Scritto da Ottavia Bianchi e diretto da Giorgio Latini, lo spettacolo è tornato a teatro dopo i successi delle precedenti repliche e l’assegnazione del Primo Premio alla drammaturgia al Premio Internazionale Castrovillari città di cultura e il Primo Premio Silvano Ambrogi alla miglior drammaturgia brillante e con il patrocinio dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico.
Con ritmo serrato e battute fulminanti, si sviluppa uno psicodramma familiare tra quattro sorelle riunitesi dopo molto tempo a casa della madre appena venuta a mancare. Organizzare il funerale e pianificare la successione non sono le sole questioni che affiorano davanti alla bara ancora aperta. La vita, le scelte, i rancori, le rappresaglie, i segreti di ciascuna affiorano con tratti di cruda introspezione e sadico compiacimento.
Contraltare dell’idilliaco e oleografico quadretto familiare ottocentesco delle “Piccole donne” della Alcott, il nucleo delle quattro sorelle della Bianchi è un vaso di Pandora che si scoperchia al cospetto della salma, adesso che la madre non può più svolgere quel ruolo di catalizzatrice con cui le ha faticosamente tenute legate a sé.
Conscia di ciò, ha lasciato una lettera in cui reclama l’amore delle figlie imponendo loro di vegliarla insieme e ininterrottamente per 24 ore, pena la perdita di una inaspettata eredità. Come quattro belve fameliche chiuse in gabbia a lungo si azzannano imponendo la legge del più forte, così radicati rancori, rivendicazioni, ricatti, gelosie si rimpallano innescando una valanga di bugie, ipocrisie e falso perbenismo, finché gli estremi si toccano: la morigerata e pudica si rivela trasgressiva mentre la carrierista scopre una voragine di fragilità e solitudine.
La scrittura incalzante e aspra indaga quattro tipi umani e stili di vita che delineano un convincente spaccato delle dinamiche relazionali e caratteriali contemporanee, attraverso svelamenti e colpi di scena che scompigliano le pedine del gioco.
Oltre che autrice, Ottavia Bianchi è l’interprete della volitiva Emma, sorella maggiore e rispettabile moglie e madre. Giulia Santilli è l’ombrosa Emilia che ha sacrificato la giovinezza all’accudimento della genitrice. Beatrice Gattai ha il ruolo di Elvira che si è trasferita a Milano inseguendo sogni di gloria e infine c’è l’infantile e fragile Ughetta di Patrizia Ciabatta, che ha vissuto in simbiosi con la mamma e della cui volontà si fa interprete.
Ci sarà una catarsi? Sicuramente ciascuna imboccherà una nuova direzione con consapevolezza verso se stessa e lealtà nei confronti delle sorelle accettandone anche le rispettive scelte clamorose. Per lo spettatore è l’occasione di un transfert per rielaborare esperienze personali
“Il testo è stato in parte ispirato da una serie di interviste molto personali fatte alle attrici della compagnia ma anche a persone di età ed estrazione culturale più disparate – annota l’autrice -. Il risultato di queste intime conversazioni è stata una divertente conferma: la casa natale non è sempre un bel posto dove crescere e imparare le cose del mondo e di questo, per sopravvivere, si può ridere attraverso il meraviglioso genere della commedia…. per smascherare, attraverso il riso, il mito dell’evoluzione umana”.
Lo spettacolo è inserito nel progetto “Ritorno al Futuro” in cui la messinscena è preceduta da una sessione di prove aperte al pubblico che sarà parte attiva dell’indagine sull’evoluzione della figura femminile nella famiglia italiana moderna con colloqui e interviste, in una vera e propria attività di tipo laboratoriale, che segna la ripartenza dell’attività culturale dell’Altrove fondato nel 2017 e diretto da Giorgio Latini.