Il busto di Giuseppe Verdi domina fiero da un angolo l’eleganza del Foyer ottocentesco, ma lascia anche intravedere gli squarci pittorici contemporanei di Sergio Borghesi.
Il tuono delle note di Aida anima gli schieramenti di magistrali scacchiere d’alabastro, mentre il movimento morbido delle colombe in pietra di luce della tazza d’Arianna invita all’ingresso regale nel Teatro che ritrova le sue origini profonde in suggestioni, naturalmente, sceniche.
“Nell’assordante silenzio della pandemia”, su iniziativa di Paolo Paggetti, discendente dei soci fondatori, e del presidente Davide Arcieri, la storica Accademia dei Riuniti presenta a Volterra (PI) il percorso espositivo “Teatro in mostra”, sottotitolo Locus amoenus. Un itinerario seducente in stanze-mostra di pittura e scultura, ambienti immersivi, modellini, miniature e video, fino alla scena percettiva totale del palco antico, per restituire nutrimento culturale nella dura epoca del Covid.
Dal 1 maggio al 31 ottobre 2021, è il Teatro Persio Flacco, ispirato al poeta stoico di origini volterrane, il luogo meraviglioso deputato che, nello stop alle attività consuete, manifesta se stesso, il suo profondo significato sociale ed il legame con un territorio straordinario di cui è stato, ed è, eccellente manifestazione.
Uno spazio totale, un percorso in ascesa emotiva, nelle antiche stanze di un gioiello sobrio e bellissimo, come nello stile della borghesia risorgimentale illuminata che lo costruì per il popolo e per la città “dalle polveri dell’alabastro” (Arcieri), con i proventi dei commerci attraverso il mondo degli alti manufatti in pietra locale. I “viaggiatori dell’alabastro” che dettero origine anche alle prime scuole d’arte a cominciare dalla metà del 1700.
Dalla lirica intonata nelle botteghe degli alabastrai, al proto teatro nelle Logge di Piazza dei Priori, in quella vera città, che per Mons. Mario Bocci “sopporta bene l’usura del tempo”, è proprio il tempo a raccontare di come la produzione – sale, allume, rame, vapore, energia … – già in tempi ancestrali, si trasformò in motore pulsante di una storia di cultura e di cambiamento sociale.
E così roccia, sale, colori dell’orizzonte di un paesaggio spettacolare, animano il percorso delle arti che richiamano il connubio fra le risorse del territorio di Volterra e della Valdicecina, dai cristalli di sale all’origine dell’economia volterrana, al commercio dei metalli, alla grande stagione dell’alabastro, ai centri mondiali della geotermia, proprio in quel Teatro costruito nel Palazzo rinascimentale Incontri, poi Viti, nel cui cortile, in pieno Risorgimento, furono realizzati la sala e i palchi a ferro di cavallo.
Nell’impero della “parola detta e ascoltata da più di due secoli “(Paggetti), e poiché il teatro è comunque un mostrarsi per “rappresentazione e giudizio” (Arcieri), a cominciare dal Ridotto, calano dalle eleganti pareti gli squarci di luce e colore, dagli orizzonti infuocati di Sergio Borghesi, nella personale di pittura, disegno e grafica, ROSSO 2021.
“Per chi si voglia soffermare”, si accede poi alla visione di un video di Ruggero Barsacchi che ripercorre i centri di Volterra, Saline di Volterra, Castelnuovo VC, Pomarance e Larderello, Montecatini VC, in continuità con un’esposizione fotografica a cura del Consorzio Turistico Volterra Valdicecina che documenta il Medioevo a Volterra nella kermesse annua della Rievocazione Medievale.
Dall’immagine alla spazio agito, “risuona” quella che Paggetti definisce “la voce della modellistica”: una “suggestiva visione d’insieme” raccorda la collina di sale alle lampade a carburo dei minatori, alle etichette del talco borico di Larderello, alle risorse della terra che si trasformano in energia nelle prime centrali.
Banconi retrò, stucchi, stampe e lampadari, lapidi e busti illustri, accolgono nel cuore del centro ambito da artisti di fama, fino al Foyer: “il focolaio”, il luogo caldo della politica e della socialità del tempo passato, ancora oggi accogliente con le associazioni e solidale con il loro lavoro.
Nell’ampia sala, dopo l’ingresso, e sulla scia delle parole di Piero Fiumi e dello storico archivista diocesano Mario Bocci, si espongono le preziose scacchiere in alabastro della collezione “Leonardo” di Anna Rosa Bessi e Salvatore Giglioli, con i personaggi dell’Aida in temi diversi.
Dalla pietra morbida a quella dura dei palazzi e monumenti più antichi, riprodotti fedelmente in tutti i materiali originali da Mauro Parenti.
E l’ultima tappa non poteva che essere nella scenografia dello spettacolo assente. Qui il percorso raccontato fra le luci e ombre magistrali di Marco Bagnai, raggiunge il massimo dell’ascesi emotiva. La sala del Teatro cita il suo stesso ruolo: ma in scena ci sono solo i costumi. “I personaggi possono essere solo immaginati” (Paggetti), come “la musica di luce”, dagli strumenti in alabastro di Giorgio Pecchioni che, in attesa nel golfo mistico dell’orchestra, chiudono un cerchio millenario in cui la forza della materia ha sostenuto l’eternità dello spirito.
Le esposizioni della rassegna “Teatro Persio Flacco in mostra” sono organizzate nel rispetto delle vigenti disposizioni di sicurezza e delle regole di distanziamento per pandemia da Covid-19.
Con il patrocinio ed il sostegno di: Regione Toscana, Comune di Volterra, Fondazione CRV e Cassa di Risparmio di Volterra, e anche grazie al contributo di Unicoop Firenze, Salina di Volterra, SIAF con Language Team, Assiaurora ag. UnipolSai, Magazzini Mangini, Teatro Verdi di Pisa.
Orari di apertura: 10-13 e 14.30-18 (giovedì pomeriggio chiuso). Ingresso ad offerta libera.
Info: Teatro Persio Flacco, Via dei Sarti, 37 – 56048 Volterra (PI) | tel. 0588 88204 | info@teatropersioflacco.it.