Fra i principali interpreti della scena artistica contemporanea, Tiziano Bonanni è un pittore, scultore, designer ed insegnante. Svolge la sua attività in libera professione dagli anni Novanta e, nel suo percorso, ha attraversato diverse fasi creative sperimentando tecniche espressive sempre nuove. La sua produzione artistica ha guardato, sin dagli esordi, a tematiche sociali ed esistenziali con una svolta stilistica a partire dagli anni Duemila: convinto che la pittura non bastasse più ad esprimere il cambiamento che coinvolgeva l’uomo e la società in cui viviamo, ha iniziato a sperimentare materiali diversi stratificati fra loro, dando vita ad una serie di opere denominate GenS (acronimo di Generative Stratification Style); figure frammiste a residui di scarto, forme che sembrano una proliferazione di immagini innescate dall’emozione, dalla memoria, sulla base dell’analogia, più che della logica, che divengono “transizioni” di un pensiero che prende forma nella materia.
Questo percorso artistico molto articolato, viene raccontato da Bonanni in un libro, “L’artista marziale” pubblicato da Europa Edizioni. Nel volume si ritrova tutto il pensiero dell’artista, anche nel suo aspetto più “marziale” in quanto Bonanni è judoka da sempre, con tutto quel bagaglio di rigore sportivo e filosofia che ne derivano. Le pagine del libro sono appunti di vita e osservazioni attente, una sorta di diario ordinato in cui le opere realizzate nel corso degli anni trovano spesso giustificazione nell’avvicendarsi di fatti storici e personali che emergono attraverso racconti e riflessioni.
Tiziano Bonanni scrive del suo senso del Sacro, della sua ricerca di giustizia in un mondo fatto di diseguaglianze, delle crudeltà che ha incontrato nel suo cammino. Tutti elementi che riconosciamo nelle sue opere. Come ha scritto di lui Vittorio Sgarbi: “non c’è modo di concepire l’altro da noi attraverso un osservatorio diverso dalla propria esperienza di vita perennemente in fieri. Non si può allora testimoniare che sé stessi, e non per banale narcisismo, semmai per necessità, per essere e rendere consapevoli della propria presenza nel mondo. In questo senso non c’è differenza sostanziale fra arte e vita: una è emanazione dell’altra e viceversa, si vive per esprimere, si esprime per vivere”. Uno stile di vita che vediamo confermato in ogni riflessione de “L’artista marziale”.
Chi conosce Bonanni artista si perderà volentieri tra le pagine del volume, seguendo suggestioni e riconoscendo opere ben precise in questo o quel pensiero; ma il libro vuole essere soprattutto un invito, a chi ancora non lo conosce, per andarlo a scoprire nel suo studio di Scandicci o nella propria accademia d’arte, fondata alla fine degli anni novanta nella sua città.
La sua opera rispecchia tutto lo straniamento del nostro mondo presente, lo documenta, ne diventa la memoria. Nei suoi assemblaggi tutto è affidato al disegno, all’effetto plastico, all’uso del colore, maestrie che ha ereditato dalla grande tradizione toscana, arricchendole con la sua passione per la letteratura, le tradizioni popolari, le arti marziali e lo sport. Le figure create da Bonanni, in cui si innestano materiali altri (animali, radici, ossa, metalli, corde), diventano figure nuove, in continua metamorfosi, e creano legami inattesi con altri mondi appartenenti all’intelligenza artificiale, a cosmologie ibride fra uomo e animali, fra natura e robot. Per chiudere con le parole che gli ha dedicato lo storico dell’arte Nicola Nuti, ne nasce “un mondo gremito, insieme plastico e grafico, che insinua storie nelle storie, allegorie di corpi e segni di una sovrapposizione tra visto e trasognato, avendo l’artista da un pezzo demolito le separazioni tra reale e surreale”.