drammaturgia Simone Guerro
regia Simone Guerro e Filippo Ughi
elaborazione musicale dell’Aida di Giuseppe Verdi Gianfranco Stortoni
attrice/cantante Bintou Ouattara
soprano Fiammetta Tofoni
attore/musicista Petit Solo Diabatè
Coproduzione Associazione Arena Sferisterio e Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata (ATGTP)
Guarda dove metti i piedi impuro straniero
Questa è la terra dell’ottava armonia
Dell’arcobaleno: il Nero.
È la faccia oscura della luna
Portata alla luce
È la tela del capolavoro di Dio
Tsegaye Gabre Medhin
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Una fiaba africana, una rilettura per ragazzi, bambini e famiglie della celebre opera di Giuseppe Verdi ad esattamente 150 anni dal suo debutto (Cairo, 1871). Non un adattamento, ma una vera e propria rilettura di una delle opere più amate del repertorio che prende in considerazione tutta la vicenda dal punto di vista della principessa africana. Una storia che diventa fiaba archetipica, in cui l’amore e la guerra si fondono insieme per dare senso alla vita e al mondo. Il pubblico dell’opera è abituato a vedere l’Aida ambientata nell’Egitto trionfante. Questa versione invece guarda alla storia dal punto di vista etiope, uno sguardo nascosto, tribale, che rilegge anche la musica in questa chiave. Le arie e le note verdiane sono riprese in uno spirito musicale ancestrale e collettivo, interpretato dai principali strumenti della musica etnica africana, misti al canto lirico, che chiamerà anche al coinvolgimento del pubblico in un rito collettivo che richiama tutti a celebrare la bellezza del teatro e della musica.
In scena la griot Bintou Ouattara, attrice dal portamento regale, racconterà un’antica storia africana, quella di Aida, principessa prigioniera.
Accanto a lei Souleymane Diabaté, in arte “Petit Solo”, giovane percussionista di spicco del Burkina Faso, tra i principali virtuosi del Balafon e la soprano Fiammetta Tofoni, diplomata in Canto Lirico presso il Conservatorio “A. Casella” di L’Aquila.
Aida non è solo una vicenda, ma un archetipo di una figura femminile ostaggio dell’umanità ancora troppo maschilista, un archetipo oltretutto interculturale.
L’idea parte dall’esperienza dei narratori della tradizione africana, meglio conosciuti come griot, aedi africani, depositari di tradizioni e racconti antichi, di un’arte del tutto oratoria, scomparsa nella contemporaneità occidentale.
I bambini non pensano che invece dietro la figura della principessa esiste sempre un re o una regina che la coinvolgono in un destino che non le appartiene. Così Aida sarà prigioniera, divisa tra la possibilità della fuga e la celebrazione del suo grande amore.
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