Lo spettacolo al teatro del Grillo di Soverato (Cz) ha fatto il pienone
Sono tante le storie di eccellenze italiane sconosciute o ignorate e se il teatro riesce a riscoprire anche col senno di poi tali personaggi restituendogli la voce che meritano è indubbiamente un fatto importante e sacrosanto. Personaggi visionari che hanno visto prima di altri il futuro e che hanno contribuito a tracciarlo con la loro inventiva e genialità per poi essere completamente dimenticati e cancellati, purtroppo, dalla memoria collettiva. Ed Elio Trenta, pressocché sconosciuto a tutti se non a qualche suo fiero concittadino, è sicuramente uno di quelli. Pertanto meritato è il successo di “E.T. l’incredibile storia di Elio Trenta”, per la regia di Francesco Frangipane, musiche dal vivo del contrabbassista Raffaele Toninelli che si è tenuto nel piccolo gioiello del teatro del Grillo di Soverato di cui è direttore artistico l’instancabile Claudio Rombolà lo scorso fine settimana. Uno spettacolo che ha fatto “scoprire”, o meglio “riscoprire” chi facendo leva sulla propria inventiva, senza per questo essere un ingegnere o un inventore “tout court”, quanto un uomo possa essere in grado di realizzare, pensando e facendo.
Perché quando in tutto il mondo le macchine avevano bisogno del cambio per sviluppare la potenza del motore e nel ciclismo prima di ogni salita era necessario staccare la ruota e capovolgerla per passare da un rapporto più pesante ad uno più leggero, ebbene Trenta sognava un’auto senza leva del cambio per rendere per tutti più semplice e comoda la guida. Divenne il suo chiodo fisso, si scervellò notte e giorno alla ricerca dell’intuizione giusta e finalmente, come diceva il padre per stimolarlo: “Trenta fece… trent’uno!”. Nonostante non fosse un ingegnere ma un caparbio ragazzino che lavorava nell’officina del padre, riuscì a teorizzare quella visionaria invenzione da solo, senza l’appoggio di nessuno.
Ma quando cercò di dar concretezza a quella geniale intuizione proponendo il suo progetto alla Fiat, questa si dichiarò non interessata a un’idea di auto “poco virile”, che usurpava il guidatore del controllo assoluto del mezzo, né tantomeno ritenne necessario investire sullo sviluppo di un progetto che levava potenza al motore. Pochi anni dopo la sua morte però, avvenuta a 21 anni per una tubercolosi, dall’altra parte del mondo, la Oldsmobile della General motors montò su una sua macchina il primo cambio automatico che diventerà poi irrinunciabile su ogni auto americana. E lo è ancora oggi e dopo parecchi decenni, sempre più anche nel resto del mondo e in Europa.
Lo spettacolo teatrale scritto dall’attore Luigi Diberti e dallo sceneggiatore Gianmario Pagano è un’occasione doverosa per conoscere questo sognatore, curioso, intraprendente, intelligente e meraviglioso emblema della genialità italiana.
Il testo lo fa partendo si da elementi storici reali, per poi però concedersi una narrazione che lascia spazio alla fantasia ripercorrendo con magia la genesi di questa idea visionaria e la genialità di questo sconosciuto ragazzino umbro vissuto un secolo fa e morto troppo presto.