Finalmente in scena la tanto attesa anteprima della nuova produzione di Pandemonium Teatro – coproduzione La Piccionaia di Vicenza, che questa settimana porta sul palcoscenico del Lazzaretto di Bergamo (18 giugno) e del Teatro degli Storti di Alzano Lombardo (20 giugno, Giornata Mondiale del Rifugiato), l’emozionante, avvincente e commovente storia di Maxima, oggi ventenne che a soli 14 anni è partita dalla Siria per raggiungere l’Olanda. Il suo incredibile viaggio, raccontato da Francesca Ghirardelli nel libro da cui prende il titolo lo spettacolo “Solo la luna ci ha visti passare”, diventa oggi un’opera teatrale appassionante raccontata dall’attrice Francesca Bellini, per la regia di Lucio Guarinoni.
Prima data dello spettacolo, venerdì 18 giugno ore 21 sul palco di Lazzaretto – Estate 2021, su invito del Comune di Bergamo, Assessorato alla Cultura e Nadia Ghisalberti che, al termine dell’anteprima, sarà protagonista di una chiacchierata insieme alla giovane Maxima, a Bergamo in questi giorni per l’occasione e disponibile ad accogliere le domande del pubblico.
La seconda data cade proprio nelle celebrazioni della Giornata Mondiale del Rifugiato, domenica 20 giugno alle ore 21, presso il Teatro degli Storti di Alzano Lombardo. Anche qui, al termine dello spettacolo, Maxima salirà sul palco con gli artisti coinvolti nel progetto per raccontare la sua storia e far scoprire al pubblico il processo creativo che ha portato alla produzione teatrale.
“Non chiamiamola ‘storia di migrazione’. Questa è la storia di una generazione che ha visto tutto ed è pronta a tutto”
Maxima, 2019
MAXIMA – Solo la luna ci ha visti passare
una coproduzione Pandemonium Teatro – La Piccionaia
regia e drammaturgia Lucio Guarinoni
con Francesca Bellini
scenografia, costumi e ombre Anusc Castiglioni
realizzazione scenografia Max Zanelli
luci Paolo Fogliato
collaborazione Artistica Albino Bignamini
spettacolo prodotto con il sostegno della Regione Lombardia, progetto NEXT
Quando Maxima parte dalla Siria per raggiungere l’Olanda è il 2015 e lei ha 14 anni. Aleppo, la sua città, è già da diverso tempo zona di guerra. Il padre e la madre acconsentono alla sua richiesta di partire.
È vero, lei è la figlia femmina, ma è anche la più forte spiritualmente.
Inizia così il suo viaggio, con accanto solo due amici di famiglia, in spalla uno zaino troppo grande e al collo il foulard della madre. Un viaggio attraverso la Turchia, la Grecia, la Macedonia, la Serbia. Un viaggio a piedi, in barca, o stipati al buio dentro un camion. Un viaggio fatto di confini mutevoli, di controlli, di camminate infinite e piedi che sanguinano, di preghiere sotto la luna del Mar Egeo.
Un viaggio non solo fisico, ma anche emotivo e spirituale. Un viaggio di crescita. Potrebbe essere la trama di un racconto di finzione, un romanzo di formazione che narra l’impresa di un’eroina. Ma la storia di Maxima è una storia vera, che lei stessa ha raccontato insieme alla scrittrice e giornalista Francesca Ghirardelli.
Maxima è una dei 6 milioni di siriani che hanno lasciato il proprio Paese dallo scoppio della guerra.
La sua non è una storia tragica, ma tiene dentro di sé la tragedia che ancora oggi attraversa la sua terra e quella di molti altri migranti che cercano asilo, una tragedia di cui l’Europa è complice. Per molti di loro il viaggio si è interrotto, e sono rimasti bloccati senza la possibilità di superare un confine. Solo sull’isola di Lesbo, nel campo di Moria, nella primavera 2020 vivono in condizioni disumane circa 20.000 persone, in attesa di poter lasciare il campo. Questo non è solo uno spettacolo, è un progetto che vive oggi dell’incontro con Maxima e con Francesca Ghirardelli.
Un progetto che prova a tenere dentro di sé le storie di chi ancora oggi cerca di partire, di quelli che riescono ad arrivare e di chi invece non ce la fa. Un progetto fatto della forza di una ragazza 14enne che impara a prendersi cura di sé quando si trova davvero sola. Un progetto che vive dentro gli occhi di quella ragazza anni dopo, quando parlando a un gruppo di studenti poco più giovani di lei dice “Mi sembra di non avere più paura di niente”. Un progetto che prova a intrecciare un filo che parte dagli occhi di quella ragazza, pieni di tutto ciò che hanno visto, agli occhi di tutti quelli che sapranno guardare.
NOTE DI REGIA – Lucio Guarinoni
Lo spettacolo “Maxima” parte dal desiderio di adattare alla scena il libro “Solo la luna ci ha visti passare” (di Francesca Ghirardelli e Maxima, ed. Mondadori), portando su palco la storia di Maxima Lava Suleiman, che a 14 anni, a seguito dello scoppio della guerra, è partita dalla Siria senza la sua famiglia per raggiungere l’Olanda. Il racconto di un viaggio, innanzitutto, di una persona esistente, che ho avuto la possibilità di incontrare e conoscere, così simile eppure così distante da molti/e sue/suoi coetanei/e italiani/e ed europei/e. Per me la sfida più grossa, nella traduzione dal libro alla scena, era dare vita a uno spettacolo che fosse fedele alla storia di Maxima, che ne raccontasse la verità rispettando il suo racconto, e insieme ritrovasse quelle tracce che lo rendono un racconto universale, in cui il pubblico di ragazze e ragazzi può riconoscersi. Per questo è stato importante, tanto nella scrittura drammaturgica che nella messa in scena, mettere a fuoco quali e quanti viaggi stessimo raccontando. A un primo livello raccontiamo il viaggio concreto di Maxima, fatto di tappe, di attraversamenti, di confini, di lunghe attese e di fughe, di incontri, di tratte in mare, di piedi che sanguinano e di paesaggi infiniti, di strade che non finiscono mai e di chilometri chiusi dentro a un camion. Insieme raccontiamo il suo viaggio interiore ed emotivo: Maxima parte a quattordici anni e si porta con sé tutte le emozioni che contraddistinguono quell’età, e dentro quelle emozioni si conosce e compie un percorso di crescita. Il suo viaggio è quello dell’eroe (o meglio, dell’eroina): la sua storia, come quella di molte persone che compiono una migrazione, porta con sé l’epos classico di un personaggio che deve lasciare la comunità di appartenenza e avventurarsi in terre sconosciute per affrontare le prove che si interpongono tra lei e il suo obiettivo (nel caso di Maxima, l’Olanda). Lo spettacolo è anche il viaggio di Francesca Bellini, attrice-narratrice che abita lo spazio in modo non realista e che alterna la narrazione alla prima persona, ora accompagnando Maxima per mano nel suo viaggio, ora prendendone la voce; la piccola sedia da cui racconta diventa anche lo zaino di Maxima, unico oggetto che porta nel viaggio.
La costruzione della drammaturgia dello spazio, realizzata in dialogo con Anusc Castiglioni, raccoglie queste suggestioni e le traduce nella scena: la presenza di una parete di quinte oblique rimanda innanzitutto alla scomodità e all’inquietudine che attraversa tutto il viaggio di Maxima, che parte senza sapere se e come arriverà a destinazione. È uno spazio di passaggi, di fenditure dove nascondersi, dove la luce e le ombre raccontano l’emotività del personaggio e costruiscono, insieme al testo e alla narrazione, la storia che raccontiamo.
Durante la stesura drammaturgica e l’allestimento dello spettacolo è stato fondamentale il confronto costante con Maxima: conoscerci ed avere un dialogo con lei ci ha permesso di lavorare a un racconto che fosse credibile e che valorizzasse i particolari e le specificità della sua esperienza per rintracciare gli aspetti che danno vita a un racconto universale.
NOTE DI FRANCESCA GHIRARDELLI, co-autrice del romanzo “Solo la luna ci ha visti passare, ed. Mondadori DAL LIBRO AL PALCO
Una storia vera che ormai cammina (e risplende) da sé
È stato in un afoso pomeriggio dell’agosto 2015 che, per il mio lavoro di giornalista, mi è capitato di incontrare una giovanissima ragazza siriana di nome Maxima. Ci trovavamo a Belgrado, lungo la cosiddetta Rotta migratoria Balcanica, nel periodo in cui centinaia di migliaia di persone la percorrevano, via da conflitti e violenza, verso una vita che tutti speravano migliore.
Nell’intervista che le ho rivolto, Maxima ha risposto a tutte le mie domande con spirito vivace e determinato e con una tale energia e risolutezza, che alla fine, mentre mi allontanavo, ricordo di avere pensato che nessuno avrebbe potuto impedire a quella ragazzina di arrivare dove voleva.
Sono trascorse sei settimane da quell’incontro prima che decidessi di mettermi a cercarla online e prima di riuscire a rintracciarla attraverso un social network. Si trovava in Olanda, a destinazione, sana e salva. Altre interviste sono seguite, svolte a distanza, fino a quando non l’ho raggiunta nella sua nuova casa dove, con calma, per qualche ora al giorno, passando attraverso grandi momenti di emozione, abbiamo registrato una lunghissima intervista. Ventisei ore di registrazione che sono diventate un libro, presentato da allora in oltre 80 eventi in piazze, festival e in moltissime scuole italiane.
La traiettoria di questa storia di migrazione, però, non si era ancora conclusa così. La vicenda di Maxima lungo la Rotta Balcanica, senza che né lei né io ce ne accorgessimo, aveva solo preso la rincorsa.
Una sera, al termine di una replica dello spettacolo “Via da lì” prodotto da Pandemonium Teatro, mi sono avvicinata al regista Lucio Guarinoni per esprimergli l’apprezzamento di quanto avevo visto in scena. Lui mi ha confidato di avere il libro con la storia di Maxima sul comodino, ancora da cominciare.
Ho sperato che a quel giovane regista venisse voglia di raccontare sul palco una vicenda che aveva lasciato un segno così profondo dentro di me. Che anche lui sentisse la spinta a mettere in scena la singolare e cristallina forza di Maxima, la determinazione e il coraggio che le sono propri, ma che non appartengono solo a lei, in un destino collettivo doloroso e pieno di sfide, che oggi tocca a milioni di persone a questo mondo.
Qualche mese dopo il giovane regista mi ha telefonato. Anche lui era stato conquistato e toccato da Maxima.
Anche lui ha voluto raccontare questa storia.
Info e prenotazioni: info@pandemoniumteatro.org / 035 235039