Sempre seguendo il di una nuova linea programmatica incentrata sulla vocalità, dopo un galà lirico pucciniano e il grande virtuosismo barocco, l’Istituzione Universitaria dei Concerti propone un programma novecentesco. Il 30 ottobre Marcello Panni è protagonista di una serata dedicata a Luciano Berio in cui dirigerà Laborintus II, storico lavoro su testo di Edoardo Sanguineti che fu composto nel 1965 per il 700° anniversario della nascita di Dante Alighieri e che la IUC propone a conclusione di una serie di iniziative a tema, nell’anno che commemora sempre il 700° anniversario, ma della morte del Sommo Poeta.
Il programma comprende inoltre l’ascolto di Visage, pionieristico lavoro di musica elettronica in cui Berio elabora la voce di Cathy Berberian, e Il Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi nella trascrizione realizzata da Berio nel 1966. La serata, in collaborazione con il Conservatorio “G.B. Martini” di Bologna, Bologna Festival e Ferrara Musica, vedrà in scena Federico Sanguineti come voce recitante, le cantanti soliste Chiara Osella, Elisa Bonazzi e Paola Quagliata, i danzatori della C&C Company (coreografia originale di Carlo Massari) e l’Ensemble di Musica Contemporanea del Conservatorio di Bologna.
Conoscevo Luciano Berio già alcuni anni – ci racconta Marcello Panni – ma fu a Parigi, dove risiedevo dal 1965 per completare i miei studi di direzione con Manuel Rosenthal, che ci fu l’incontro decisivo, proprio in occasione della prima esecuzione di Laborintus II dal vivo, con l’ensemble Musique Vivante di Diego Masson. Diego era mio coetaneo ed era alla testa di un ensemble d’eccezione con i migliori solisti parigini, Francis Pierre all’arpa, Michel Portal al clarinetto, Gaston Sylvestre alle percussioni… Diego mi invitò alle prove, anzi mi chiese di partecipare alla speciale “messa in scena” di Visage voluta da Berio in prima parte del concerto. Fin dall’inizio dietro il sipario della Salle Gémier alcuni amici di Luciano, residenti o di passaggio a Parigi, filosofi, semiologi, medici, scrittori, italiani, argentini, francesi, americani, erano in piedi o seduti in posizioni diverse, tra cui io e la mia compagna francese Jeanne, in seguito mia moglie. Fra l’altro otto di loro partecipavano anche al coro di Laborintus II, perché Luciano non amava le voci impostate degli attori o peggio dei cantanti per il coro, e neanche voleva un attore professionista per la voce recitante. Non amava il birignao senza difetti dell’attore, diceva. Cathy Berberian invece era installata al centro del palcoscenico, rannicchiata su un panchetto. All’inizio del nastro si apriva il sipario e noi tutti eravamo al buio immobili. Dopo alcuni minuti la luce riaffiorava e poco a poco, s’intravedevano i figuranti, sempre immobili come statue viventi, mentre Cathy poco a poco alzava la testa con le mani incrociate a coprire il viso, fino al punto in cui nel nastro si sentono le sillabe “Pa-ro-le” che Cathy pronunciava in sincrono. La luce aumentava sempre più forte a scoprire i figuranti, poi sparivamo ad uno ad uno dietro le quinte lasciando vuoto il palcoscenico con la sola Cathy la quale tornava poco a poco nella posizione di partenza rannicchiata fino a richiudersi sugli ultimi e tragici suoni, dopo l’immaginaria catastrofe sonora.
Dopo questa esecuzione parigina si stabilì tra me e Luciano un rapporto di fiducia e amicizia e nel giugno del 1968 mi offrì di essere suo assistente a Spoleto come secondo direttore per la prima italiana di Laborintus II, al Festival diretto da Menotti. L’ensemble era quello della Juilliard School e nel programma al teatro Caio Melisso figurava anche il mio Déchiffrage più Estri di Petrassi e Etwas Ruhiger di Donatoni. Accettai con entusiasmo e lavorai per un paio di settimane con gli otto “attori” del coro. Nessuno di loro era musicista, come ho spiegato sopra, ed io feci lunghe prove per prepararli all’insolito coro della partitura B (all’inizio la partitura manoscritta era divisa in partitura A per gli strumenti e partitura B per il coro, solo più tardi nell’edizione a stampa si unirono in un’unica partitura). Alla fine l’esecuzione fu soddisfacente e nel frattempo avevo imparato tutti i delicati incastri voci-strumenti e registrazioni dell’opera. Qualche anno dopo mi venne chiesto dalla Signora Lanfranco, la famosa sovrintendente di ferro del Carlo Felice, buona amministratrice ma anche amante dell’ imprevisto e delle novità, uno spettacolo moderno e audace. Nel frattempo ero diventato un giovane direttore specializzato e ricercato dai teatri per i progetti speciali, quelli che infiorettano le stagioni tradizionali. Proposi Laborintus II in accoppiata con i 7 Peccati Capitali di Kurt Weill, con la regia di Carlo Quartucci e le scene di Paolini. Il progetto venne accolto con entusiasmo dalla vivace sovrintendente: non sospettava come sarebbe finito! I Sette Peccati per una scena di nudo integrale provocò uno scandalo nazionale (altri tempi!) e Laborintus un tumulto nel pubblico conservatore del Teatro Margherita (allora sede provvisoria del Carlo Felice) che mi costrinse a interrompere due volte l’esecuzione. Ricordo Cathy insultare il pubblico dal microfono “ Maleducati” gridava, poi dal fondo della sala arrivò in soccorso un uomo grande e grosso, fin sotto al palco gridandomi “Vai avanti Marcello”. Seppi poi che era Aldo Trionfo, regista molto conosciuto a Genova. La sovrintendente fu tuttavia felice di aver avuto la prima pagina del Secolo XIX e del Corriere ! Nell’anno seguente proposi Laborintus II al Massimo di Palermo e al Comunale di Bologna, poi al Festival di Teatromusica a Roma al teatro delle Arti, poi in concerto alla Fenice di Venezia, e nel 1973 lo registrai alla Rai di Torino con la regia sonora di Berio. Nel 1980 finalmente per la Sagra Musicale Umbra e RAI 3 Live ne facemmo un video nella Cattedrale di Narni, con il mio ensemble Teatromusica e la regia di Luca Ronconi e anche in questo caso ebbi l’onore di avere lo stesso Luciano come regista del suono e introduzione parlata. Dopo il 1980 non ho più ripreso Laborintus II, ma si può capire come sia restato fondamentale per la mia storia di musicista -direttore e una vera e propria “scuola” indelebile per il compositore. Riproporlo per ricordare il 7° centenario della morte di Dante mi è parso un dovere.
Programma
Sabato 30 ottobre ore 17.30
Federico Sanguineti voce recitante
Chiara Osella mezzosoprano
Elisa Bonazzi soprano I
Paola Quagliata soprano II
Danzatori della C&C Company
Carlo Massari coreografo
Nicola Pacetta, Francesco Vogli regia del suono
Ensemble di Musica Contemporanea del Conservatorio di Bologna
Marcello Panni direttore
Berio Visage
per suoni elettronici e la voce di Cathy Berberian su nastro magnetico (1961)
Monteverdi Il combattimento di Tancredi e Clorinda
madrigale rappresentativo su testo di Torquato Tasso, dalla Gerusalemme Liberata
Trascrizione di Luciano Berio (1966)
Berio Laborintus II
per voci, strumenti e nastro magnetico
Testo di Edoardo Sanguineti (1965)
In occasione del settimo centenario della morte di Dante
In coproduzione il Conservatorio “G.B. Martini” di Bologna, Bologna Festival, Ferrara Musica
Redazione