Appuntamento domenicale e pomeridiano (21 novembre ore 17.00) per James Conlon: in programma Dmitrij Šostakovič nell’ottavo quartetto d’archi, atto di accusa ad ogni dittatura. Lo incorniciano due sinfonie di Mozart: la K.338 e la K.551
Slittato a causa della pandemia, finalmente il debutto di James Conlon come direttore onorario dell’ORT adesso può avvenire. Protagonista della sesta produzione del Cartellone 21/22, il maestro statunitense di origini lucane è una stella autentica – già alla guida dalla Filarmonica di Rotterdam, dell’Opéra di Parigi, dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, attualmente della Filarmonica di Los Angeles e della Baltimora Symphony – che però tende a scansare le pose da divo. Anzi, quando sale sul podio evita di puntare i riflettori su di sé: gli interessano piuttosto la coerenza e la rilevanza culturale dei suoi programmi.
Aveva solo 11 anni quando ascoltò La Traviata e da allora, dal Queens, il suo panorama divenne il mondo. “Un quartiere di emigrati e diversità etniche come il Queens – dice Conlon, nipote di immigrati italiani – mi ha aperto la testa e raffinato l’udito”. Fu Maria Callas a scoprire il suo talento durante una masterclass alla Juilliard school: «la Callas mi ascoltò dirigere un passaggio del quarto atto di Bohéme. E mi disse: “Maestro…”. Io rimasi colpito che mi chiamasse così. E aggiunse: “se dirige così, lei è un Maestro perché in quel momento l’orchestra deve cantare tutto l’amore dell’universo”. Ogni volta che dirigo quell’opera penso a lei che cercò di trasmettermi l’immensità dell’amore».
Le sue origini e la sua sensibilità lo hanno condotto a una missione vera e propria, quella di riscoprire gli autori oscurati dalla storia. Ecco perché nella lunga carriera, oltre al consueto repertorio sinfonico e operistico che uno come lui deve avere sotto mano, ha cominciato a riscoprire autori del decadentismo europeo ingiustamente dimenticati (tipo il viennese Alexander Zemlinsky, che fu maestro e cognato di Schönberg), a tirar fuori dall’oblio le composizioni che il Terzo Reich voleva fossero cancellate dalla faccia della terra e quelle di musicisti marginalizzati dalla storia per ragioni razziali, come Joseph Bologne, Chevalier de Saint-Georges, rilevante figura di compositore nero nella Francia del Settecento. Per Conlon questi autori sono un patrimonio da tutelare, per questo ha fondato un sito, dedicato a queste opere, www.orelfoundation.org per un pubblico di appassionati e studiosi.
Nel programma scelto per l’ORT, Conlon si confronta con una delle pagine più drammatiche di Dmitrij Šostakovič, l’ottavo quartetto per archi dedicato, nel 1960, “alle vittime del fascismo e della guerra”, in realtà concepito come occulto atto di accusa verso ogni dittatura, compresa quella comunista che lui stesso pativa. Qui viene presentato nella trascrizione orchestrale, approvata dall’autore, dovuta a Rudolf Barshai. Attorno a quest’opera si dispongono due sinfonie di Mozart a loro modo cruciali nella biografia del musicista austriaco. Una è la K.338, l’ultima prodotta a Salisburgo, nel 1780, prima della traumatica rottura con la corte dell’arcivescovo Colloredo presso cui era impiegato. L’altra è la K.551, la sua ultima sinfonia in assoluto, buttata giù quasi di getto nell’estate 1788: è chiamata “Jupiter”, Giove, per la sua perfezione, la grandiosità, la dottrina compositiva che vi è riversata.
Firenze, Teatro Verdi / domenica 21 novembre 2021 ore 17:00
Orchestra della Toscana – JAMES CONLON direttore
Wolfgang Amadeus Mozart / Sinfonia n.34 K.338
Dmitrij Šostakovič / Sinfonia da camera dal ‘Quartetto n.8 op.110a’ – versione per archi di Rudolf Barshai
Wolfgang Amadeus Mozart / Sinfonia n.41 K.551 ‘Jupiter’
Firenze
Intero € 17,00
Ridotto € 15,00 (+ prevendita) in vendita alla Biglietteria del Teatro Verdi, nei punti vendita del circuito Box Office e online su www.teatroverdifirenze.it –
Info: tel. 055.212320 – teatro@orchestradellatoscana.it
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