Si ritorna a teatro, si rinasce alla poesia della condivisione rituale del guardare, essere guardati, sentire ed emozionarsi, in presenza, senza schermi e senza quarte pareti digitali. Il Teatro Stabile di Torino riapre subito i suoi teatri e alle Fonderie Limone porta in scena una versione attualissima e vicina de Le sedie di Ionesco per la regia di Valerio Binasco con Michele di Mauro e Federica Fracassi, un duo attoriale d’eccezione. L’accoglienza alle Fonderie Limone è poetica e accurata con un tocco di poesia: la maschera che fa lasciare gli ombrelli all’ingresso, offre la mascherina chirurgica qualora ne indossiate una di stoffa, fa misurare la temperatura, invita a detergersi le mani con il liquido disinfettante; un rituale che può diventare sublime se da più di 6 mesi non mettevate piede in un teatro. Tutto si svolge nel disteso clima sereno di una festa, di un ritrovato inizio che restituisce senso al consesso degli uomini. Si entra in sala, la ben trovata scatola della magia, dove la magnifica scenografia di Nicolas Bovey con punto di fuga angolare sovrasta fino al cielo e agli arlecchini una scena colma di una cascata di sedie e il fatiscente postribolo di un mondo deflagrato e subito le menti e i cuori vanno alle nostre anime inaridite dopo tanto tempo di forzata distanza da questi luoghi sacri. Le sedie di Ionesco, scritto nel 1952, sulle ceneri ancora fumanti di un’Europa che si stava rialzando dalla devastazione della seconda guerra mondiale, è una scelta drammaturgica ardita ma quanto mai azzeccata per ricomporre la comunità nel suo cammino verso il nuovo orizzonte di senso che l’attende, una carezza in lacrime ed un sostegno spirituale per le nuove sfide che ci attendono. Miche Di Mauro e Federica Fracassi entrano in scena caracollando su corpi instabili, il vecchio e la vecchia di questa commedia amara, splendidi latori dei nostri spiriti feriti e rattrappiti dall’assenza di questa fonte di eterna giovinezza che è il teatro. Il Silenzio di questa apocalisse tragica trova nelle trame sonore di Paolo Spaccamonti un riverbero prezioso, un ascolto profondo del senso della scena, dell’istinto degli attori, un connubio fatto di arte musicale sottile e sublime. Miche Di Mauro compie uno straordinario lavoro sul personaggio, giocando tutto in sottrazione dal corpo angusto stretto ad un bastone, umile servente, una voce pescata nei meandri di un’apocalisse consumata e parole biascicate nell’aria con scoppi di risate dolci di bambino, rabbie e tenerezze che lo rendono subito l’ombra di un’umanità che ha passato il segno. Al suo fianco una magistrale Federica Fracassi porta nell’impronta della parola il senso della dignità e del desiderare, del rimpianto di aver potuto essere meglio di così con un’aderenza commovente al dissidio interno fra l’amore viscerale per il suo vecchio e la disperazione di un mondo ormai devastato. Invitati invisibili, seduti sulle sedie sopravvissute al disastro, convocati per ascoltare il messaggio per far ripartire i cuori, gli occhi, i sensi spenti dell’umanità, fanno il pari con le poltrone vuote per il distanziamento e mentre in lacrime ascoltiamo il vecchio abbracciarci di parole e ringraziare ogni sforzo fatto per essere di nuovo qui, sentiamo pian piano che le nostre crepe diventano oro che risplende. Ancora una volta il teatro ha compiuto il miracolo di ricomporre la presenza vera, intima, nuda e senza maschere di una comunità ferita, sola e umiliata da oltre un anno di devastazione.
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Visto il Primo Maggio 2021 alle Fonderie Limone – Moncalieri
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Le sedie
di Eugène Ionesco
traduzione Gian Renzo Morteo
con Federica Fracassi e Michele Di Mauro
regia Valerio Binasco
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Alessio Rosati
musiche Paolo Spaccamonti
assistente regia Giordana Faggiano
assistente scene Nathalie Deana
produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale