Domenica 10 ottobre h. 15,30 Teatro Sala Da Ponte Bassano del Grappa
IL DON PASQUALE DI DONIZETTI CHIUDE LA 41^ EDIZIONE DI OPERAESTATE FESTIVAL
Orchestra Regionale Filarmonia Veneta e cantanti vincitori del 50^ concorso internazionale Toti Dal Monte per un’opera buffa senza tempo
Debutta a Bassano del Grappa il Don Pasquale di Donizetti con la regia di Giuseppe Emiliani, nella nuova coproduzione voluta da Operaestate/ Città di Bassano del Grappa, città di Padova insieme al Teatro Comunale di Treviso e il Teatro Sociale di Rovigo.
Un appuntamento, quello di domenica 10 ottobre alle 15.30 alla Sala Da Ponte di Bassano del Grappa, che chiude la 41^ edizione di Operaestate, il lungo Festival che proprio dalla lirica ha mosso i primi passi anni or sono.
Il Don Pasquale è una deliziosa opera buffa, coinvolgente e dal ritmo serrato. Gioiello dell’opera comica ottocentesca, è l’ultimo capolavoro di Gaetano Donizetti ed anche una delle sue partiture più smaglianti, capace di appassionare il pubblico per l’irrefrenabile voglia di divertire.
È l’antica trama del vecchio (don Pasquale), economo e celibe, raggirato con l’offerta di una sposa ingenua, in realtà invece scaltra e maliziosa, che ama riamata il giovane nipote di don Pasquale. Equivoci e travestimenti, finte nozze, spese pazze, simulati tradimenti, fanno sì che il vecchio maledica il suo matrimonio, fino a scoprire la verità architettata a suo danno e a rassegnarsi volentieri a benedire le nozze, questa volta tra i due giovani.
La produzione è ora al lavoro con il cast composto dai vincitori del 50^ Concorso Internazionale per Cantanti Toti Dal Monte, il basso Adolfo Corrado, che vestirà i panni di Don Pasquale, la soprano Giulia Mazzola, ad interpretare Norina, e il baritono Matteo Guerzé nella parte del Dottor Malatesta. A completare il cast anche i tenori Pietro Adaini ad interpretare Ernesto, e Antonio Feltracco nei panni del Notaro.
Le musiche di Donizetti saranno eseguite dall’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, guidata dal Maestro Giancarlo Andreatta. A dirigere la compagnia il regista Giuseppe Emiliani, che dal 1979 ad oggi ha collaborato con i principali teatri italiani e in particolare con lo Stabile del Veneto, mentre il progetto visuale delle scene è affidato a Federico Cautero e i costumi a Stefano Nicolao.
Il libretto, opera dello stesso Donizetti e di Giovanni Ruffini, è ricalcato sul dramma giocoso di Angelo Anelli Ser Marcantonio, musicato da Stefano Pavesi nel 1810, e rappresenta un modello di eleganza e un vero manuale di comicità, ritmata da un intuito teatrale malizioso e attuale.
Donizetti, ormai giunto al culmine della celebrità (aveva già composto le sue opere più famose, tra cui Anna Bolena, L’elisir d’amore, Lucia di Lammermoor, La Favorita e La figlia del reggimento), decise di comporre il Don Pasquale dopo la lettura casuale del vecchio libretto di Angelo Anelli. La storia vuole che l’opera sia stata composta in soli undici giorni, ma è probabile che in questo periodo siano state composte “solo” le linee vocali e che l’orchestrazione abbia invece richiesto altro tempo.
La prima rappresentazione dell’opera ebbe luogo con successo nella Salle Ventadour del Théâtre-Italien di Parigi il 3 gennaio 1843 con un cast d’eccezione formato da Giulia Grisi (Norina), Luigi Lablache (Don Pasquale), Antonio Tamburini (Malatesta), Mario (Ernesto) e Federico Lablache (notaio) alla presenza del compositore.
Eppure il Don Pasquale è qualcosa di più di un’opera buffa.
È una riflessione lucida, disincantata, spietata sulla vecchiaia e sul contrasto generazionale. Lo stesso libretto dice che Don Pasquale è un «vecchio celibatario, tagliato all’antica», Norina una «giovane vedova», Ernesto «giovine entusiasta». Malatesta non ha appellativi anagrafici, ma caratteristiche tali («uomo di ripiego, faceto, intraprendente») da escludere che sia troppo in là con gli anni. Questo conflitto ci offre una chiave di lettura fondamentale.
In un’opera intrisa di lirismo e di cantabilità, che sia impostura, finzione, sfogo emotivo tutti cantano, tranne Don Pasquale (che anzi è talvolta costretto a fare da spettatore). Tutto ciò mal si addice però al desiderio di ringiovanire (sposare una donna giovane, fare tanti figli) del protagonista. Un desiderio che si schianta miseramente contro la sberla di Norina nel terzo atto. Un gesto estremo, inusitato, che colpì profondamente il pubblico dell’epoca, ma necessario, quasi terapeutico. È come un risveglio – pur se amaro – da un sogno.
Insomma Donizetti, scegliendo un soggetto arcinoto, spiazza le attese del pubblico, lo catapulta nel reale e fornisce un’immagine deformata dall’umorismo, intrisa di malinconia e di «ilare rassegnazione».
Dopo Bassano l’opera sarà ripresa anche nei cartelloni lirici del teatro trevigiano (22 e 24 ott), del Verdi di Padova (31 ott) e del Sociale di Rovigo (17 e19 dic).
Informazioni e prenotazioni Biglietteria Operaestate tel. 0424 524214