Un manifesto di libertà per affermare l’importanza di essere sempre se stessi, nonostante tutto. Un brano elegante, da danzare con leggera malinconia, per rivendicare con orgoglio il diritto a essere weird e a esserlo fino in fondo, anche quando fa più male.
Esce oggi 1 ottobre Dicono che tu, il nuovo singolo di Dodicianni, al secolo il cantautore, pianista, compositore e performer Andrea Cavallaro (distribuzione Believe).
Ascoltalo qui: https://backl.ink/148943137
Scritto in sinergia con Golden Years – anche produttore della canzone -, Dicono che tu è nata dopo un lungo viaggio in Francia, che ha fortemente influenzato le sonorità del brano. È un periodo che sono in fissa con la musica francese, la trovo estremamente maliziosa e ironica. Racconta Dodicianni. “Dicono che tu” è un pezzo che parla di quanto possa pesare subire il continuo giudizio delle persone, anzi no, parla di come fottersene. È quasi infantile, ma strafottente e cupa.
Riff che richiamano i Phoenix, drumming alla Tame Impala e bassi synth dalle pulsazioni ’80s figlie di Giorgio Moroder si intrecciano in un pezzo pop raffinato e diretto, in cui i racconti quasi fotografici del cantautore convivono alla perfezione con il desiderio di ballare e scacciare la tristezza. Un mood in bilico fra la malinconia per la fine dell’estate e l’eccitazione per ciò che verrà dopo.
Perfettamente rappresentativa del brano è la cover del singolo. Dodicianni si staglia su un dancefloor che richiama Saturday Night Fever, ma indossa una giacca coperta da frammenti di specchio che vuole porsi in contrasto con l’attitude leggera suggerita dall’ambientazione: una frattura nella quotidianità tramite cui passa una luce in grado di riflettere errori e giudizi altrui, simbolo di quell’eterna rincorsa a chi è più puro e perfetto, senza che però venga mai raggiunto un vero traguardo. Un simbolo di rottura di quegli schemi preconfezionati e prestabiliti che spesso soffocano la nostra anima, la nostra essenza.
Dicono che tu segna il passaggio verso una nuova fase della carriera di Dodicianni. Nonostante sia passato pochissimo tempo dall’uscita dell’ EP “Lettere dalla lunga notte“, per l’artista è già il momento di voltare pagina, lasciandosi alle spalle il passato e avviandosi verso una nuova fase creativa, un’evoluzione artistica che, forte di nuove importanti collaborazioni, punta a esplorare nuovi mondi tematici e sonori, costruendo un immaginario sfaccettato e personale, internazionale e impattante.
BIO
Andrea Cavallaro, in arte Dodicianni, è un cantautore, pianista, compositore e artista veneto classe 1989. Creativo, poliedrico e dalle molte sfaccettature, coltiva la sua carriera anche nell’arte contemporanea, parallelamente alla musica. Il suo stile è caratterizzato da performance spesso d’impatto e provocatorie, riscontrando in pochi anni contatti e produzioni in molte gallerie e festival italiani ed europei. Tra le sue performance più note, “No Frame Portrait”, riproposta a Milano a luglio 2021. Ha collaborato, negli anni, con numerosi artisti e produttori, aprendo inoltre live per Thegiornalisti, Tiromancino, Vinicio Capossela, Calcutta, Wrongonyou e Lucio Corsi.
Nel 2021 è uscito il suo EP “Lettere dalla lunga notte” (distribuzione Believe), anticipato dai singoli “Discoteche“ e “Mio padre scrive per il giornale“. Il lavoro, frutto di un concept ben preciso, è stato registrato interamente in presa diretta, per un sound caldo e dalle sfumature notturne.
TESTO DICONO CHE TU
Dicono che tu
non ti puoi stupire
se la gente fissa
quando incroci gli occhi
Dicono che tu
ti sei perdonata
la tua dignità
è una voce che rimbalza tra le case e tra le bocche nei bar
Dicono che tu
quando viene la notte
quando lo schermo di spegne
non puoi scappare per sempre, dicono ma
Dicono che tu
Forse ti hanno vista
La moralità
a volte spaventa
Dicono che tu
quando viene la notte
quando lo schermo di spegne
non puoi scappare per sempre, dicono ma
Dicono che tu
per star bene la notte
per non sentire più niente
finché nessuno ti sente
Dicono
È che a volte rimani
È che a volte rimani
distesa su di un fianco
il sonno di Courbet
Sei deserto ed abisso profondo
l’origine del mondo
l’amore non sai cosa chiede
lo cerchi nei film di Leone in TV ma
Dicono che tu
quando viene la notte
quando lo schermo di spegne
non puoi scappare per sempre, dicono ma
Dicono che tu
per star bene la notte
per non sentire più niente
finché nessuno ti sente
Dicono
CREDITI BRANO
Scritto da: Andrea Cavallaro e Pietro Paroletti
Prodotto e mixato da: Golden Years
Masterizzato da: Giovanni Versari a La Maestà Studio
Dodicianni – voce, cori, tastiere, percussioni
Golden Years – chitarre, tastiere, synth bass, programming
Alberto Paone – batteria, percussioni