La compagnia teatrale Chille de la balanza, in collaborazione con il Ministero della Cultura, la Regione Toscana, il Comune di Firenze, la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Unicoop Firenze, Esplorazioni urbane, La società della Ragione, RAT Residenze Artistiche Toscane, prosegue il suo fruttuoso percorso di ricerca-studio, raccogliendo, sotto la guida del suo Direttore Artistico, Claudio Ascoli, nuovi talenti emergenti, a cui sono dedicati percorsi formativi propedeutici all’esplorazione dei linguaggi espressivi, in continuo mutamento.
Il ricco programma del Festival, giunto alla sua quarta edizione, prevede una mostra fotografica che raccoglie immagini dall’Ospedale Psichiatrico di Voghera, a cura di Rodolfo Tagliaferri ed Esplorazioni urbane, una mostra e l’approfondimento dedicato alle opere dell’artista Francesco Romiti, letture, dibattiti e l’intervento, tra gli altri, di Franco Rotelli, collaboratore di Franco Basaglia e suo successore alla guida del DSM di Trieste.
In scena, le creazioni dei quattro finalisti, selezionati grazie al Bando degli scorsi mesi; quattro promettenti under 35 che hanno voluto focalizzare il loro lavoro scenico sull’esperienza personale, raccolta nel corso della pandemia mondiale che stiamo ancora attraversando. Tra di loro, sarà eletto un vincitore, proprio questa sera, da una giuria tecnica alla quale mi onoro di aver preso parte.
Ogni partecipante, sperimentando l’opportunità di confrontarsi con il pubblico, offerta da questo importante appuntamento, ha dimostrato doti comunicative efficaci, sia dal punto di vista corporeo che narrativo, o grafico, mettendo in luce un personalissimo, intimo e intenso vissuto, che pare testimoniare capacità introspettiva, ma anche profonda paura di un futuro incerto, una lacerante sofferenza attribuibile all’isolamento o all’incapacità di gestire i rapporti umani nelle distanze siderali che li investono.
La pandemia, forse, è solo al culmine di uno stravolgimento storico che tocca nel vivo una generazione occidentale benestante, spesso ancora fanciullescamente egocentrica e bisognosa di riferimenti normativi e affettivi, come tipico dell’adolescenza; una generazione che denuncia incertezza di prospettive e che è effettivamente destinata a dover fare i conti con dei mutamenti epocali complessi, che necessitano sicuramente di equipaggiamenti, meno improntati all’individualismo, alla demotivazione, alla ricerca esclusiva di riconoscimenti e, ben di più, alla costruzione progettuale di obiettivi da perseguire e conquistare attraverso un reale allenamento di competenze empatiche e compartecipative, da maturare per il bene della collettività di cui siamo parte, nonostante, in molti, continuino a preoccuparsi solo, paradossalmente, di non restare soli, senza mai affacciarsi veramente oltre loro stessi, fraintendendo il tentativo, certamente perfezionabile, di tutelare la salute comune, con una minaccia alla loro libertà.
Ripenso ai ricchi signori che, ai tempi delle pestilenze, correvano a chiudersi nelle ville di campagna per scongiurare il rischio del contagio e della morte, lasciando fuori, nella disperazione, la popolazione priva di cure e di scampo e, colgo questa occasione, per ringraziare tutti gli operatori sanitari, i medici, gli assistenti alla disabilità e quanti hanno garantito, a costo, spesso, della vita, il proseguo dei servizi indispensabili.
Ines Arsì