L’anonimo autore ci presenta un’opera che dialoga intimamente con la Commedia rinascimentale, in particolare con l’arte comica di Ludovico Ariosto e Nicolò Machiavelli. La contaminatio del Cassone si avvale della Cassaria e soprattutto della Mandragola, che a loro volta devono molto a Plauto. I personaggi e gli intrecci, inclusi quelli dell’antica Commedia latina, sono continuamente ripresi e rimestati e il brillante ricorso a battute e citazioni del volgare cinquecentesco (commentato in nota di Apparato). Mette in scena un tale sfoggio della Lingua da costituire una inaspettata e ardita sintesi di antico e moderno. Ma queste sono ragnatele, fumisterie da letterati, il succo della commedia è un altro: fa ridere.
L’autore
È buona usanza far cenno alla biografia dell’autore. La vita conta, come l’arte. Ma in questo caso l’artista intende conservare l’incognito. Svara. Il termine trova riscontro nel sanscrito antico. Svara è il Suono, Svar è la Luce, rimandano alla creazione, all’origine dell’universo, e svara, isvara, declinato significa ‘signore’, ‘il signore di’, attribuito anche alle figure divine. La parola viaggia verso occidente, la sua densità di significati lungo le strade e i millenni si perde, rimane la voce, che raggiunge le lande scandinave mutando di senso e attraversa le terre slave, giungendo fino alle sponde del mare Adriatico come un semplice cognome, asciutto, di virtù sonore. Di imminente pubblicazione “Racconti di viaggio e di pietra”.