6 | 31 ottobre
VAIRUS La spada di Damocle
prima nazionale
scritto, diretto e interpretato da Renato Sarti
scena e costumi Carlo Sala
video installazioni Fabio Bettonica
assistenti alla regia Chicco Dossi
tecnica Jacopo Gussoni
produzione Teatro della Cooperativa
spettacolo sostenuto nell’ambito di NEXT edizione 2020/2021,
progetto di Regione Lombardia in collaborazione con Fondazione Cariplo
durata 80 minuti
Potrete sconfiggere me, ma se non sono io sarà qualcun altro a fare fuori voi umani: noi virus saremo sempre la vostra spada di Damocle.
Una sfida, VAIRUS – La spada di Damocle, in prima nazionale dal 6 al 31 ottobre, accenderà i riflettori sul palco del Teatro della Cooperativa. Lo spettacolo, firmato da Renato Sarti, nasce con un intento provocatorio, nella speranza che tutti si diano una regolata rispetto alla folle corsa, che porta alla devastazione del pianeta. A dividersi la scena lo stesso autore e il coronavirus, a cui non solo è costretto a dar voce, ma che grottescamente lo incalza riservandogli una pesante strigliata. Al virus, non fosse per il fatto che le luci della ribalta e la popolarità raggiunta abbiano scatenato una forsennata quanto per lui pericolosa corsa al vaccino, poco importa della scia di morte che lascia dietro di sé. Ben lontano da qualsiasi intento moralizzatore, con il suo compiaciuto sbeffeggiare, irride il nostro egocentrismo, o meglio quell’antropocentrismo per cui ci riteniamo i padroni del mondo e, al tempo stesso, esentati dalle conseguenze delle nostre azioni.
Le scenografie e i costumi sono firmati da Carlo Sala e le video installazioni sono affidate a Fabio Bettonica, professionisti di grande esperienza con cui il Direttore del Teatro della Cooperativa collabora da tempo.
Il COVID-19 ha sconvolto le nostre esistenze, eppure questa tremenda pandemia non sembra aver sovvertito il modo in cui l’uomo si rapporta ai propri errori, visti più come qualcosa a cui porre rimedio nell’immediato e meno come un’occasione da cui trarre insegnamento. Ne è una dimostrazione il fatto che al ritirarsi della prima ondata tutto è sembrato tornare allegramente alla normalità. Si è presto sbiadita la memoria di quanto accaduto e con essa anche le criticità che il virus aveva ben messo in evidenza; il desiderio di voltar pagina ci ha spinti a comportarci come se non ci fosse nulla da imparare, quando invece da imparare c’era tutto e da rivedere molte cose, a cominciare dal rapporto con il pianeta che ci ospita. Anche se rappresenta solo lo 0,3% degli esseri viventi, la specie umana in nome dello spreco e del consumismo più sfrenato inquina e devasta la terra al punto da averla ridotta sull’orlo del baratro. È così, infatti, che è avvenuto il salto di specie del virus dall’animale all’uomo: la distruzione degli habitat ci ha fatto entrare in contatto con pipistrelli, zibetti e pangolini e con le malattie di cui sono portatori.
Ne La peste Albert Camus descrive perfettamente lo stupore degli abitanti della città di Orano che si rendono conto del contagio. Ma come si fa a dire, oggi, che la pandemia sia giunta inaspettata? La storia dei secoli è scandita da pestilenze: le recenti epidemie di SARS, di influenza suina e di ebola avrebbero dovuto fungere da potenti campanelli d’allarme e farci correre ai ripari; l’AIDS, addirittura, è una pandemia tutt’ora silenziosamente in corso. E non possiamo dire di non essere stati avvisati: nel 2012 David Quammen, divulgatore scientifico e scrittore statunitense, nel suo Spillover ammoniva che era solo questione di tempo prima che scoppiasse la Next Big One, la prossima grande pandemia. E chi avrebbe dovuto vigilare sulla tutela della salute, anziché provvedere con piani pandemici, personale e spazi adeguati e prevedere strategie di rifornimento di mascherine, camici e strumenti di protezione, ha scelto di attuare politiche volte a depauperare il sistema sanitario pubblico a favore dei profitti privati. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e, salvo qualche eccezione, guarda caso rappresentata da quei Paesi, che hanno avuto a che fare con gravi epidemie nel recente passato, il mondo è in totale affanno.
NOTE DI REGIA
“Vi racconto un fatto: ve lo racconto come se io fossi stato là quando è successo e potete stare sicuri che è un fatto vero, sacrosanto. Come se lo aveste letto sui giornali.” Così Loriano Macchiavelli, drammaturgo e romanziere, scriveva nell’incipit de Le piste dell’attentato. Ed è un attentato al nostro modo di vivere, quando non alla nostra vita, il virus di cui “anche se qualcuno pensa non sia il caso, noi siamo dell’avviso di raccontare e, bella o brutta che sia, lasciare una traccia teatrale”.
Quando ho cominciato la stesura di questo testo sulla pandemia in corso avevo come davanti agli occhi l’immagine di un assedio, un assedio paradossale perché ad opera di un nemico invisibile e insidioso, capace di annidarsi ovunque, di travolgerti all’improvviso, di replicarsi con estrema facilità facendosi beffa del tuo sistema immunitario, della scienza medica e di ogni certezza. Con una naturalezza che ne ha fatto un tutt’uno con il gesto narrativo, l’immagine si è presto tradotta in idea scenica: un agguerrito plotone di piccole sfere luminose che a pioggia piomba sul palco per cogliere di sorpresa l’attore a cui ruba, ancor prima della scena, la voce. In un gioco che rimanda all’inganno ventriloquistico, infatti, il virus parla per mezzo dell’attore che, suo malgrado, si trova costretto nel doppio ruolo di pubblico ministero e avvocato difensore dell’indifendibile genere umano.
Ma alle “piccole pesti” del coronavirus questo tormento sembra non bastare e così rincarano la dose mettendo in moto una macchina teatrale fatta di proiezioni, immagini e luci, grazie alla quale fanno ripercorrere agli spettatori i tribolati mesi in loro compagnia, dai momenti più ridicoli – chi non ricorda l’intervento alla Camera nel quale veniva proposta una vendita all’ingrosso di fantomatici “ciondolini anti Covid”? – a quelli che finiranno sui libri di storia, come la benedizione Urbi et Orbi del Papa di fronte ad una Piazza San Pietro completamente vuota. Ed è solo anche il nostro protagonista umano nel fronteggiare il bombardamento minaccioso del virus, la cui calata dall’alto rimanda all’inquietante immagine della spada di Damocle, che chiude lo spettacolo, come isolati e frastornati siamo noi, che ci troviamo ad annaspare in cerca di un ritorno alla normalità – senza mascherine, senza distanziamento, senza conta dei morti – che ogni giorno ci sembra più lontana.
Quando ho pensato di tradurre sulla scena l’immagine scaturita dalla mia mente ho cercato la collaborazione di professionisti di grande esperienza, con i quali ho avuto la fortuna di lavorare alla realizzazione di altri spettacoli, e così mi sono affidato a Carlo Sala per l’aspetto scenografico e a Fabio Bettonica per le video installazioni.
Renato Sarti
STAGIONE 2021|2022 CONTROVENTI
TEATRO DELLA COOPERATIVA
via privata Hermada 8 – Milano
info e prenotazioni – Tel. 02 6420761 –
info@teatrodellacooperativa.it – www.teatrodellacooperativa.it
BIGLIETTERIA
da martedì a venerdì 15.00 – 19.00
sabato 18.00 – 20.00 (nei giorni di replica)
domenica 15.00 – 16.30 (nei giorni di replica)
Il ritiro dei biglietti potrà essere effettuato fino a 30 minuti prima dell’inizio dello spettacolo
I biglietti sono acquistabili anche online sul circuito Vivaticket
ORARI SPETTACOLI
(salvo diverse indicazioni)
martedì, mercoledì, venerdì e sabato ore 20:00
giovedì ore 19:30
domenica ore 17:00
lunedì riposo
BIGLIETTI
Intero 18€ – riduzioni convenzionati 15€ – under 27 10€ – over 65 9€
giovedì biglietto unico 10€
Diritto di prenotazione 1€ non applicato agli abbonamenti e ai biglietti acquistati online
ALTRE RIDUZIONI
gruppi (10 o più) 12€
Vieni a Teatro/Agis 12€ (martedì-mercoledì-domenica) 15€ (venerdì-sabato)
A Teatro in bicicletta 8€ mostrando in cassa un dispositivo di protezione (caschetto o luce segnaletica led)
scuole di teatro 10€ con tessera della scuola
precari, disoccupati e cassintegrati 9€
disabili 9€ + accompagnatore (se obbligatorio) omaggio
ABITARE e UNIABITA 9€
COME RAGGIUNGERCI
MM3 Maciachini / MM2 Lanza + tram 4 (fermata Niguarda Centro)
MM5 Cà Granda + autobus 42, 52
autobus 42, 51, 52, 83, 166, 172
BikeMi 313 (V.le F. Testi), 315 (Cà Granda), 322 (M5 Cà Granda)