Martedì 12 ottobre
, ore 20.30 – 45 anni dopo la sua prima messa in scena – arriva al Teatro Comunale di Ferrara “La Gaia Scienza – La rivolta degli oggetti”. Tratto dall’opera di Vladímir Majakóvskij con testi e regia di Giorgio Barberio Corsetti, Marco Solari e Alessandra Vanzi, e interventi scenografici di Gianni Dessì, si tratta infatti di uno spettacolo del 1976, riallestito all’interno del Progetto RIC.CI. curato da Marinella Guatterini e di cui anche Fondazione Teatro Comunale di Ferrara fa parte insieme ad altre realtà di rilievo del panorama nazionale. A più di quattro decadi di distanza, i tre artisti della Gaia Scienza (Barberio Corsetti, Solari e Vanzi) si riuniscono per riallestire La rivolta degli oggetti per riportare alla luce uno spettacolo destinato a diventare un riferimento per la controcultura romana degli anni Settanta. La loro prima opera del 1976 passa ora il testimone a tre giovani performer (Dario Caccuri, Lorenzo Garufo e Zoe Zolferino), dando vita a un incontro fra epoche, corpi ed esperienze differenti. Una produzione di Fattore K 2019 in coproduzione con Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Romaeuropa Festival ed ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione. Per info e biglietti:Biglietteria del teatro in corso Martiri della Libertà 5, www.teatrocomunaleferrara.it e www.vivaticket.it.
Presentato per la prima volta nel ’76 al Beat 72, luogo di riferimento della controcultura romana del tempo, La rivolta degli oggetti de La Gaia Scienza torna in scena. Lo spirito del progetto lo spiega Marinella Guatterini: “Il “come eravamo”, tema fondante del Progetto RIC.CI – ovvero, la ricostruzione delle coreografie contemporanee di fine Novecento –, ha stavolta per spettacolo di recupero La rivolta degli oggetti della Gaia Scienza. Giorgio Barberio Corsetti, Marco Solari e Alessandra Vanzi, che furono gli animatori di questo gruppo cult negli anni Settanta, tornano così a rimontare la loro prima opera del 1976 per tre giovani performer. Ispirato alla prima tragedia in versi “Vladimir Majakovskij”, La rivolta degli oggetti abita uno spazio surreale – realizzato in collaborazione con il pittore e scultore Gianni Dessì – fatto di violini senza corde, cappotti, una pistola e una stella rossa. Mappa poetica di simboli e allusioni per raccontare l’utopia e il dolore nella trasformazione del mondo e l’agognato fantasma della libertà”.
A conferma della notorietà acquisita da RIC.CI a livello nazionale, la decima ricostruzione di RIC.CI – Reconstruction Contemporary Choreography Anni’80/’90 è stata chiesta ed accettata dal famoso regista Giorgio Barberio Corsetti, attuale direttore del Teatro di Roma, e dal nucleo del noto e scomparso gruppo La Gaia Scienza composto anche da Alessandra Vanzi e Marco Solari, come ricostruzione aggiunta. Nel 1976, infatti, si rivelava al pubblico una compagnia di giovani artisti, La Gaia Scienza, con uno spettacolo dirompente che affascinò subito spettatori e critica: La Rivolta degli Oggetti. La rivolta degli oggetti è uno spettacolo dirompente che ha affascinato subito spettatori e critica per il suo rapporto tra poesia e rivoluzione, tra rivoluzione sociale ed estetica, tra avanguardie storiche e arte contemporanea. Il rapporto tra poesia e rivoluzione, tra rivoluzione sociale ed estetica, tra avanguardie storiche e arte contemporanea si distillavano in un’ora di pura poesia. Lo spettacolo trovava l’essenza di gestualità e parola, di slancio ed energia, in una sintesi tra teatro danza e arte visiva di grande impatto emotivo e leggerezza. Il modo stesso di creare lo spettacolo che partiva da un’idea di forte individualità e di totale collaborazione senza la divisione di ruoli era parte della sua struttura. Così lo spettacolo non era solo un racconto sulla libertà e sull’utopia della trasformazione del mondo, ma anche il frutto di un processo artistico libero e in costante trasformazione. Oggi un nuovo gruppo di attori abita la scena e gli “oggetti in rivolta”, come nell’omonimo poema di Majakovskij, fuggono il senso narrativo di essa per restituirla a una nuova dimensione percettiva.
NOTE DI DRAMMATURGIA
Il desiderio di riproporre La rivolta degli oggetti, primo spettacolo della Gaia Scienza dopo così tanti anni dal suo debutto il 24 marzo 1976 al Beat 72, nasce dal fascino della sua struttura estremamente leggera e non codificata: l’ora esatta della sua durata erano riparti unicamente in una prima parte di quaranta minuti di movimenti e luci di taglio date da diaproiettori senza immagine e successivi venti successivi sulle corde stese nello spazio e luci al neon.
Non c’erano ruoli definiti, personaggi e interpreti, il testo stesso – una selezione di frasi dalla tragedia di Majacovski – era ‘materiale non verbale’ da prendere e lasciare ripetere o omettere in liberissima e continua improvvisazione. Lo spazio era affidato alle nostre sensibilità individuali e alla capacità di generare ogni sera in modo differente associazioni e dissociazioni nella velocità dei corpi e degli sguardi dei movimenti in dialogo con lo spazio e i pochi oggetti. Impensabile quindi ‘rifarla’.
Nel decennale cammino della Gaia Scienza siamo arrivati con gli ultimi due spettacoli Gli insetti preferiscono le ortiche e Cuori strappati a creare delle partiture molto precise che – quelle sì – si potrebbero agevolmente ricreare (al di là di un ben più gravoso impegno nel ricostruire l’ambientazione naturale degli Insetti o la complessa macchina scenica dei Cuori). Ma ci è parso più interessante riandare a quel momento nietzschianamente aurorale per ragionare di nuovo insieme anzitutto tra noi tre dopo trentacinque anni di strade e percorsi separati su quel lavoro che per ognuno di noi ha costituito un punto di partenza importante, fondante. Era un esito di un rapporto di amicizia e di affinità d’interessi e gusti, l’elaborazione di uno stile e di un linguaggio comune, fisico e mentale assieme, un percorso di prove e di vita insieme, in una dimensione di grande libertà nella quale ognuno trovava il suo spazio, i suoi tempi. Senza una regia né di uno né di tutti. Cosa che sembrava e sembra strano, al limite del concepibile.
Se quindi una ricostruzione filologica è impensabile perché equivarrebbe a rifare ciò che non veniva replicato, riprodotto di sera in sera, ma di sera in sera piuttosto prodotto nuovamente (cosa ben diversa), quello a cui ci accingiamo è creare le condizioni per trasmettere un’esperienza, reinventando il gioco scenico utilizzando alcuni dei materiali originari (le parole di Majacovski, l’idea di sospensione, i rimandi di frammenti di spazio tramite specchi rotti, qualche oggetto, qualche taglio di luce, qualche brano registrato), consegnando a dei giovani attori e danzatori gli oggetti da rivoltare, che sono appunto quei materiali – ed eventuali altri – ma anche i concetti, i pensieri, gli stimoli che erano tutto il non-detto dello spettacolo, la sua sostanza immateriale.
Giorgio Barberio Corsetti, Marco Solari, Alessandra Vanzi
Video di Giorgio Barberio Corsetti che presenta brevemente lo spettacolo
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