Trasparenze, videoproiezioni, installazioni ambientali, sculture digitali, in un inedito allestimento site specific, per interrogarsi sul rapporto tra Occidente ed Estremo Oriente, a partire dalle parole chiave della poetica di Yukio Mishima, uno dei più grandi scrittori del Novecento, scomparso nel 1970. È “Mishima Code”, la mostra personale dell’artista nipponica Fukushi Ito, in esposizione dal 1 luglio al 3 settembre a Firenze presso MAD – Murate Ar District.
Fukushi Ito torna a Firenze dopo oltre 30 anni dalla sua prima esposizione nella Galleria Palazzo Vecchio (nel 1984), per presentare una mostra narrativa, che reinterpreta in immagini l’iconografia di Mishima, a partire dai suoi romanzi e dai temi in essi trattati. In esposizione alcuni lavori inediti, site specific, e una selezione di installazioni pittorico digitali che si nutrono dei linguaggi e delle tecnologie contemporanee per dare vita a dispositivi artistici, presentate in esposizioni museali in Italia e Giappone negli ultimi 5 anni.
A cura del critico e filosofo Roberto Mastroianni, organizzata da fund4art, in collaborazione con MAD – Murate Art District, “Mishima Code” prosegue infatti il percorso iniziato al Palazzo Ducale di Genova con “Luce Spazio Tempo” nel 2013, al MAG di Amalfi e Palazzo Bufalini a Spoleto con “Persona” nel 2017, e un primo studio proprio su Mishima nel 2015 a Torino.
A partire da una formazione e da una pratica della pittura tradizionale giapponese, Fukushi Ito ha sviluppato una poetica contemporanea la cui natura espressiva si nutre dell’eredità dell’arte europea e italiana del ‘900. Da molti anni, la sua produzione si concentra su problemi di natura onto-antropologica che indagano l’emersione della realtà nello spazio e nel tempo, alla ricerca di un dialogo tra le forme di vita occidentali ed estremo orientali nel tentativo di dare risposta alle universali domande di senso dell’umanità. In questo percorso, le diverse figure esemplari di umanità con cui Ito si è confrontata danno vita a una galleria di personaggi notevoli di natura socio-politica e artistica che diventano una specie di galleria tipologica dal carattere esemplare, con cui lei entra in relazione. Tra tutti questi personaggi (Macchiavelli, Leonardo, Musashi, Fallaci, Fontana…), Mishima ricopre un posto particolare.
“Mishima Code” consta di una ventina di opere di forme e dimensioni differenti divisi tra computer drawing e assemblage. In questi lavori, come ne “Il mare della fertilità”, “Algoritmo” o l’installazione a piramidi “Mishima P”, il carattere iconico viene ottenuto sovrapponendo immagini, foto realistiche di paesaggi, dei personaggi stessi, riproduzioni dei loro scritti e delle loro opere dando vita ad una rappresentazione virtuale che produce una realtà dilatata, anche grazie ad immagini digitali estratte dal mondo del web e della comunicazione televisiva, che sono successivamente stampate su pannelli di tela. La saturazione e la sovrapposizione delle immagini e la loro proiezione nell’ambiente espositivo, grazie all’uso della luce montata all’interno delle installazioni a forma di poliedro, restituisce la sensazione immersiva di una contemporaneità popolata di immagini e figure che circondano la nostra esistenza e formano il tessuto connettivo del mondo globalizzato. Così come le opere in trasparenza costituiscono un’installazione che partendo da immagini digitali interagiscono con la luce e le pellicole di rivestimento in un paziente lavoro di ri-composizione del reale. La mostra presenta il filo rosso della poetica e della sperimentazione su materiali e linguaggi. Tutte le serie realizzate dall’artista negli ultimi 30 anni portano il titolo “In the space and in the time”, visto l’interesse costante di Ito per la relazione tra la luce, l’ombra e la rappresentazione tecnologica.
“Mishima Code” è quindi il dialogo differito nello spazio e nel tempo tra due artisti – Mishima e Ito – che tentano di unire, nella loro poetica e nella loro ricerca artistica, i linguaggi e i temi della ricerca estetica e della cultura dell’occidente europeo con quelli ereditati dalla tradizione estremo asiatica di riferimento. Non solo una mostra celebrativa, ma un percorso di riflessione e ricerca che ha portato Ito ad assumere e interpretare i temi sollevati da Mishima, rendendoli opere dal grande impatto emotivo e immaginario e dalla raffinata delicatezza visiva tipica di un’arte che si pone come ponte tra Oriente e Occidente. Il punto di partenza sono i libri, i temi, i titoli e le parole chiave della poetica di Mishima, scrittore, drammaturgo, saggista e poeta, a circa 50 anni dalla sua morte, avvenuta tramite Seppuku (suicidio rituale giapponese) per protestare contro l’occidentalizzazione del Giappone e la crisi e collasso dello spirito tradizionale nipponico e dell’etica dei Samurai cui era legato. Acceso nazionalista, ebbe notorietà anche come attore, regista cinematografico e artista marziale. Il dialogo di Ito con Mishima si nutre di opposizioni e somiglianze che permettono a questa relazione artistica di rappresentare iconicamente le contraddizioni del nostro tempo.
In occasione dell’inaugurazione, il 1 luglio alle ore 11.30, si terrà un incontro su Sopravvivenza, ricorrenza e trasformazione dei modelli culturali nell’arte, a cui parteciperanno l’artista Fukushi Ito, il curatore Roberto Mastroianni, Valentina Gensini, direttrice del MAD, Patrizia Asproni, presidente del Museo Marino Marini e founder di #Boycottmanels, e Luca Bravi, ricercatore presso il Dipartimento di Formazione, lingue, intercultura, letterature e psicologia (FORLILPSI) dell’Università di Firenze. Si parlerà di questione di genere, delle trasformazioni globali dei linguaggi artistici e del rapporto tra tradizione e innovazione. Completano l’iniziativa, la proiezione del cortometraggio “Fukushi Ito-Mishima”, a cura di Christian Velcich, e la nuova composizione musicale di Sachito Hata, creata appositamente per la mostra e dedicata a Yukio Mishima.
“Il valore esistenziale, si potrebbe dire antropologico e spirituale delle immagini ispirate al corpus letterario e biografico di Mishima diventano il terreno di gioco di una ricerca da parte di Fukushi Ito, che si snoda tra fotografia, computer drawing e scultura installativa e, nello stesso tempo, si presentano come un omaggio alla figura del grande scrittore giapponese, alla sua vita, produzione e poetica. – dice il curatore Roberto Mastroianni – La mostra è, infatti, il risultato di un’indagine in qualche modo etimologico-filosofica sui luoghi, i temi, i libri e la poetica di Mishima: Fukushi Ito ha realizzato le proprie opere a partire da un dialogo decennale con lo scrittore giapponese, articolandolo intorno ai temi, alle immagini e alle parole evocative della narrativa di Mishima (morte, onore, devozione, sigillo, desiderio, grazia, tradizione…), accettando la sollecitazione che proviene dai libri di Mishima, dai luoghi in cui sono ambientati e dalle tematiche socio-politiche che in essi sono affrontate”.
“Sono molto felice di festeggiare i miei 40 anni in Italia, e in particolare a Firenze, che è stata la prima città in cui ho vissuto in questo paese, è un bel traguardo proporre la mia mostra personale proprio qui!”. dichiara l’artista Fukushi Ito.
Fukushi Ito, nata nel 1952 in Nagoya, laureata alla Tokyo University of Arts, dopo aver conseguito la laurea specialistica presso la stessa Università si trasferisce in Italia, dove vive da circa 40 anni. Ha esposto in musei, spazi pubblici e gallerie di diversi paesi: fra questi Italia, Giappone, Australia, Stati Uniti, Germania, Francia, Danimarca, Regno Unito, Russia, Israele, Slovenia, Irlanda. Nel 2014 ha ricevuto la Medaglia d’onore con il Nastro Blu Scuro per conto dell’Imperatore. La sua opera supera la dicotomia tra Oriente e Occidente, per diventare sintesi superiore, sostenuta anche dal pensiero che nella cultura giapponese, l’identità è un fattore non statico, ma in evoluzione. Così Fukushi Ito riesce a rendere libera la propria capacità creativa da quella tradizione millenaria cui appartiene, consapevole che il compito di un artista è sperimentare costantemente linguaggi e materiali rendendo accessibile a tutti il contenuto del proprio sentire artistico. Da ciò deriva la predilezione nell’accostamento di materiali antichi a contemporanei, come la carta giapponese e i pigmenti all’immagine foto e video realistica, al computer, al plexiglass, alla pellicola trasparente, alla luce del neon e dei led. In particolare è proprio la luce, lo strumento privilegiato che essa utilizza volutamente al fine di coinvolgere il pubblico con l’intento di amplificarne gli stimoli sensoriali. Il suo lavoro porta l’artista a entrare e uscire costantemente da due culture.
Yukio Mishima, pseudonimo di Hiraoka Kimitake, è stato uno scrittore giapponese tra i più originali e controversi della letteratura nipponica e internazionale. Nato il 14 gennaio 1925 a Tokyo ha una formazione influenzata dall’estetica e dalla letteratura europea, specialmente italiana e francese, di fine ‘800 inizio ‘900 e dal militarismo tradizionalista e nazionalista tipico del Giappone della prima metà del ‘900. Autore di alcuni romanzi centrali sulla dicotomia tra valori tradizionali e aridità spirituale del mondo contemporaneo dà forma a una poetica in bilico tra tradizione innovazione, tra culto del soldato poeta, del samurai, del corpo e delle arti marziali ed estetizzazione decadente. Il recupero di un ethos culturale nazionalista si unisce a un complesso rapporto con la propria omosessualità che lo porteranno ad abbracciare idee politiche nazionaliste e di estrema destra. Mishima affermo il valore della cultura del Giappone imperiale, criticando gli esiti del processo di modernizzazione del paese. Temi ricorrenti della sua produzione sono il mito della forza e dell’eroismo, l’erotismo, il legame inscindibile fra sessualità e violenza, tra bellezza e morte. Nell’ultima fase della sua vita fondò un’organizzazione paramilitare, la Tatenokai (Società dello scudo), basata sull’esaltazione della cultura fisica e delle arti marziali che si poneva il compito di difendere la figura divina dell’Imperator e i valori tradizionali nipponici contro la modernizzazione. La sua prima opera Confessioni di una maschera (1949), parzialmente autobiografica, gli diede fama e successo internazionali che si consolidarono con La voce delle onde (1954), Il padiglione d’oro (1956), Il sapore della gloria (1963). Il 25 novembre 1970 si tolse la vita con il suicidio rituale samurai (Harakiri), come ultima protesta per la perdita dei valori tradizionali del Giappone contemporaneo.
Roberto Mastroianni è filosofo, curatore e critico d’arte, Dottore di Ricerca in Filosofia e Scienze della Comunicazione, membro del Comitato di Direzione della UNESCO Chair in Sustainable Development and Territory Management dell’Università degli Studi di Torino, Ricercatore Indipendente presso il C.I.R.Ce – Centro Interdipartimentale di Ricerche sulla Comunicazione e Presidente del Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino. Le sue ricerche si concentrano principalmente sull’Estetica filosofica, la Teoria generale della Politica, l’Antropologia, la Semiotica, Urban Studies, Communication Studies and Cultural Studies, Urban Innovation and Cultural Heritage, Street Art e Graffiti-Writing, Urban Design e UrbanArt, l’arte contemporanea e irregolare e la critica filosofica. È autore e co-autore di diversi libri, articoli e saggi di teoria della politica, filosofia e critica d’arte e curato diverse esposizioni in spazi pubblici e privati e musei e tenuto lezioni, seminari e conferenze in differenti Università italiane e straniere. Inoltre ha svolto attività di consulenza nell’analisi strategica e culturale per diverse agenzie internazionali, organizzazioni pubbliche e private e istituzioni politiche.