aSH di Aurélien Bory con la straordinaria danzatrice indiana Shantala Shivalingappa
sabato 9 ottobre h 21.00 e domenica 10 ottobre h 18.00
in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana
Il regista francese Aurélien Bory, fondatore di Compagnie 111, è considerato un poeta dello spazio e un mago della scatola scenica, noto per i suoi spettacoli visionari che aprono all’immaginazione tra meraviglia visiva e rinnovamento della forma teatrale.
Con aSH (2018), creato per la danzatrice indiana Shantala Shivalingappa, chiude il trittico di ritratti di donne che ha visto protagoniste la danzatrice di flamenco Stéphanie Fuster in Questcequetudeviens? (2008) e la giapponese Kaori Ito in Plexus (2012).
Shantala Shivalingappa (straordinaria danzatrice che ha lavorato, tra gli altri, con Maurice Bejart, Peter Brook, Bartabas e Pina Bausch) costruisce il suo solo sulla figura di Shiva, dio creatore e distruttore, signore dei luoghi della cremazione. Danzando con la sua energia ritmica e vitale su una coltre di cenere, simbolo di morte ma anche di rinascita, Shantala, con un linguaggio carico di echi ancestrali, traccia cerchi, punti, simmetrie, spirali che sembrano rappresentare la struttura stessa del mondo. I movimenti e le geometrie del corpo somigliano ai kolam, disegni di farina di riso che le donne indiane creano di fronte alle case per attirare energie positive e prosperità e che nel corso della giornata svaniscono per essere pazientemente rifatti il mattino dopo.
In aSH (contrazione di “a Shantala” e cenere in inglese) la danza evoca il vuoto, l’invisibile principio di tutto l’universo, in uno spazio che si manifesta come una vibrazione che il percussionista Loic Schild riprende, trasforma e prolunga all’infinito.
- sabato 9 ottobre ore 21.00
- domenica 10 ottobre ore 18.00
Teatro Era, via Indipendenza 1 – Pontedera (PI)
Con il supporto di Fondazione Nuovi Mecenati – Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea
CIE 111 / AURÉLIEN BORY / SHANTALA SHIVALINGAPPA
aSH
«Ho incontrato Shantala Shivalingappa nel 2008 nei corridoi di un teatro di Düsseldorf, con Pina Bausch. Era l’ultimo festival “Drei wochen mit Pina Baush”. Shantala danzava in Nefés di Pina, ma presentava anche un assolo e un duo con Sidi Larbi Cherkaoui. Fu là che Shantala vide il mio Plus ou moins l’infini. Fu un momento di forte convergenza che mi sembra quasi irreale, considerando che riuniva una serie di elementi che sarebbero stati significativi per il mio percorso e per quello di Shantala.
aSH è l’ultima creazione della mia trilogia di ritratti femminili, dopo Questcequetudeviens? con Stéphanie Fuster del 2008 e Plexus del 2012 con Kaori Ito.
In questa trilogia prendo come punto di partenza non tanto lo spazio, che è uno dei temi centrali del mio teatro, ma una donna, una persona che ha una sua storia, un essere vivente che si svela attraverso la danza.
In Shantala Shivalingappa c’è Shiva, dio della danza. Secondo i testi, Shiva ha più di mille nomi. È un dio creatore e distruttore. Signore dei luoghi della cremazione, ricopre il suo corpo di cenere. Shantala Shivalingappa ha costruito la sua danza sulla figura di questo dio, la cui vibrazione ritma il manifestarsi del mondo.
Ho chiesto a Shantala se voleva sperimentare la cenere. La cenere non è solo il residuo solido della combustione perfetta, è un processo. Appartiene a un ciclo di morte e nascita che parte dal vuoto, che in teatro è l’inizio di ogni forma e tende verso una forma effimera, per poi scomparire. La danza Shantala ricorda un kolam, un disegno di farina creato per terra al mattino e poi distrutto dal vento durante il giorno, per essere rifatto il giorno successivo.
Nei gesti mille volte ripetuti del suo Kuchipudi, una geometria è inscritta nel suo corpo. Cerchi, punti, simmetrie, spirali, frattali, la sua danza sembra una rappresentazione della struttura stessa del mondo.
In ‘Shantala Shivalingappa’, la sequenza di sillabe è già di per sé una danza. Per aSH, un titolo composto dalle finali e dalle iniziali del suo nome, vorrei che l’intero spazio fosse ritmo.
Vorrei che lo spazio si manifestasse inizialmente come una vibrazione, che il percussionista Loïc Schild riprende, trasforma e prolunga all’infinito.
La danza di Shantala è fatta del suo percorso tra India ed Europa, tra il Kuchipudi e Pina Bausch, tra Shiva e Dioniso, il dio del teatro che alcuni dicono provenire da uno stesso dio. Shantala non smette mai di andare avanti e indietro tra Madras, dove è nata, e Parigi, dove vive. E la sua danza è come un pendolo perpetuo, come il nostro incontro, a metà tra misticismo indù e fisica quantistica».
Aurélien Bory
con Shantala Shivalingappa
e Loïc Schild (percussioni)
ideazione, scenografia, regia: Aurélien Bory
coreografia: Shantala Shivalingappa
composizione musicale dal vivo: Loïc Schild
drammaturgia: Taïcyr Fadel
disegno luci: Arno Veyrat assistito da Mallory Duhamel
composizione musicale programmata: Joan Cambon
concezione tecnica della scena: Pierre Dequivre, Stéphane Chipeaux-Dardé
costumi: Manuela Agnesini con il prezioso contributo di Nathalie Trouvé
direzione tecnica: Thomas Dupeyron – direzione di palco: Mickael Godbille
responsabile suono: Stéphane Ley – responsabile luci: François Dareys
direzione di produzione: Florence Meurisse – responsabile di produzione: Clément Séguier-Faucher
press: Agence Plan Bey
produzione: Compagnie 111 – Aurélien Bory
coproduzione: ThéâtredelaCité – CDN Toulouse Occitanie, Festival Montpellier Danse 2018, Agora –PNAC Boulazac-Nouvelle-Aquitaine, La Scala – Paris, L’Onde Théâtre Centre d’Art – Vélizy-Villacoublay
Biglietti: intero 15 € / ridotto 13 €
Prevendita su www.ticketone.it o PARC, Piazzale delle Cascine 7 Firenze (mart > dom h 18-20)
Per accedere all’evento è richiesto il GREEN PASS.
INFO: +39 055 2638480 – 055 365707 | www.fabbricaeuropa.net