dalle 15.00 alle 20.00
sabato dalle 11.00 alle 17.00
tel. 340 2612167 – 335 572 3503