Francesco Bonomo
è il protagonista al Teatro Belli – dal 19 al 21 novembre nell’ambito di TRENDnnuove frontiere della scena britannica – di THREE KINGS di Stephen Beresford di cui è anche regista.
È la storia del rapporto tra un Figlio e un Padre latitante.
Si tratta di un monologo che si organizza secondo un registro misurato ed essenziale, cosa assai singolare in questi tempi tanto chiassosi ed aggressivi.
Chi racconta è il figlio, Patrik: a noi si presenta come un uomo ormai logoro, invecchiato anzi tempo e stanco della vita; il solo rapporto che gli resta è con l’alcool.
Capiremo presto che egli altro non è se non il risultato delle vicende che hanno contrassegnato il suo rapporto con il Padre.
Lo incontra per la prima volta quando ha compiuto otto anni e spera che questo sia l’inizio di un nuovo capitolo della propria vita; ma il padre no, non desidera affatto provare a costruire – se non con belle parole- un dialogo con quel figlio abbandonato alla nascita.
Sembra ridere di concetti come affetti ritrovati o responsabilità paterna, tanto è vero che promette a questo bimbetto che vorrà rivederlo solo a patto che Patrik risolva l’enigma di un gioco di prestigio: questa impresa, certo, lo farà diventare in futuro un uomo di successo nei pub e, dunque, in tutto il mondo.
Ma Patrik, manco a dirlo, fallisce l’impresa e il Padre mantiene la promessa e se ne va.
I due si incontreranno solo dopo altri otto anni.
Ma il padre è diventato ancora più inafferrabile, le sue presenze sono sporadiche e le loro occasionali interazioni si fanno persino astiose.
Peggio: Patrik scopre da altri che, ovunque il padre vada, lascia dietro di sé una oscura ombra di vuoto e di miseria.
In punto di morte il vecchio gli dirà: “Non puoi amare ciò che ti delude. Tu puoi?”.
E Patrik a questo punto comprende definitivamente una verità ineludibile: un’assenza può diventare presenza ossessiva e padrona: la latitanza di un affetto può produrre la riproposizione di un medesimo destino.
Patrik trascorrerà la propria vita nell’inedia, senza autentici contatti con il prossimo, in una sorta di sommessa e consapevole alienazione.
Stephen Beresford
È un attore, sceneggiatore e drammaturgo britannico. Ha iniziato a recitare all’età di nove anni in un gruppo teatrale locale. Ha frequentato la Royal Academy of Dramatic Art. Tra le opere teatrali in cui ha recitato vi sono Where There’s Smoke (2000) e That Thing You Drew (2010). In seguito ha acquisito notorietà per aver scritto l’opera teatrale The Last of the Haussmans, prodotta dal Royal National Theatre nel 2012. Nel 2014 ha sceneggiato il suo primo lungometraggio, Pride, che ha vinto la Queer Palm al Festival di Cannes 2014 e gli ha valso il premio BAFTA per il miglior debutto di uno sceneggiatore, regista o produttore britannico. Nel 2014 ha fatto parte della Rainbow List, una lista annuale dei personaggi LGBT britannici più influenti pubblicata dalla rivista The Independent on Sunday, al numero 17.
È un attore, sceneggiatore e drammaturgo britannico. Ha iniziato a recitare all’età di nove anni in un gruppo teatrale locale. Ha frequentato la Royal Academy of Dramatic Art. Tra le opere teatrali in cui ha recitato vi sono Where There’s Smoke (2000) e That Thing You Drew (2010). In seguito ha acquisito notorietà per aver scritto l’opera teatrale The Last of the Haussmans, prodotta dal Royal National Theatre nel 2012. Nel 2014 ha sceneggiato il suo primo lungometraggio, Pride, che ha vinto la Queer Palm al Festival di Cannes 2014 e gli ha valso il premio BAFTA per il miglior debutto di uno sceneggiatore, regista o produttore britannico. Nel 2014 ha fatto parte della Rainbow List, una lista annuale dei personaggi LGBT britannici più influenti pubblicata dalla rivista The Independent on Sunday, al numero 17.