Pubblicata la raccolta poetica dal titolo “Scienza, Fede… e Poesia” di Marco Righi, con prefazione di Enzo Concardi, nella prestigiosa collana “Alcyone 2000”, Guido Miano Editore, Milano 2021.
Come si evince dal suo curriculum professionale, Marco Righi ha ereditato dalla famiglia la passione per le scienze esatte: è ricercatore in laboratorio, lavora per il CNR, ha pubblicato una quarantina di lavori di carattere scientifico per riviste internazionali. Ciò per sottolineare la sua mentalità razionale che, tuttavia, ha poi cercato di completare trasmettendo i suoi messaggi e le sue convinzioni maturate con l’esperienza di vita, mediante le forme poetiche che, notoriamente, richiedono anche lo sviluppo di capacità creative, fantasiose, intuitive, linguistiche proprie. Inoltre, spesso, i suoi contenuti sono di carattere religioso, altra dimensione dove il mistero e l’accettazione dei limiti della ragione sono fondamentali. Quindi ha dovuto compiere un lavoro di integrazione culturale e tecnica su se stesso non indifferente: conciliare fede e poesia – prevalentemente irrazionali – con scienza e analisi, oggettivamente raziocinanti.
Ecco dunque il risultato di tale iter spirituale, la pubblicazione di una raccolta poetica che ha per titolo proprio la problematica suddetta: Scienza, Fede… e Poesia, opera in cui, senza pretese liriche ed estetiche, egli fa conoscere la sua anima sia scientifica che umanistica, ovvero che contiene in sé in un connubio fertile, quei valori e quelle visioni che dovrebbero appartenere – a mio modo di vedere – a tutti noi uomini moderni per realizzare una società a misura d’uomo. Il libro è suddiviso dallo stesso autore in quattro parti, appunto le tre richiamate dal titolo, con l’aggiunta di una quarta sezione, Atti di Vangelo, ovvero “trascrizioni in versi di episodi evangelici”, che sarebbero da ascrivere per l’argomento alla seconda parte (Fede), ma che lo scrittore ha voluto evidenziare isolandoli dal contesto, forse per porre al centro la figura del Cristo, fondatore del Cristianesimo e cardine della Fede, ovvero un Dio-Persona e non un Dio-Concetto, alla maniera di Pascal.
L’analisi critica del libro penso debba procedere rispettando la cronologia che probabilmente si è sviluppata nel cammino personale di Marco Righi e che lui ha voluto esporre ordinatamente nel testo. Iniziamo dunque a penetrare nei messaggi della parte dedicata alla Scienza. In questo ambito due composizioni-chiave mi paiono essere Passione e Torre d’avorio. Nella prima emerge la motivazione più profonda che lo ha spinto ad intraprendere la strada della ricerca scientifica, seppur tra sacrifici, dubbi, risultati anche sfuggenti, tanto che nella strofa finale così esorta se stesso a continuare: «La conoscenza sia il tuo primo pensiero / che conoscenza allarga mente e cuore / e predispone a mete ardue, ma eccelse. / Che cosa poi sarà non lo sappiamo, / la Vita c’indirizzi in mille strade / ma liberi e coscienti resteremo». È dunque grazie alla passione per il proprio lavoro che si va avanti.
Nel secondo componimento esprime con chiarezza la sua idea di Scienza, soprattutto nelle prime due quartine, posta al servizio dell’umanità: «Non torre d’avorio è la Scienza! / ma maestra di chi vuol capire, / è compagna di chi vuol servire, / ed è amica a chi libero è. // Grazie a logica che ne è fondamento / dona forma e misura al reale, / non si arroga giudizi morali, / ma del mondo descrive il perché».
Dopo aver posto con evidenza i pilastri della conoscenza e della sua divulgazione alla base della scienza, egli inizia già ad avvertirci che anche in tali dimensioni si scoprono misteri da dipanare: ad esempio non ci è dato sapere fino a quando continuerà il movimento dei pianeti, dei satelliti, del sole che ci da la vita, di tutto il Sistema cosmico nel quale viviamo, solo i tempi futuri potranno rispondere a simili domande (si legga la lirica La giostra). Riecheggiano qui gli assillanti interrogativi di natura leopardiana sui destini umani, che sempre il poeta recanatese ha posto alla Luna e alla Natura. Sorprende l’ardore di una giovane astronoma dall’occhio assetato, dal cuore «affamato a caccia d’infinito» (Cosmo) che desidera visceralmente scoprire nuovi mondi; ecco allora il messaggio dell’autore: la scienza deve essere sorretta dalla passione, non ridursi ad arida razionalità. Ed ancora altrove redarguisce l’uomo a non comportarsi da padrone del Pianeta e lo esorta al rispetto della Natura, bene prezioso da conservare per la nostra sopravvivenza, soprattutto ora che si stanno verificando grandi cambiamenti climatici, presagi di un declino della nostra specie (Tramonto).
Nella seconda parte del libro – Fede – si sviluppano taluni aspetti della spiritualità cristiana di Righi. Apre con una riflessione molto opportuna ed attuale che purtroppo molti credenti smemorati hanno riposto nel cassetto dei ricordi: «Solo chi si confronta / continuamente con la Parola / può cogliere / il mutevole Vento dello Spirito / che fischia, / tra le Anime / degli uomini» (Brezza). Infatti il Cristianesimo si alimenta con la Parola di Dio e non con le mode culturali di ogni epoca. Centrale è qui la lunga composizione Il Viaggio, che riassume la concezione della vita del cristiano nell’umana avventura – accompagnata dai Sacramenti, dalla vita della Chiesa, dall’amore reciproco, dall’incontro con il Cristo – e che restituisce al credente quella essenziale dimensione itinerante presente nel Dante della Divina Commedia: dalla ‘selva oscura’ attraverso ‘il monte della purificazione’ fino alle ‘beatitudini celesti’. Nella lirica Futuro troviamo le speranze escatologiche sostenute dalla fede per il destino umano dopo la morte, destino legato alla Crocefissione e Resurrezione del Cristo, un Dio che si è incarnato per la salvezza dell’umanità, con la legge dell’amore e del perdono. La dimensione sociale del Cristianesimo non è estranea all’autore, anzi è ben presente, come testimoniano questi versi tratti da Vaga il mio sguardo: «Vivono soli, / smarriti in tale selva / uomini persi, / bocciati dalla vita. / Sacchi di stracci, / per guanciale hanno / e vivono di stenti. / In povertà. // Trasparenti alla vista dei potenti, / rifiuti della vita per i più savi, / sono l’emblema di questo nostro mondo, / che non sa cosa farsene di loro». E infine accosta la sua fede personale a quella di Nicodemo, anzi s’immedesima in lui: «… logico e onesto, più che fariseo; / teso a capire, più che a giudicare. // Quanto ti rassomiglio, Nicodemo /…/ Quanto sei accetto a Cristo, Nicodemo / che nel sepolcro tuo, riposo trova. / … / Il tuo nome sparisce dai Vangeli / e ciò dimostra l’umiltà che avesti» (Nicodemo).
Quelle pagine a cui Righi ha dato come titolo Poesia (terza parte del libro) ci restituiscono tematiche che potremmo dire ‘laiche’: riflessioni esistenziali, amore e sentimenti, spunti memoriali, attualità. La vita spesso è effimera, come quella delle vittime di «scafisti o altri predoni»: assomiglia ad una Meteora che si brucia rapidamente in cielo; questa vita moderna finirà coll’alienarci tutti se non recupereremo l’umanità delle relazioni personali, minacciata dalla schiavitù tecnologica (Rondini); il segreto della gioia risiede nel tenersi per mano, nell’aiuto vicendevole (Sostegno) e nell’accettare anche il valore dei lavori umili utili alla comunità, come i Binari delle linee ferroviarie; un viaggio nella memoria avviene con la ricostruzione dell’epopea del treno, mezzo sempre amato dal poeta, per la sua socialità e per i risvolti romantici e contemplativi (Amico treno) e tramite i ricordi delle frequentazioni montane (Amicizia); la tematica degli affetti rivive con Maternità, dedicata alle gioie e alle difficoltà di una madre, e con Estasi giovanile, versi focosi per la donna amata.
L’ultima sezione del libro, Atti di Vangelo, propone talune ricostruzioni lirico-narrative di episodi del Nuovo Testamento in cui l’autore affida ad un personaggio presente il racconto – con un linguaggio corrente, sobrio e dimesso – di ciò che ha visto, ed esprime stupore per i fatti accaduti. Sulla struttura del testo evangelico egli ci presenta così Samaria, ove parla la Samaritana al pozzo; Cecità, guarigione del cieco vista da un mercante; Pranzo di nozze a Cana, dove narra lo sposo; Talitha Kum!: la madre della figlia di Giairo spiega la resurrezione della fanciulla; Tempesta, eccezione dove è il poeta a raccontare il salvataggio della barca degli apostoli; Emorroissa: la stessa donna ricca di fede esterna la sua guarigione; Lazzaro, con Marta e Maria.
Enzo Concardi
L’AUTORE
Marco Giovanni Enea Righi è nato a Milano nel 1955 da madre Lombarda (milanese) e padre Toscano (senese), ultimo di tre fratelli. Entrambi portati per le scienze esatte, i suoi genitori erano: la prima una insegnante di matematica di scuola media ed il secondo un ingegnere meccanico con la passione per l’astronomia ed i telescopi.
Si laurea in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche nel 1980 presso l’Università degli Studi di Milano, appassionandosi da subito alla vita di laboratorio. Nel 1984 viene integrato in un’Unità del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) impegnandosi in studi nel campo dell’Oncologia Molecolare e, negli ultimi anni, dell’analisi vascolare. In questi ambiti pubblica una quarantina di lavori su riviste scientifiche internazionali, tra cui hanno peso quelli relativi alle cellule microgliali, e nel 1985 riceve con altri il Premio “Ligue Française pour la Lutte contre le Cancer”. Ha pubblicato due brevi sillogi poetiche: Ricerca è passione (2017), Fede, speranza e carità (2020), rispettivamente nei numeri 10 e 13 di Alcyone 2000 – Quaderni di poesia e di studi letterari, Guido Miano Editore.
Marco Righi, Scienza, Fede… e Poesia, pref. Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 94, isbn 978-88-31497-71-8, mianoposta@gmail.com.