Non sarà il capolavoro di Verdi, ma la Giovanna D’Arco, pre apertura di stagione 2021/2022 del Teatro dell’Opera di Roma, è tutta la riscoprire: la sala piena di spettatori, nel teatro a capienza piena, premia il nuovo allestimento del Costanzi che punta sull’impeccabile direzione musicale di Daniele Gatti e la grandiosa visione di Davide Livermore, regista che si appresta alla quarta inaugurazione in diretta della Scala.
“Torno dopo molti anni su questo titolo verdiano – racconta Gatti che prosegue il suo impegno verdiano al Costanzi dopo i grandi titoli della trilogia popolare – ha segnato il mio debutto alla direzione di un’opera, nel lontano 1983. Quell’esperienza segnò profondamente il mio cammino come direttore, per questo riproporlo oggi mi emoziona in modo particolare”.
Sul podio dell’Orchestra, Gatti punta sul cromatismo della partitura di Verdi, dal esaltata dai suoni più leggeri ai crescendo, con le tinte che spaziano dal demoniaco alla marcia militare. L’allestimento di Davide Livermore, che cura la regia, le scene, i costumi, le coreografie, è potente e immaginifico e nel totale rispetto della cifra stilistica del regista è estremamente ricco. La scena fissa, una sorta di arena circolare prospiciente la sala, è sempre molto affollata con i protagonisti che restano al centro. Troneggia poi una grande sfera rotante, o un occhio, dove scorrono continuamente i suggestivi video di D-Wok che evocano le vicende della scena e tutto il mondo interiore di Giovanna dilaniato nel suo doppio. Il mondo medievale di Livermore è sempre presente ed elegantemente stilizzato e l’assenza di azione viene colmata dalle coreografie di Livermore interprete dal Corpo di Ballo (angeli e demoni) di Eleonora Abbagnato.
Per Livermore Giovanna è una donna dilaniata da un incessante conflitto interiore, divisa fra l’anima e il corpo, è una donna pura che viene accusata di eresia, è una visionaria e una guerriera con la corazza e tutto l’allestimento si pone proprio all’insegna del doppio. “Io voglio mettermi in difficoltà, in tutte le contraddizioni di quest’opera, con un compendio scenotecnico che racconti la vicenda” spiega il regista e Giovanna è costantemente circondata e ossessionata da schiere visioni angeliche o demoniache, in ali argentate e tulle nero,
Il tema del doppio, nel divino e nel demoniaco (siamo in epoca pre freudiana con Verdi) di Giovanna, santa o strega come alternativamente considerata, si ripropone anche dal doppio di Giovanna, l’angelo che riproduce i suoi gesti.
E se l’impatto visivo è sovraccarico, ma molto prezioso, con i costumi che regalano una sorta di sospensione del tempo, Livermore gestisce un materiale drammaturgico profondamente alterato rispetto alla realtà: il libretto di Temistocle Solera tratto dal dramma di Friedrich Schiller La pulzella d’Orléans (e riduce a tre i personaggi principali) pone al centro della storia la figura di Giovanna ispirata e armata per liberare il suo paese dalla dominazione inglese. Schiller si discosta volutamente dalla verità storica e “regala” a Giovanna una gloriosa morte sul campo di battaglia e non sul rogo, inscena una storia d’amore fra Giovanna e Carlo, re di Francia, attribuisce il ruolo del villain a Giacomo, padre di Giovanna, suo accusatore poi redento. Giovanna D’Arco richiede voci, grandi voci e sia la parte musicale sia il cast sono veramente ottimi a cominciare dalla Giovanna da Nino Machaidze. Tecnica ottima, la Machaidze,è grande protagonista di temperamento che troneggia sulla scena, sempre impeccabile, da fanciulla visionaria a guerriera con la corazza. I tormenti amorosi del re di Francia Carlo VII sono affidati alla voce impeccabile e nobile di Francesco Meli, l’odioso Giacomo, padre di Giovanna e accusatore della pulzella, è affidato alla voce potente di Roberto Frontali, sempre interprete di spessore, l’ottimo Dmitry Beloselskiy è Talbot, il coro è affidato al maestro Roberto Gabbiani.
Dopo il successo di Giovanna D’Arco, prossimo appuntamento con l’apertura di stagione del 20 novembre con la prima assoluta di Julius Caesar di Giorgio Battistelli
Fabiana Raponi