Quest’anno il Festival Tramedautore giunto ormai alla sua ventuesima edizione al Piccolo Teatro di Milano, è all’insegna della contaminazione dei linguaggi performativi con lo scopo di riunirci tutti in un medesimo luogo, il teatro appunto, per scoprire fantasmi, vincere paure e per “rifare il corpo” per rinascere (per dirla con Antonin Artaud). Per ben due sere sul palco del Piccolo due spettacoli firmati Carlo Massari, Right il 12 settembre e Les Miserables il 14 settembre.
Right, libero adattamento da Le Sacre du printemps di Igor Stravinsky, è progetto vincitore del Premio CollaborAction Collaboraction XL azione Network Anticorpi XL, supporto per la danza d’autore.
Se Stravinsky fosse ancora in vita, di sicuro non sarebbe rimasto indifferente di fronte a Right, che crea un connubio perfetto tra le sue composizioni e la danza, qui più propriamente teatro fisico.
Una trappola intima e introspettiva
Quando ti siedi in sala vieni lentamente attirato in una trappola introspettiva e intima, in un cerchio rituale di mani che si incrociano e di pliés che indietreggiano come risucchiati da un vortice. Cori ipnotici diventano materia quasi tangibile insieme ai corpi di nudi (?) che avanzano lentamente. Intorno il buio è intervallato da una luce intermittente che mostra e omette le anatomie femminili, senza mai svelarle completamente. Right di Carlo Massari è scuro, intenso, viscerale e impetuoso come le musiche di Stravinsky che perfettamente si uniscono alle coreografie, è travolgente come la forza di una natura incontrollabile, come un rito.
Un salto nel 1913: Le Sacre du Printemps
Ma facciamo un rapido salto nel passato. Nel 1913 è andato in scena al Theatre des Champs-Elisées di Parigi Le Sacre du Printemps con coreografie di Vaslav Nijinsky e musiche e soggetto di Stravinsky, suscitando scandalo sia per la tematica, sia per la distanza evidente dal balletto tradizionale classico. Il balletto metteva in scena“Le Sacre”, un rito sacrificale pagano nella Russia antica all’inizio della primavera, in cui un’adolescente veniva scelta per ballare fino alla morte con lo scopo di conquistare la benevolenza degli dei in vista della nuova stagione. Le coreografie prediligevano pose insolite e buffe, movimenti animaleschi, la sostituzione degli en dehors tipici del balletto con gli en dedans, mentre la verticalità veniva abbandonata per movimenti che accorciano la silhouette del ballerino.
Right è libero adattamento de Le Sacre, lo catapulta nella contemporaneità, creando un dramma corale nella forma del teatro-danza, mettendo in scena la violenza del potere attraverso il reply di corsi e ricorsi storici all’interno di una situazione immaginata, ma quanto mai ripetuta nel tempo.
La situazione richiama nello specifico la violenza sulle donne, le protagoniste del palco, le quali non hanno il diritto (right appunto) di scegliere se esistere nella loro identità di donne o essere solo oggetti utili a uno scopo: procreare.
Rinchiuse in una specie di ospedale psichiatrico, sono sottoposte a un lavaggio del cervello secondo il quale sulla terra non esistono più soggetti maschili fertili, con la conseguenza che queste donne debbano necessariamente partorire nuove vite attraverso inseminazione artificiale. A infliggere la pena della procreazione forzata sono sempre delle donne. Due donne mascoline e quasi “hitleriane” qui citate come “donne vestite di verde che vogliono il mio bene” decidono il destino di queste vittime sacrificali – la sola procreazione. “Per la mia sicurezza devo stare in casa” cita ripetutamente la voce registrata che torna come un leitmotiv da incubo de “le mamme vestite di verde” che, con atteggiamento dittatoriale si impongono sulla scena seminando terrore.
La danza sul palco diventa tremenda: giochi di sguardi sofferti, sussulti, sospiri, voglia di fuggire, di reagire, di lottare si sprigionano sul palco dentro una sala dark a luci rosse.
Right non è solo una denuncia sulla violenza sulle donne, ma richiama tutte le forme di imposizione forzata, di potere inteso come violenza mentale e fisica. La messa in scena è diretta e spietata, il messaggio incisivo, segno di un artista che vuole andare oltre gli stereotipi e generare una reazione attiva.
Lavinia Laura Morisco