Al Teatro Astra di Torino va in scena in prima nazionale Festen, di Thomas Vinterberg, Mogens Rukov e Bo Hr. Hanse, sceneggiatura della pellicola del maestro danese, aderente al manifesto Dogma 95 e insignito da poco con il premio Oscar con la sua ultima creazione.
All’ingresso in teatro il pubblico è accolto da uno stuolo di microfoni, una scena segnata da cerchi concentrici e pareti di un grigio freddo, tagliente, spifferi di uno scheletro nordico.
Una fiaba accende i motori di questa farsa tragica che è la vita vista dagli occhi di un figlio tradito dai genitori, così come capita nella più crudele tra le favole dei fratelli Grimm.
Fin da subito si evince che sofferenza e realtà si incroceranno senza sosta nel balletto tra bugie e realtà, ipocrisia e rivelazione. Una famiglia dell’alta borghesia si riunisce per festeggiare i 60 anni del patriarca, un padre benevole e amato da tutti, ma che nasconde un terribile segreto. I personaggi della pièce sospesi fra leziosa commedia e profonda drammaticità sono incarnati con maestria dalle attrici e dagli attori della Compagnia del Mulino di Amleto, generando un meccanismo tragico che stringe alla gola sempre più fino, al suo disvelamento finale: ritmo, sonorità vocale, sprazzi comici e gorghi di disperazione fanno di quest’opera un banco di prova eccezionale per questi artisti della scena. Fin dall’inizio dello spettacolo entra preponderante sulle assi del palcoscenico una videocamera senza fili che riprende l’azione in tempo reale, ingigantendo sullo schermo primi piani, dettagli, fisicità esaltata e occhi fissi e creando un costante doppio del vero, una sua versione inquadrata, selezionata, direzionata dall’occhio della videocamera. Questa danza della realtà esalta l’inganno della verità, le risate esagerate dei commensali, i lazzi della festa, i segreti celati, dando al pubblico la scelta fra i piani sui spostare lo sguardo e il privilegio di osservare da dove nasce la visione parziale e tendenziosa del reale di ciascuno di noi. Uno spettacolo realizzato con la minuziosa ricostruzione di movimenti, posizioni e partiture a servizio della ripresa cinematografica, grazie alla quale comprendiamo con orrore intrigante come la verità nasca da una danza che svela il plagio del reale e le impone un ritmo, un battito deformati dalla volontà dello sguardo. Ed è infatti quando il diaframma fra scena e platea si dissolve, come velo di Maya, che la realtà può trionfare in tutta la sua scioccante deflagrazione. Una pièce da vedere e rivedere per assaporare ogni dettaglio, ogni microstoria, ogni invenzione e godere della bravura di un cast eccezionale e di una regia che, come sempre con Marco Lorenzi, lascia il segno. Da non perdere!
Visto il 2 giugno 2021 al Teatro Astra.
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Festen
Il gioco della verità
di Thomas Vinterberg, Mogens Rukov & BO Hr. Hansen
adattamento per il teatro di David Eldridge
prima produzione Marla Rubin productions ltd, a Londra
per gentile concessione di Nordiska ApS, Copenhagen
versione italiana e adattamento di Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi
con Danilo Nigrelli, Irene Ivaldi e (in ordine alfabetico) Roberta Calia, Yuri D’Agostino, Elio D’Alessandro, Roberta Lanave, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca
regia Marco Lorenzi
assistente alla regia Noemi Grasso
dramaturg Anne Hirth
visual concept e video Eleonora Diana
costumi Alessio Rosati
sound designer Giorgio Tedesco
luci Link-Boy (Eleonora Diana & Giorgio Tedesco)
consulente musicale e vocal coach Bruno De Franceschi
produzione TPE – Teatro Piemonte Europa, Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Teatro Stabile del
Friuli Venezia Giulia, Solares Fondazione delle Arti
in collaborazione con il Mulino di Amleto
Prima assoluta italiana