Riprende a settembre l’Estate al Piccolo con gli appuntamenti di Ogni volta unica la fine del mondo.
Claudio Longhi ha affidato la cura di questa parte del palinsesto estivo a una triade artistica: Marta Cuscunà, autrice e performer di teatro visuale, Marco D’Agostin, performer e coreografo, e l’ensemble teatrale lacasadargilla.
Le loro immaginazioni costruiscono una riflessione estesa e profonda sulla sostenibilità, declinata nelle sue diverse accezioni: ambientale, economica, umana, sociale e artistica. Il Chiostro Nina Vinchi sarà la cornice principale degli appuntamenti, con spostamenti all’interno, nelle sale, soprattutto nel segmento di settembre.
Al Chiostro Nina Vinchi, è presente, tutte le sere, la Libreria Popolare di via Tadino con un’accurata selezione di titoli in sintonia con gli appuntamenti in programma, per offrire ulteriori spunti e approfondimenti intorno al tema della sostenibilità.
Il Chiostro, inoltre, ospita un’installazione ortiva a cura di Cascina Zappello: vengono messe a dimora in alcuni spazi dedicati, differenti varietà di ortaggi ed erbe aromatiche, che proseguiranno il loro ciclo di vita con lo svolgersi della stagione estiva. Inoltre, al pubblico verranno simbolicamente donati i semi di due piante “speciali”: la Roveja (presidio Slow Food dal 2006) e il Cecio nero, due legumi, tipici del Mediterraneo, ormai scomparsi dalla nostra alimentazione e dalle nostre tavole perché non presenti nella grande distribuzione.
Gli eventi in programma al Chiostro Nina Vinchi, in caso di maltempo, si sposteranno all’interno della sala del Teatro Grassi. Posto unico da € 5 a € 12.
Ogni volta unica la fine del mondo
Fino al 29 settembre
pensieri e letture
1 settembre 2021 – Chiostro Nina Vinchi, ore 21.30 Endling e altre cose perdute
F for Fake – La realtà quando smetti di crederci non svanisce
concept lacasadargilla
con Massimo Sandal
e con Lisa Ferlazzo Natoli, Alessandro Ferroni e Maddalena Parise
durata 60 minuti – prezzo € 5
In F for Fake Massimo Sandal, biologo molecolare, science teller e giornalista scientifico – autore de La malinconia del mammut – esplora con Lisa Ferlazzo Natoli, Alessandro Ferroni e Maddalena Parise la persistenza della vita e l’insostenibilità della sua rovina silenziosa ragionando sul problema delle pseudoscienze e sul concetto di ‘verità’ nella scienza. La crisi ecologica e la pandemia hanno una complessità perturbante che nessuno può gestire individualmente, che cosa succede allora? Succede che creiamo delle narrazioni per farci scudo con mondi che sono quelli vorremmo che fossero. Con buona pace di chi pensa che la narrativa sia una specie di innocuo passatempo per intellettuali, viviamo in un’epoca in cui le narrazioni competono, si fanno letteralmente la guerra, a volta una guerra sanguinosa in cui la scienza, che non è mai neutra, sta a metà tra la vittima e il carnefice.
L’appuntamento, nell’ambito del ciclo di eventi Ogni volta unica la fine del mondo, rientra nella prospettiva Endling e altre cose perdute che esplora la ‘fine’ e Terra come solo prezioso terreno concreto della vita per come la conosciamo, il primo campo d’indagine sui sistemi complessi che reggono relazioni, immaginazioni ed ecosistemi che resistono – sfiorando la rovina – alle mutazioni geologiche, biologiche e umane.
Ex biologo molecolare, Massimo Sandal è science writer dal 2011 per diverse testate, tra cui Le Scienze, Wired, Facta e Il Tascabile. Si occupa spesso dell’interazione tra scienza e società; dei meccanismi e le disfunzioni della pratica scientifica; biodiversità; di evoluzione, estinzione e crisi della biosfera. Il suo primo libro, La malinconia del mammut, esplorazione della storia, scienza e cultura dell’estinzione dei viventi, è uscito per il Saggiatore nel 2019. Vive ad Aachen, in Germania.
reading
3 e 4 settembre 2021 – Teatro Grassi, ore 19.30 Endling e altre cose perdute
5 settembre 2021 – Teatro Grassi, ore 16
Distant Lights from Dark Places
Un radiodramma di Andrew Bovell
concept lacasadargilla
traduzione Margherita Mauro
ideazione Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni
paesaggi sonori e musiche Alessandro Ferroni e Gianluca Ruggeri
immagini Maddalena Parise
con Marco Foschi, Tania Garribba, Camilla Semino Favro, Francesco Villano
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
durata 40 minuti – prezzo € 12
Distant Lights from Dark Places racconta d’estinzioni, intese come incidenti e scomparse – come un’andata al macero delle relazioni e del nostro orientamento nel paesaggio – sia esso naturale e selvaggio o addomesticato e privato. Come in un thriller, la scrittura coglie due uomini e due donne in situazioni precarie e ambigue, fatte di rapporti vacillanti in stato di pericoloso isolamento. E sotto – quasi psicanaliticamente – il caso cieco, l’azzardo e la paura, motori oscuri delle nostre comuni esistenze; e un sogno in cui tutti i personaggi sembrano scivolare – spazio reale e ‘innaturale’ a un tempo, luogo del subconscio e delle proiezioni – che, come una sorta di nastro di Moebius ri-disegna quella che chiamiamo, forse, realtà. Un concertato per quattro voci, immagini di cieli scintillanti e contrappunto musicale che ragiona d’incontri mancati, parole non dette, dell’impossibilità d’amare e di farsi vedere.
L’appuntamento, nell’ambito del ciclo di eventi Ogni volta unica la fine del mondo, rientra nella prospettiva Endling e altre cose perdute che esplora la ‘fine’ e Terra come solo prezioso terreno concreto della vita per come la conosciamo, il primo campo d’indagine sui sistemi complessi che reggono relazioni, immaginazioni ed ecosistemi che resistono – sfiorando la rovina – alle mutazioni geologiche, biologiche e umane.
Andrew Bovell nasce a Perth in Australia nel 1962. Si è laureato in lettere al University of Western Australia e poi ha ottenuto un diploma in Dramatic Arts at the Victorian College of the Arts. È autore di numerosi testi teatrali, tra i quali Distant Lights from Dark Places (1994), Scenes from a separation (1995), Who’s afraid of the working class (1998), Confidentially yours (1998) e Fever (2002). Dalla sua commedia Speaking in tongues è stato tratto nel 2001 il film Lantana, diretto da Ray Lawrence e da lui stesso sceneggiato. Negli ultimi anni, Bovell alterna con successo l’attività di sceneggiatore cinematografico a quella di drammaturgo. Rappresentate sui palcoscenici di tutti i paesi di lingua inglese, le sue opere teatrali si stanno affermando anche nel resto del mondo. When the Rain Stops Falling ha debuttato a New York nel 2010; The Secret River è stata messa in scena dalla Sydney Theatre Company nel gennaio 2013.
6 settembre 2021 – Teatro Studio Melato, ore 19.30 e 21.30 Endling e altre cose perdute
Rewriting
di e con Jonathan Burrows
Jonathan Burrows è supportato da PACT Zollverein Essen e Sadler’s Wells Theatre London
Lo spettacolo a Milano è presentato in coproduzione con il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Performance in inglese
durata 45 minuti – prezzo € 12
In cosa consiste la pratica della coreografia? In Rewriting (2019), Jonathan Burrows tenta – oscillando tra esuberanza ed esitazione – di mappare quel territorio sconosciuto definito coreografia: lo fa partendo da una performance alla quale lavora da due anni – ma ancora inedita – e utilizzando brani del suo libro A Choreographers’ Handbook (2010). In contrasto con il modello dominante, per il quale una produzione di successo nascerebbe di un’idea fissa e predeterminata, Burrows propone una pratica di accumulazione lenta e casuale di significati che emerge durante il lavoro stesso. Gli piace citare Mette Edvardsen, che descrive il proprio lavoro come “la polvere che si accumula attraverso il lavoro”.
L’appuntamento, nell’ambito del ciclo di eventi Ogni volta unica la fine del mondo, rientra nella prospettiva Endling e altre cose perdute che esplora la ‘fine’ e Terra come solo prezioso terreno concreto della vita per come la conosciamo, il primo campo d’indagine sui sistemi complessi che reggono relazioni, immaginazioni ed ecosistemi che resistono – sfiorando la rovina – alle mutazioni geologiche, biologiche e umane.
Il coreografo Jonathan Burrows ha iniziato la sua carriera come membro del Royal Ballet di Londra. Nel 2002 avvia un sodalizio con il compositore Matteo Fargion: i due descrivono il loro lavoro come “fatto a mano e a misura d’uomo”. La formalità compositiva della musica classica si contamina con un approccio alla performance più informale e spesso anarchico. Burrows e Fargion sono co-prodotti da PACT Zollverein Essen e Sadler’s Wells Theatre. Il suo A Choreographer’s Handbook ha venduto oltre 16.000 copie. Burrows è attualmente Professore Associato presso il Centro per la ricerca sulla danza, Università di Coventry.
7 e 8 settembre 2021 – Teatro Grassi, ore 19.30 Endling e altre cose perdute
Ad vitam
coreografia e interpretazione Carlotta Sagna
testo Anna Sagna e Carlotta Sagna
luci Philippe Gladieux
costumi Alexandra Bertaut
partner alla creazione (2009): coproduzione Arcadi / Torinodanza Festival / L’Espal, scène conventionnée Le Mans.
Con il sostegno di Direction Régionale des Affaires Culturelles d’Ile-de-France- Ministère de la Culture et de la Communication con il sostegno di La Ménagerie de Verre nell’ambito di Studiolab residenze creative Ferme du Buisson, Scène nationale de Marne La Vallée (FR) / L’Espal, scène conventionnée, Le Mans (FR)
produzione della ripresa Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
La normalità impossibile
con Chiara Saraceno
durata 65 minuti – prezzo € 12
La serata del 7 settembre è organizzata in due momenti, lo spettacolo Ad vitam della coreografa Carlotta Sagna e il talk La normalità impossibile affidato alla sociologa Chiara Saraceno. La serata dell’8 settembre prevede unicamente lo spettacolo Ad vitam.
«Ho letto lo slogan che reclamizzava un prodotto “Per uomini che sanno vivere”. Mi sono chiesta: “e gli altri?” Così ho iniziato a leggere le storie di coloro che si sentono meno a proprio agio nella vita. Mi sono imbattuta in una definizione che mi piace molto: le persone che incontrano difficoltà a stare nella nostra società sono artisti e psicotici. Quando dici a un artista “sei pazzo” gli fai innegabilmente un complimento».
Così la coreografa italo-francese Carlotta Sagna illustra le ragioni del suo lavoro, Ad vitam, spettacolo che affronta il terreno della vulnerabilità, della fragilità dell’individuo, indagando la sottile linea che separa il normale dal patologico e mettendo in discussione il confine tra i due ambiti, perché «Il precipizio è alla portata di tutti, la vita ci fa affacciare più volte sul baratro: fare un passo e caderci dentro è solo una piccola debolezza».
Chiara Saraceno è un’importante sociologa italiana: si è lungamente occupata di mutamenti familiari, della questione femminile, dei rapporti tra generi e generazioni. In questo incontro con il pubblico, che succede immediatamente alla visione di Ad vitam della coreografa Carlotta Sagna, Saraceno si metterà alla prova con un esercizio inedito: rispondere a uno spettacolo teatrale a partire dal proprio pronto di vista. Prendendo spunto dal personaggio che Sagna ritrae con gesti e parole, Saraceno condurrà lo spettatore in un’analisi, a tratti puntuale e rigorosa, a tratti istintiva ed emotiva, attorno alle questioni della normalità, questo “territorio impossibile”, fatto di zone di solo margine, il cui altrove – la “follia” – è più vicino a noi di quanto crediamo.
L’appuntamento, nell’ambito del ciclo di eventi Ogni volta unica la fine del mondo, rientra nella prospettiva Endling e altre cose perdute che esplora la ‘fine’ e Terra come solo prezioso terreno concreto della vita per come la conosciamo, il primo campo d’indagine sui sistemi complessi che reggono relazioni, immaginazioni ed ecosistemi che resistono – sfiorando la rovina – alle mutazioni geologiche, biologiche e umane.
Carlotta Sagna riceve la sua prima formazione da sua madre Anna Sagna coreografa e pedagoga a Torino, all’accademia di danza classica di Montecarlo e a Mudra a Bruxelles, la scuola di Maurice Béjart. Ha collaborato con Micha van Hoecke, Anne Teresa de Keersmaeker, Cesare Ronconi, Jan Lauwers, Caterina Sagna, Dan Jemmett, Sylvie Reteuna, Maxence Rey, Jean-Christophe Bleton. E interprete delle creazioni di Georges Appaix dal 2017. Ha fondato una sua compagnia, per la quale ha scritto e coreografato una decina di spettacoli, interessandosi sempre all’interazione tra danza e testo.
Chiara Saraceno, honorary fellow presso il Collegio Carlo Alberto di Torino, è stata professoressa di sociologia della famiglia prima all’Università di Trento e poi di Torino e, per cinque anni, professoressa di ricerca presso il Wissenschaftszentrum Berlin für Sozialforschung. Nel 1998-2001 è stata presidente della Commissione di indagine sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia. Tra i suoi libri recenti, il Welfare, il Mulino 2021; Poverty in Italy (con D. Benassi e E. Morlicchio), Policy Press 2020; L’equivoco della famiglia, Laterza 2017; Mamme e papà. il Mulino 2016; Il Lavoro non basta. La povertà in Europa negli anni della crisi, Feltrinelli 2015; Coppie e famiglie. Non è questione di natura, Feltrinelli 2016. Nel 2005 è stata nominata dal Presidente Ciampi Grande ufficiale della Repubblica Italiana. Nel 2011 la British Academy l’ha designata corresponding fellow. È presidente della Rete Italiana di Cultura popolare.
Performance
7 settembre 2021 – Chiostro Nina Vinchi; dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17 (laboratorio) Alleanze multispecie
8 settembre 2021 – Chiostro Nina Vinchi; dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17 (laboratorio)
9 settembre 2021 – Chiostro Nina Vinchi; dalle 16 alle 18 (laboratorio), ore 19 performance
Child of Tree / Branches
da John Cage
piccolo laboratorio di botanica sonora in un paesaggio immaginario
a cura di Gianluca Ruggeri, coordinamento Alice Palazzi
Laboratorio per l’infanzia (età 6 -11 anni)
durata 40 minuti – ingresso gratuito
Child of Tree/Branches è liberamente ispirato al suggestivo brano che John Cage ha composto nel 1975 e a cui l’anno successivo si è aggiunta un’altra composizione per strumenti di materia vegetale. I brani sono una riflessione ludica, sociologia e ambientale sull’importanza del rapporto con il corpo sonoro degli ambienti e della natura organica, senza strumenti artificiali, della musica. Il progetto è articolato in due parti: nella prima avrà luogo un laboratorio in cui le bambine e i bambini verranno guidati alla scoperta dei suoni della vegetazione e reperiranno gli “strumenti” più adatti a una manipolazione musicale in un parco della città. Nella seconda parte saranno protagonisti e interpreti di una vera e propria concertazione performativa che darà vita ai due magnifici brani, adoperando tutti i materiali scoperti e recuperati durante la fase laboratorio.
L’appuntamento, nell’ambito del ciclo di eventi Ogni volta unica la fine del mondo, rientra nell’itinerario Alleanze multispecie, che sperimenta forme collettive di messa in discussione del nostro posizionamento nel mondo chiedendosi se le intuizioni che prendono forma mentre agiamo in simbiosi con altre specie, possano conservare una qualità ibrida in grado di ricomporre la frattura tra Natura e Cultura che ha caratterizzato l’Antropocene.
Gianluca Ruggeri è performer, percussionista, direttore, autore e didatta. Ha incentrato il suo lavoro sul repertorio solistico e cameristico contemporaneo concentrandosi sulla ricerca elettro-acustica e sulla “performance”. Dal 2003 dirige il “Ready-Made Ensemble” un complesso vocale-strumentale con il quale interpreta un repertorio di originale rilettura di composizioni antiche e contemporanee. Come autore ha composto brani per piccoli ensemble e per strumento solista oltre ad aver curato le musiche di scena per spettacoli di poesia e di teatro. È docente di Strumenti a Percussione presso il Conservatorio di Musica “S.Cecilia” di Roma.
Informazioni
Si invita a visitare il sito piccoloteatro.org per gli orari di inizio degli appuntamenti.
In caso di maltempo, gli eventi al Chiostro Nina Vinchi si terranno al Teatro Grassi
Prezzi unici
Incontri/Talk/Reading/Visite: € 5,00
Spettacoli nei Teatri e al Chiostro Nina Vinchi: € 12,00
Biglietteria telefonica 02.42.411.889
Dal lunedì al sabato 9:45-18:45; domenica e festivi 10:00-17:00 – piccoloteatro.org
Per accedere è obbligatorio indossare la mascherina (chirurgica o FFP2), che dovrà essere mantenuta anche durante la rappresentazione, e sanificare le mani utilizzando gli appositi dispenser.